lunedì 23 luglio 2018
Mike Manley deve correre. Il nuovo amministratore delegato è chiuso negli uffici del Lingotto con tutta la prima linea dei manager, insieme al presidente John Elkann, per gestire la transizione
I titoli sbandano in Borsa. Altavilla lascia
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Mike Manley deve correre. Il nuovo amministratore delegato di Fca è chiuso negli uffici del Lingotto con tutta la prima linea dei manager, insieme al presidente John Elkann, per gestire la delicata fase della successione. Sergio Marchionne per gli investitori «era» Fca. Soprattutto «era» la Ferrari. Il drammatico addio alla guida del Gruppo – l’ex numero uno è ricoverato in terapia intensiva in condizioni irreversibili all’ospedale universitario di Zurigo – non poteva che provocare uno sbandamento dei titoli in Borsa. Tutti quelli della cosiddetta «galassia Agnelli», che ha virtualmente bruciato sui listini, tra Piazza Affari e New York, 2,3 miliardi di euro: Fca ha chiuso in calo a Milano dell’1,5%, Cnh -1,7%, Exor -3,25% e Ferrari, maglia nera del listino, -4,88%. Andamento analogo per le azioni trattate anche Oltreoceano. La capitalizzazione combinata venerdì scorso sfiorava i 74,4 miliardi, mentre ieri, in chiusura, è scesa poco sopra i 72.

Le improvvise dimissioni di Alfredo Altavilla, responsabile dell’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) non hanno certo contribuito a rassicurare i mercati sulla continuità. Dimissioni accolte con disappunto a Torino, considerata la carriera fatta dal braccio destro di Marchionne, il quale, tuttavia, privo di esperienze apicali negli States, non era mai davvero entrato nella lista ristretta dei possibili successori interni, qualora il cambio di guardia ai vertici fosse avvenuto naturalmente l’anno prossimo. Le perplessità degli analisti riguardano l’effettiva possibilità per Fca di raggiungere una grande alleanza che permetta gli ingenti investimenti richiesti dallo sviluppo dell’auto elettrica. Ma Manley dovrà affrontare anche l’ostacolo imprevisto – fino a pochi mesi fa – dei dazi americani, destinati a mutare radicalmente lo scenario commerciale. Gli analisti di Mediobanca Securities pongono l’accento sulla mancata, possibile fusione: «Dopo l’annunciato spin off di Magneti Marelli – spiegano – pensiamo che il mercato si aspettasse di essere stupito ancora una volta da Marchionne con un’ultima operazione di acquisizione prima del suo ritiro». Il nuovo Ad dà certo rassicurazioni sul breve periodo, visto che – scrive Findentiis Equities – la riuscita del Piano industriale è strettamente correlata al successo di Jeep e Ram», marchi di cui Manley ha quadruplicato le vendite. Ma nei prossimi mesi «potrebbe tornare un interesse speculativo per la possibile accelerazione del processo che realizzi una grande fusione nel settore automobilistico». Proprio ieri, in una giornata difficile per il settore automobilistico in Asia, non a caso Hyundai ha guadagnato il 2% a Seul.

A Piazza Affari, invece, con il passare delle ore, sull’emotività ha prevalso in qualche modo la razionalità. Altrimenti il passivo, per Fca in primis, avrebbe potuto risultare a fine giornata ben più pesante. L’agenzia S&P ha confermato che il rating BB+ e la prospettiva positiva sul merito di credito di Fiat Chrysler «non cambiano dopo la sostituzione di Sergio Marchionne con Michael Manley», perché «non ci aspettiamo che Manley intraprenda alcuna deviazione dalla strategia» annunciata con il Piano industriale presentato il 1° giugno scorso al Balocco. Ora gli occhi sono puntati sul Consiglio di amministrazione di mercoledì, che esaminerà i conti del trimestre.
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