martedì 5 luglio 2011
Nel 2010 il numero dei decessi è sceso per la prima volta sotto la soglia dei mille, registrando un calo del 6,9% rispetto ai 1.053 del 2009 e toccando un nuovo minimo storico dal dopoguerra.
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Ancora in calo gli incidenti sul lavoro. Nel 2010, il numero dei decessi è sceso per la prima volta sotto la soglia dei mille: sono stati 980, registrando un calo del 6,9% rispetto ai 1.053 del 2009 e toccando un nuovo minimo storico dal dopoguerra (riferimento per le statistiche). In diminuzione anche gli infortuni nel complesso: lo scorso anno sono stati 775 mila (775.374 per la precisione) in calo dell'1,9% rispetto ai 790.112 del 2009. I dati sono contenuti nel rapporto annuale dell'Inail, presentato alla Camera.  È un fatto di «straordinaria rilevanza», commenta il presidente dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, Marco Fabio Sartori, che nella relazione evidenzia come «solo dieci anni fa gli infortuni erano oltre un milione (1.030.000) e ben 1.452 i casi mortali». Insieme al calo degli incidenti, Sartori rileva la nascita del Polo della salute e della sicurezza. «Due fatti di straordinaria rilevanza hanno caratterizzato, nel 2010, l'attività dell'Inail - spiega -. Per la prima volta dal dopoguerra la soglia dei morti sul lavoro è scesa sotto i mille casi/anno e, dopo il calo record di infortuni del 2009, in parte dovuto agli effetti della difficile congiuntura economica, il 2010 ha registrato un'ulteriore contrazione di 15mila denunce (per un totale di 775mila complessive) a conferma del miglioramento ormai strutturale dell'andamento infortunistico in Italia. Solo dieci anni fa gli infortuni erano oltre un milione (1.030.000) e ben 1.452 i casi mortali!». L'altro, prosegue Sartori, è «l'approvazione della legge 30 luglio 2010, n.122, con la conseguente incorporazione dell'Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) e dell'Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo), ha finalmente permesso la nascita del Polo della salute e della sicurezza e il concreto sviluppo di quel piano industriale, da noi fortemente voluto e condiviso con governo e Parlamento, il cui obiettivo finale è la realizzazione effettiva della tutela integrata e globale del lavoratore». Oggi, aggiunge, «siamo nel pieno di un percorso, ambizioso e complesso».BILANCIO 2010, AVANZO ECONOMICO SCENDE A 1,334 MLDL'Inail ha chiuso il 2010 con un avanzo economico pari a quasi 1.334 milioni, in riduzione di circa 709 milioni rispetto al risultato registrato nel 2009, "essenzialmente a causa delle minori entrate contributive". Il bilancio è contenuto nel rapporto annuale dell'Istituto. Oltre 3,3 milioni le aziende iscritte: +0,63% rispetto al 2009. Gli apporti delle nuove attività derivanti dall'integrazione con ex Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo) ed ex Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro), con cui è nato il 'Polo della salute e della sicurezza', "hanno consentito - rileva l'Inail - di mantenere un risultato complessivamente positivo e comunque in linea con il trend degli ultimi anni". Il bilancio 2010 dell'Inail presenta un avanzo di cassa di 17.514 milioni di euro; in miglioramento di circa 1.219 milioni rispetto all'esercizio precedente (16.295 milioni di euro). Il disavanzo patrimoniale complessivo 2009 di 456 milioni di euro, invece, si attesta a fine 2010 su un avanzo patrimoniale di 992 milioni, che concretizza un'inversione di tendenza permettendo di registrare un risultato positivo. L'avanzo di amministrazione, pari ad oltre 25.205 milioni di euro, risulta migliore di quello del 2009 (23.925 milioni).SARTORI, 2010 RECORD PER MALATTIE PROFESSIONALILe malattie professionali "sono protagoniste, anche nel 2010, di un nuovo record: +22%, pari a 42.347 denunce, 7.500 circa in più rispetto al 2009 e oltre 15 mila in più rispetto al 2006, +58%". Lo sottolinea il presidente dell'Inail, Marco Fabio Sartori, nel rapporto annuale dell'Istituto. "La crescita del fenomeno, eccezionale nell'ultimo biennio, si motiva principalmente con l'emersione delle cosiddette malattie 'perdute' - spiega Sartori - incentivata dalle numerose iniziative avviate dall'Inail con il contributo delle Parti sociali e dei medici di famiglia. Una particolare evidenza va assegnata alle malattie muscolo-scheletriche da sovraccarico bio-meccanico, da tempo le più denunciate a livello europeo e divenute negli ultimi anni, anche in Italia, prima causa di malattia professionale con il record di denunce (circa il 60% del totale nel 2010)". L'Italia "non è la 'maglia nera' degli infortuni sul lavoro e i numeri lo dimostrano": lo afferma il presidente dell'Inail, Marco Fabio Sartori, nella relazione annuale dell'Istituto, evidenziando il calo degli incidenti e dei casi mortali anche nel 2010. "La diminuzione degli infortuni è ormai un fatto strutturale. Per conseguire risultati ancora più soddisfacenti è indispensabile puntare sulla diffusione capillare e mirata delle azioni di prevenzione: dieci anni di progressi non bastano; è urgente un ulteriore salto di qualità!". Sartori porta il confronto con l'Unione europea. "Utilizzando come termine di paragone i tassi standardizzati Eurostat aggiornati al 2007 (ultimo anno disponibile), il nostro Paese registra un indice infortunistico pari a 2.674 infortuni per 100.000 occupati, di gran lunga più favorevole rispetto a quello medio riscontrato nelle due aree Ue (3.279 per l'area Euro e 2.859 per l'Ue 15). Nonostante una forte incidenza manifatturiera, l'Italia si colloca in posizione migliore rispetto ai maggiori Paesi del vecchio continente come Spagna (4.691), Francia (3.975) e Germania (3.125). Per quanto riguarda gli infortuni mortali, nel periodo 2006-2007 si è registrata, per l'intera Ue, una diminuzione dei tassi d'incidenza da 2,4 a 2,1 decessi per 100.000 occupati (valore provvisorio poiché alcuni Paesi non hanno comunicato i dati riguardanti l'anno 2007) e anche l'indice dell'Italia ha registrato un calo, passando da 2,9 a 2,5 decessi per 100.000 occupati. Già per il 2008, tuttavia - conclude - è previsto un ulteriore miglioramento dell'indice italiano che dovrebbe approssimarsi a quello medio europeo".INFORTUNI E MORTI IN CALO SOLO PER UOMINI, NO PER DONNEInfortuni e casi mortali sul lavoro in calo nel 2010, ma esclusivamente per gli uomini: per le donne, infatti, i casi sono in aumento. E' quanto emerge dal bilancio 2010 dell'Inail. In particolare, lo scorso anno si è registrata una diminuzione, per gli uomini, degli infortuni nel complesso pari al 2,9% (da oltre 545 mila a 529 mila) rispetto al 2009 e dell'8,2% per i casi mortali (da 981 a 901). In leggera crescita invece gli infortuni per le donne: un migliaio in più quelli in complesso (+0,4% rispetto al 2009, da 244 mila a 245 mila) e 7 vittime lavoratrici in più (da 72 a 79), con un incremento percentuale, sempre sul 2009, del 9,7%; metà dei decessi femminili è avvenuto in itinere. Va comunque tenuto conto - sottolinea il rapporto - che le donne rappresentano circa il 40% degli occupati, che la quota di infortuni femminili rispetto al totale è del 32% e dell'8% per i casi mortali: "si deduce che il lavoro femminile è sicuramente meno rischioso".PEGGIO PER STRANIERIA fronte della sostanziale stabilità del numero di lavoratori stranieri assicurati all'Inail, il 2010 é stato un anno peggiore del precedente (dai 119.240 infortuni del 2009 ai 120.135 del 2010, +0,8%). All'incremento ha contribuito in maniera significativa la componente femminile (+6,8% gli incidenti contro il -1,2% dei maschi), circostanza - viene evidenziato - legata alla progressiva e continua crescita numerica di colf e badanti straniere (soprattutto dell'Est europeo) che lavorano nel nostro Paese. Migliore la situazione per i casi mortali, che nel complesso tra gli stranieri continuano a diminuire (dai 144 del 2009 ai 138 del 2010, -4,2%). Ma ancora con una differenza di genere, che pure va rapportata ai numeri in assoluto: -9,7% i decessi tra gli uomini (da 134 a 121), +70% (da 10 a 17) per le donne.MENO INCIDENTI SU STRADA-LAVOROGli infortuni 'in itinere' (verificatisi al di fuori del luogo di lavoro, nel percorso casa-lavoro-casa e causati principalmente, ma non esclusivamente, dalla circolazione stradale) hanno conosciuto, nel 2010, la riduzione maggiore (-4,7%). Contenuta invece (-1,5%) la riduzione degli infortuni 'in occasione di lavoro' (avvenuti all'interno del luogo di lavoro, nell'esercizio effettivo dell'attività) che rappresentano circa il 90% del complesso delle denunce. Da segnalare la crescita (+5,3%) degli infortuni occorsi ai lavoratori per i quali la strada rappresenta l'ambiente di lavoro ordinario (autotrasportatori, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale, ecc.): i casi sono passati dai 50.969 del 2009 ai 53.679 del 2010, il valore più alto dal 2005, primo anno di rilevazione strutturale e completa del dato.AGRICOLTURA E INDUSTRIA MEGLIO CHE ALTRI SETTORIL'analisi settoriale sugli infortuni mostra che è l'Agricoltura a conseguire il risultato migliore (-4,8%), seguita dall'Industria (-4,7%) e dai Servizi, in controtendenza, con un lieve aumento (pari allo 0,4%).
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