venerdì 8 novembre 2024
Alessia Gianoncelli (Impact Europe) racconta le nuove tendenze in corso nella filantropia europea che puntano a migliorare il cambiamento positivo che viene creato in aree sociali e ambientali
Laboratorio per bambini all’interno degli spazi della fondazione Human Safety Net, fondazione creata da Generali

Laboratorio per bambini all’interno degli spazi della fondazione Human Safety Net, fondazione creata da Generali - Generali

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Il percorso verso il raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Onu procede a dir poco a rilento. A poco più dei sei anni dal termine del 2030, l’ultimo rapporto diffuso dall’Onu poche settimane fa ha segnalato che attualmente appena il 17% dei target è stato conseguito, mentre per almeno un terzo si registra una fase di stagnazione o addirittura un peggioramento a livello globale. Ad oggi, c’è un divario finanziario ingente che impedisce la realizzazione di questi obiettivi: 4mila miliardi di dollari annui solo per i Paesi in via di sviluppo (secondo dati Ocse). Anche l’Italia e l’Europa procedono con il freno a mano tirato sulla gran parte degli obiettivi chiave, a partire dalla lotta alle diseguaglianze e dal contrasto alla povertà.

In particolare, Alessia Gianoncelli direttrice della ricerca e dei programmi di Impact Europe, network di cui fanno parte oltre 80 realtà fondazioni d’impresa europee, intervenendo a Bologna si è soffermata sulle principali tendenze in corso a livello comunitario. E quali sono le prospettive e le evoluzioni per la filantropia d’impresa in questa fase segnata da uno scenario globale particolarmente complesso?

Secondo Gianoncelli ci sono soprattutto tre trend in corso su cui si stanno concentrando le fondazioni d’impresa: la misurazione e la gestione dell’impatto delle loro attività; un maggior allineamento strategico con la società madre; un coinvolgimento più attivo e numeroso possibile dei dipendenti del gruppo aziendale nelle iniziative portate avanti dalla fondazione.

Il primo punto è fondamentale. «Le fondazioni devono cercare non solo di misurare l’impatto, ovvero il cambiamento positivo che creano in aree sociali e ambientali, ma devono essere anche in grado di “gestirlo”, ovvero utilizzare i dati e le informazioni raccolte a loro vantaggio. – spiega Gianoncelli - . Sapere dai dati che cosa funziona e che cosa non funziona, avere parametri per migliorare gli interventi e dirottare in modo più efficace le risorse rappresentano informazioni decisive per valutare, rivedere, affinare le proprie attività e strategie al fine di aumentare i risultati positivi e ridurre quelli potenzialmente negativi (impact management)». Da qui, per esempio, potrebbero nascere anche alcuni vantaggi economici: «Se si riesce a dimostrare ai manager dell’azienda madre - numeri alla mano – la bontà del lavoro svolto, aumentano anche le probabilità che si mobilitino risorse addizionali destinate alle attività della fondazione in futuro». Ma non è solo una questione di soldi: «C’è anche un tema di credibilità interna alla corporate – aggiunge la direttrice della ricerca e dei programmi di Impact Europe -. Occorre essere sicuri di testimoniare il valore aggiunto della fondazione per avere più ascolto e peso dentro il gruppo aziendale».


Si sta lavorando soprattutto su alcuni fronti: «Informazioni sui dati anche per aumentare la dote di risorse dalla casa madre, maggior coinvolgimento dei lavoratori nelle attività e allineamento strategico con il gruppo»

Un altro aspetto su cui le fondazioni stanno investendo riguarda proprio la sinergia tra le varie società del gruppo aziendale, ovvero l’allineamento strategico. Impact Europe definisce l’allineamento strategico come un accordo reciproco tra un attore corporate a impatto (ad esempio, fondazione d’impresa o fondo aziendale di investimento a impatto) e la propria casa madre, con l’obiettivo di accelerare l’impatto sociale dello stesso. «Oltre al beneficio economico legato a un possibile aumento delle risorse disponibili per le fondazioni, l’allineamento porta con sé anche altri vantaggi – racconta Gianoncelli -. Può consentire, per esempio, alla fondazione di impresa di “influenzare” le pratiche aziendali generali, supportando la definizione di obiettivi di sostenibilità più ambiziosi. Un maggior coinvolgimento degli stakeholders rende più semplice le attivazioni di partnership strategiche che rafforzano la credibilità verso l’esterno e legittimano l’impegno sociale e ambientale agli occhi dei dipendenti e degli investitori».

A tal proposito l’ultimo dei tre trend principali a cui stanno lavorando le fondazioni d’impresa europea riguarda proprio la partecipazione attiva alle attività dei dipendenti dell’azienda. «Nel tentativo di massimizzare il loro impatto sociale e ambientale, gli attori corporate a impatto (ad esempio, fondazioni d’impresa e fondi aziendali di investimento a impatto) esplorano sempre più la possibilità di fornire ulteriore supporto finanziario e non finanziario alle organizzazioni che sostengono attraverso programmi di coinvolgimento dei dipendenti aziendali», segnala l’esperta.

Le tendenze e le prospettive del settore a livello europeo verranno discusse anche a fine mese, alla Impact Week di Bilbao (27-29 novembre). «Sarà un’occasione importante per incontrare idee all’avanguardia, scoprire nuovi trend e interagire con i gli attori principali della finanza a impatto europea per massimizzare il cambiamento positivo per le persone e il pianeta». Tra gli argomenti di discussione anche l’eventualità di sviluppare «sistemi di “monetizzazione” dell’impatto, dove si confronteranno esperti favorevoli a parlare la stessa lingua degli operatori finanziari tradizionali e chi invece non è d’accordo e propone di puntare su linguaggi e strumenti diversi».


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