martedì 29 settembre 2015
Dubbi e paura nelle filiali italiane. Sarebbero già il 10% i contratti disdetti. Lo scandalo si allarga: anche 3,4 milioni di Audi e Skoda
Domande & risposte
Volkswagen come Lehman: le lezioni del dieselgate Massimo Calvi
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Imbarazzo, rabbia, forte preoccupazione. La cosa peggiore è non sapere cosa dire. E soprattutto cosa spiegare ai clienti, indicando quello che potrebbe accadere adesso. A loro, ma anche a se stessi. Sono giorni difficili per i 900 dipendenti della sede di Verona di Volkswagen Italia e per quelli dell’indotto che comprende 2.000 business partner e coinvolge oltre 12mila addetti. Ma soprattutto per chi lavora nelle 120 concessionarie italiane del marchio, terrorizzati dalle possibili conseguenze del “dieselgate”. Lo scandalo emissioni ha già fatto dare i numeri a molti (in tutti i sensi), a partire da chi ha avvalorato l’ipotesi che siano addirittura 1 milione le vetture interessate in Italia, cifra inverosimile considerando gli 11 milioni totali nel mondo. Ora c’è un balletto delle cifre anche sulle auto diesel Euro 5 ancora da immatricolare delle quali Volkswagen Italia ha congelato la vendita, che non possono evidentemente essere 40mila, ma probabilmente circa solo 3.000. Così, un giro nelle concessionarie marchiate VW in questi giorni (ma anche nelle controllate Audi, Skoda e Seat) si trasforma in una specie di pellegrinaggio nel deserto: di nuovi acquirenti, ovviamente, nemmeno a parlarne. L’incertezza e il calo di credibilità sta allontanando anche quelli potenziali, mentre anche se non c’è un dato ufficiale, più di un venditore assicura che nell’ultima settimana sono circa il 10 per cento i contratti disdetti da persone che già avevano avviato un preliminare di acquisto. In realtà le vetture immatricolate in Europa dopo l’1 settembre 2015 rientrano nella normativa Euro 6, con requisiti diversi e più severi in tema di emissioni (e nuovi sistemi per limitar-li), quindi nulla avrebbero a che fare con i diesel sotto inchiesta, ma grazie ad una proroga che l’Unione Europea concede sempre quando si cambia la categoria di omologazione, la rete può continuare a vendere modelli Euro 5 addirittura fino all’agosto del prossimo anno. In più tra i venditori del marchio serpeggia un’inquietudine totale: «Dalla Germania ci hanno assicurato solo sul fatto che le vetture Euro 6 non sono sotto inchiesta, ma come facciamo a fidarci di chi ha già barato una volta e in maniera tanto clamorosa?», dice con rabbia il titolare di una concessionaria di Roma che chiede l’anonimato «perché non siamo autorizzati a rilasciare dichiarazioni». Uno dei pochi che però accetta di parlare al contrario della maggioranza, tutti dichiaratamente «in riunione » o «fuori ufficio». E chiaramente restii a commentare la situazione. La preoccupazione maggiore al momento, al di là delle vetture nuove che in questi giorni nessuno riesce a vendere, viene dalla probabile campagna di “richiamo” delle vetture non regolari che la Casa madre dovrebbe organizzare il prima possibile. Verosimilmente a tutti i possessori delle auto nel mirino dell’inchiesta verrà inviata nelle prossime settimane una lettera con l’invito a recarsi in un’officina autorizzata per l’adeguamento (gratuito) della centralina irregolare. Il problema vero è che nemmeno la stessa Volkswagen ha ancora dato riferimenti precisi: così i concessionari non hanno elementi per sapere su quali telai è montata il famigerato software in grado di “truccare” i risultati dei test sulle emissioni. E non hanno di conseguenza risposte da dare ai proprietari dei modelli incriminati che si affacciano preoccupati chiedendo cosa ne sarà delle loro auto. Così, in attesa di comunicazioni che da Wolfsburg non arrivano e che dunque Volkswagen Italia non può diffondere, si alimentano voci incontrollate. La più clamorosa è quella di un venditore del Nord Italia che confida un’anomalia davvero spiazzante, secondo la quale il mandato di concessionaria che li lega al marchio tedesco imporrebbe per contratto la responsabilità del concessionario sui vizi costruttivi della vettura, senza possibilità di rivalsa sulla Casa madre: «Un contratto capestro – spiega – che dobbiamo accettare per entrare nella loro galassia e che ora ci terrorizza viste le azioni giudiziarie che questa vicenda comporterà». Al quartier generale del Gruppo a Verona, vittima come i concessionari di quanto sta accadendo, per il momento nessuno è autorizzato a parlare, e dunque nemmeno a commentare quest’ultima accusa. In realtà rivolta al “sistema Volkswagen”, marchio che gli stessi suoi venditori ora definiscono guidato da personaggi «colpiti da delirio di onnipotenza » in questi anni grazie ai successi di vendita in tutto il mondo. Al punto da arrivare ad architettare «una truffa talmente colossale che si poteva immaginare solo credendo di essere intoccabili». 
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