sabato 4 giugno 2011
Sì al piano da 6,4 miliardi di Atene. Da Fmi, Bce e Ue il via libera alla prossima tranche, attesa per luglio.
- Atene fa il pieno di ossigeno di Giorgio Ferrari
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A un soffio dal baratro la Grecia e i suoi creditori internazionali alla fine sono riusciti a trovare un accordo in extremis, che apre la strada sia al versamento della tranche da 12 miliardi di euro a inizio luglio, sia a nuovi aiuti straordinari ad Atene. La svolta è venuta ieri, un venerdì cruciale che ha visto contemporaneamente la conclusione della missione d’ispezione della trojka Ue-Bce-Fmi ad Atene, e l’incontro a Lussemburgo tra il premier greco Giorgos Papandreou e il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker.A incidere positivamente sono stati senza dubbio i nuovi impegni assunti dal governo greco per un totale di 6,4 miliardi di euro entro fine anno, con ingenti privatizzazioni. E ha inciso anche la decisione del governo greco – in risposta alle pressione di molti stati creditori del nord Europa – di creare un’agenzia indipendente per le privatizzazioni. «Gli ultimi impegni delle autorità greche – ha infatti commentato il commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn – sono essenziali per ripristinare la sostenibilità di bilancio e le condizioni per una crescita sostenibile». Per Rehn quelle del governo greco sono state «decisioni cruciali in un momento critico per salvaguardare la stabilità finanziaria e la ripresa economica in Europa.«Complessivamente – si legge nel comunicato diramato ieri dalla trojka – sono stati raggiunti significativi progressi, in particolare sul fronte del consolidamento del bilancio. Tuttavia è necessario un rinvigorimento delle riforme fiscali e strutturali per ridurre ulteriormente il deficit e raggiungere la massa critica di riforme necessarie per migliorare il clima delle imprese e spianare la strada a una ripresa economica sostenibile». Nel comunicato si leggono le misure già avviate da Papandreou, come «il ridimensionamento dell’impiego pubblico, la ristrutturazione degli enti pubblici», nonché «la riduzione delle esenzioni fiscali, l’incremento della tassazione sulle proprietà, e l’intensificazione degli sforzi per lottare l’evasione fiscale». Sul fronte delle privatizzazioni, il governo «creerà un’agenzia gestita in modo professionale e indipendente», mentre è già stata «stilata una lista dei beni destinata alla privatizzazione, con l’obiettivo di ricavare 50 miliardi di euro entro la fine del 2015». Detto questo – è la frase che ha fatto tirare un sospiro di sollievo ai mercati, mentre l’euro chiudeva in forte rialzo a 1,4572 dollari – «la prossima tranche sarà disponibile, con grande probabilità, a inizio luglio». Atene è stata salvata dal default. Secondo la stampa greca nelle casse dello Stato c’erano risorse al massimo fino al 18 luglio. Sempre più probabile a questo punto l’ipotesi di nuovi aiuti. «Mi attendo – ha affermato ieri Juncker – che l’Eurogruppo (in programma il 20 giugno, n.d.r.) concorderà fondi aggiuntivi da fornire alla Grecia sotto stretta condizionalità». Tra queste, significativa novità, figura «l’inclusione del settore privato su base volontaria». Era proprio quest’ultima una delle condizioni su cui ha più insistito la Germania, il coinvolgimento dei privati agli sforzi di salvataggio della Grecia.Nessuna indicazione, per ora, sull’entità della cifra aggiuntiva. Le cifre circolate finora parlavano di 60-65 miliardi, ieri il quotidiano di Atene Kathimerini, solitamente bene informato, riferiva di un’ipotesi di 85 miliardi di euro di qui al 2014. Un fondo però alimentato solo in misura pari a 30-40 miliardi da Ue e Fmi, il resto con i ricavi delle privatizzazioni e con la proroga delle scadenza dei bond greci, con uno swap di quelli attuali con altri a 10-15 anni. Sullo sfondo resta però l’incognita della politica interna greca: i sindacati sono sul piede di guerra, l’opposizione di centro-destra non appoggia le misure di Papandreou, il cui Pasok è diviso al suo interno. Una scommessa che il premier dovrà vincere.
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