La televisione panaraba più famosa, al-Jazeera, taglia 500 posti di lavoro nel mondo e chiude, dal 30 aprile, il suo canale negli Stati Uniti, a meno di tre anni dal suo lancio. Lo ha annunciato la stessa emittente all-news del Qatar domenica, mentre della fine del suo servizio negli States era stata data notizia a gennaio. Nella nota diffusa si legge che i tagli rappresentano «un’ottimizzazione della forza lavoro » legata a un continuo evolversi del panorama dei media. La maggior parte dei 500 posti tagliati, su un totale di 4.500, interesserà il personale nella sede principale, a Doha, dove lavorano tecnici e giornalisti stranieri da tutto il mondo. Ma il ridimensionamento di al-Jazeera non è riconducibile soltanto al periodo di crisi del mondo dell’informazione. La situazione economica dell’emirato, che finanzia la tv panaraba (la prima tranche fu nel 1996 con 150 milioni di dollari), sta cambiando: la ricchezza portata dall’oro nero e da quello blu (petrolio e gas) comincia a mostrare i suoi limiti, tanto che lo scorso settembre ha fatto impressione la notizia che il Fondo sovrano del Qatar avesse perso 12 miliardi di dollari in una sola settimana. A questo bisogna aggiungere i costi per gli impianti sportivi e le infrastrutture per i Mondiali di calcio del 2022 e l’impegno militare in Yemen, sotto la coalizione a guida saudita, contro i ribelli sciiti Houthi. Milioni di dollari sono andati persi anche nell’avventura americana. Lanciata nell’agosto 2013, al-Jazeera America è arrivata dopo che il network aveva acquistato, a gennaio di quell’anno, Current Tv, il canale di Al Gore, ex vicepresidente USA e premio Nobel per la Pace nel 2007. La cifra dell’accordo si sarebbe aggirata attorno al mezzo miliardo di dollari. Grandissimi investimenti per pochissimo pubblico. La prima settimana, scriveva la concorrente Al Arabiya, i telespettatori erano stati soltanto 27.000. E già nell’aprile 2014, meno di un anno dopo, erano arrivati numerosi licenziamenti. Ora la chiusura, il 30 aprile. Il cambiamento del mondo dell’informazione a cui si riferisce l’azienda nella sua nota è in parte vero, se si considera che nel 2001 Al Qaeda affidava ad al-Jazeera i video messaggi di Ossama Benladen per far conoscere al mondo la sua rete terroristica. Ora non serve più: il cosiddetto Stato islamico utilizza Internet e i suoi social network per diffondere il suo messaggio di odio e morte. E la tv passa in secondo piano.
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