Unicredit presenta il piano industriale al 2019 e svela che l’aumento di capitale, da lanciare entro i primi tre mesi del prossimo anno, ammonterà a 13 miliardi di euro. Si tratta della più corposa operazione di questo tipo mai provata da una banca italiana. E la somma indicata - a cui va aggiunto il tesoretto di circa 7 miliardi per le cessioni recenti di Pioneer, di Pekao e di una parte di Fineco
- rispecchia le previsioni della vigilia, che ipotizzavano una ricapitalizzazione a doppia cifra. Al Capital market day di Londra, l’amministratore delegato del gruppo di Piazza Gae Aulenti, Jean Pierre Mustier, parla di un piano “credibile, raggiungibile, pragmatico”.
Limitandosi però alle ricadute occupazionali, andrebbe definito un programma “lacrime e sangue”. I tagli del personale dal 2015 al 2019 - compresi i 6.500 esuberi contenuti nel piano precedente - saliranno a 14mila unità. Per l’Italia, alle 5.700 uscite già previste, se ne aggiungeranno altre 3.900, per un totale di 9.600. “Nel 75 per cento dei casi si tratta di operazioni già concordate con i sindacati”, spiegano da Unicredit. Riduzione drastica pure delle filiali nel Belpaese: da 3.283 agenzie nel giro di tre anni si passerà a 2.400, ovvero 883 sportelli in meno. A fronte di questi sacrifici, anche l’Ad decide di rinunciare a una parte della retribuzione. Mustier comunica che si ridurrà lo stipendio del 40% a 1,2 milioni di euro, non percepirà bonus annuali per il 2016 e per tutta la durata del piano, rinunciando anche a eventuali buonuscite in caso di addio. Infine, a testimonianza di quanto crede nel progetto, il manager investirà 2 milioni di euro in azioni Unicredit.
Tornando all’aumento da 13 miliardi, invece, l’operazione è stata deliberata dal Consiglio di amministrazione di Unicredit e il 12 gennaio sarà sottoposta all'approvazione dell'assemblea. La ricapitalizzazione sarà interamente garantita da un consorzio di “primarie banche internazionali”. Mustier spiega - prima nella conferenza con i giornalisti e successivamente agli analisti – che dietro a questa strategia ci sono la volontà e la determinazione nel voler porre rimedio ai passi falsi compiuti negli anni scorsi: “Stiamo attuando misure decise per gestire i problemi, ereditati dal passato, come quelli relativi ai crediti deteriorati lordi”.
A proposito del nodo sofferenze, infatti, Unicredit annuncia di aver siglato due accordi - uno con Fortress e l’altro con Pimco - per trasferire crediti non performanti per 17,7 miliardi “in una nuova e indipendente entità” in cui la banca “avrà una quota di minoranza”. Il percorso, in generale, è stato impostato in modo tale da non subire condizionamenti a seconda degli eventi esterni. Su Mps, ad esempio, il manager francese è convinto che la situazione si risolverà “entro l’anno”. Ma a prescindere da ciò che accadrà a Montepaschi, “quel dossier non avrà impatti sul nostro aumento di capitale”.