L'italia è contro i giovani. Anzi, non è un Paese per giovani. È con questa accusa all'immobilismo dell'agire civile e politico che il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, debutta a S.Margherita Ligure. "L'obiettivo è diventarlo", dice. Ed il primo passo da fare, per i giovaniimprenditori, "è sintonizzare la nazione sulle frequenze di una generazione nata dopo la caduta del muro di Berlino, cresciuta a pane ed internet, ha esperienze di studio all'estero, va a Londra con 20 euro. Nel Regno Unito il primo Ministro ha 44 anni ed il Cancelliere dello Scacchiere 40", dice ancora Morelli ribaltando il luogo comune per cui: "invecchiare non è un merito, la giovinezza è un valore".Un valore che Morelli ritrova nella capacità dei giovani "di delineare politiche di lungo respiro". D'altra parte, dice, "nulla fa più male che sprecare una generazione". E invece, prosegue, si stanno "sacrificando sull'altare dei diritti acquisiti, i diritti delle nuove generazioni: un lavoro meglio remunerato, un'istruzione al passo con i tempi, una prospettiva di crescita personale e professionale". E ancora, aggiunge guardando ad un mercato del lavoro chiuso e precario: "stiamo difendendo disparità di trattamento, non giustificabili né sul piano etico, nè su quello dell'efficienza e della competitività, dimenticando gli equilibri tra le generazioni e lo scambio, consapevole, dall'una all'altra".E alla politica, e a chi risponde con il leit motiv della mancanza di risorse da impegnare a favore di politiche diverse, i giovani imprenditori replicano: "le risorse sono scarse è vero, ma questo è anche il prezzo di miopi decisioni passate: dalla vergogna delle baby pensioni alla burocrazia inefficiente, dagli sprechi all'assenza di una seria politica energetica". La scelta di reperire risorse, dunque, per Morelli, "è una scelta politica decidere su cosa puntare e su cosa investire". Perché, prosegue, "dobbiamo definire le priorità del Paese". E quelle dei giovani imprenditori suona così: "giù le mani dal futuro dei giovani". È infatti un sistema, "moralmente iniquo ed inefficiente quello che ipoteca il domani e abbandona i giovani", conclude.