Giochi fatti per l’Ilva. Ieri Arcelor Mittal ha annunciato che la trattativa per l’acquisizione da parte di Am Invest Co si è conclusa regolarmente. Inizia quindi una nuova era per la storica acciaieria. ArcelorMittal, la più grande azienda siderurgica e mineraria del mondo presente in 60 Paesi, è il principale partner di Am Investco con una partecipazione del 94,4% nel consorzio, con Banca Intesa Sanpaolo che detiene il 5,6%. A seguito della chiusura della transazione, ArcelorMittal ha assunto il pieno controllo direzionale di Ilva, che formerà un nuovo polo industriale all’interno di ArcelorMittal Europe-Flat Products, e sarà conosciuta come ArcelorMittal Italia.
Il colosso nato nel 2006 dalla fusione tra la francese Arcelor e l’indiana Mittal steel company si è aggiudicato la società italiana con un’offerta di acquisto di 1,8 miliardi e 2,4 miliardi di investimenti (circa 2,1 miliardi al netto del contributo di 300 milione del gruppo Riva) su un periodo di sette anni, di cui 1,3 miliardi per il piano industriale e 1,1 di investimenti ambientali. Il passaggio di consegne è stato rimandato di sei mesi per volere del governo giallo-verde che ha preteso la verifica del bando sostenendo la sua illegittimità. Ma alla fine l’acquisizione è andata in porto.
«La chiusura dell’acquisizione di Ilva è un importante passo strategico per l’azienda. Ilva è una società di qualità che offre un valore unico e un’opportunità di espandere e rafforzare la nostra presenza in Europa. Sono fiducioso che riusciremo a risanare l’azienda dal punto di vista finanziario, operativo e ambientale», ha commentato Lakshmi Mittal, presidente e ceo di ArcelorMittal. «Siamo entusiasti del potenziale di Ilva e del suo business; è complementare con la nostra attività di prodotti esistenti in Europa, fornisce una scala significativa ed è strategicamente ben posizionato. Combinando questo con la nostra esperienza nel settore siderurgico, la tecnologia e gli ingenti impegni di investimento che abbiamo realizzato, saremo in grado di trasformare positivamente le prestazioni di Ilva» ha aggiunto Aditya Mittal, presidente e cfo Group e ceo di ArcelorMittal Europe. «La pietra angolare dei nostri impegni di investimento è un programma di investimento ambientale di 1,15 miliardi di euro – ha concluso–. Il lavoro è già iniziato e, nel tempo, sono fiducioso che riusciremo a realizzare la nostra visione di trasformare Ilva in uno dei produttori di acciaio leader e responsabili in Europa».
Da ieri sono scattate anche le 10.700 assunzioni di ArcelorMittal Italia con la formula del distacco da Ilva in amministrazione straordinaria. La maggioranza delle assunzioni è a Taranto: 8200 persone.
Immediate le critiche da parte dei sindacati che contestano la scelta delle persone da mettere in cassaintegrazione straordinaria. Nelle scorse ore, infatti, sono giunte a oltre 2586 lavoratori lettere per l’avvio della cgis. «Parte malissimo il primo giorno della gestione targata ArcelorMittal nello stabilimento dell’Ilva diTaranto. Registriamo infatti gravissime violazioni dell’importante accordo sottoscritto il 6 settembre scorso nei confronti dei lavoratori». Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella ha accusato ArcelorMittal di aver preso la «grave la decisione di collocare in cigs i lavoratori delle manutenzioni. «Impugneremo la selezione dove sono più evidenti l’illegittimità e la discriminazione, ma innanzitutto dobbiamo reagire con la lotta e l’autorganizzazione. Non dobbiamo permettere che ci mandino facilmente a casa» ha sottolineato lo Slai Cobas. Sulle proteste sorte sui criteri di selezione del personale l’azienda vedrà il 5 novembre i sindacati a Taranto mentre il Mise ha convocato un vertice per l’8 novembre.
Intanto il gruppo dei "Genitori tarantini" e l’associazione "LiberiAmo Taranto" hanno inviato una lettera al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e all’assessore comunale all’Ambiente, Francesca Viggiano, chiedendo un incontro urgente in merito alla petizione "Chiudiamola qua", sottoscritta da oltre quattromila cittadini sulla questione dell’emergenza ambientale e sanitaria a Taranto che viene attribuita alle emissioni dell’Ilva.