martedì 3 maggio 2011
Hanno votato 1.010 lavoratori per un'affluenza di quasi il 93%. La proposta dell'azienda, non ufficializzata in un testo di accordo dato ai sindacati, è di rilanciare lo stabilimento con un investimento di oltre 500 milioni di euro per la produzione di una Maserati di tipo E.
- Auto, mai così poche immatricolazioni dal 1995
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Si sono chiuse alle 18 le urne del referendum alle ex Bertone, oggi Officine automobilistiche Grugliasco.  Hanno votato 1.010 lavoratori per un'affluenza di quasi il 93%. Al referendum di Mirafiori, lo scorso febbraio, l'affluenza era stata del 94,2 percento. Alle ex Bertone i lavoratori sono in cassa integrazione da più di cinque anni: 120 di loro sono distaccati alla Sevel in Val di Sangro e un altro centinaio in altre aziende che fanno capo al gruppo Fiat nel Torinese. In fabbrica a Grugliasco è iniziato lo spoglio. I risultati sono attesi per le 21. La domanda a cui i dipendenti hanno risposto sì o no è: «Accetti la proposta di Fiat per le Officine automobilistiche Grugliasco?». La proposta dell'azienda, non ufficializzata in un testo di accordo dato ai sindacati, è di rilanciare lo stabilimento con un investimento di oltre 500 milioni di euro per la produzione di una Maserati di tipo E.LE IPOTESISe al referendum alla ex Bertone vinceranno i sì e nello stabilimento sarà applicato l'accordo di primo livello di Pomigliano, la Fiom, ora maggioritaria, sarà esclusa dalla rappresentanza sindacale all'interno della fabbrica a partire dal primo gennaio 2012. Lo ha detto Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom. Secondo il segretario generale della Cgil Camusso «la scelta fatta dalle Rsu - che ieri ha annunciato che voterà sì al referendum - denuncia come il governo di questo Paese e il sistema delle imprese, la Fiat in modo particolare, non abbiano svolto il loro ruolo». Nellostabilimento hanno già votato praticamente tutti i dipendenti della fabbrica. «Non c'è alcun conflitto e nessuno strappo tra la Fiom e i delegati dell'ex Bertone che hanno agito per legittima difesa. Abbiamo dovuto affrontare una situazione difficile, confermando la linea che avevamo già assunto a Pomigliano e a Mirafiori rispetto alla strategia di Marchionne e allo stesso tempo sottraendo i lavoratori al ricatto dell'azienda». Lo afferma il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, a Termini Imerese per incontrare gli operai della Fiat e delle aziende dell'indotto e fare il punto sulla vertenza alla luce della decisione del Lingotto di chiudere la fabbrica a fine anno.LA SVOLTA DEL REFERENDUMUna svolta decisa da diversi giorni, ma tenuta segreta fino all'assemblea e agli stessi delegati delle altre organizzazioni sindacali. «Li abbiamo fatti sfogare», rivela Giacomo Zulianello, delegato della Fiom, dopo che la maggioranza delle Rsu, targata Fiom, ha comunicatoin assemblea la svolta, l'indicazione del sì al referendum della ex Bertone per l'accordo con la Fiat sul modello di Pomigliano e Mirafiori.«Il nostro intervento è stato seguito in un silenzio quasi irreale - racconta Zulianello -. Alcuni operai ci sono venuti a stringere la mano subito, altri ci hanno detto che gli abbiamo tolto un peso dalla coscienza». In sintesi gran parte degli oltre 400 dipendenti riuniti nella Carrozzeria ex Bertone di Grugliasco, oggi Oag, ha accolto positivamente il cambio di strategia dei metalmeccanici Cgil. «Lo abbiamo fatto per non dividerli», dice Pino Viola, capo delegazione Fiom: «Se vinceranno i sì firmeremo». «Abbiamo scaricato la pistola che era puntata contro di noi - commenta Zulianello -, abbiamo evitato che i lavoratori fossero oppressi dalla scelta tra la fedeltà Fiom e la paura di perdere il posto di lavoro e abbiamo tolto un albi alla Fiat per non investire». La maggioranza delle Rsu ha anche stabilito  che dopo il voto si dovranno rieleggere i delegati, un test per far comprendere che la Fiom resta il sindacato di riferimento nella fabbrica torinese e che oggi conta dieci dei 16 rappresentanti del parlamentino sindacale di stabilimento. Anzi sono convinti che questa mossa confermerà o accrescerà il consenso. Se gli altri non saranno d'accordo, spiegano i delegati Fiom, «ci dimetteremo e si andrà comunque a elezioni». In fabbrica c'era anche il segretario generale Maurizio Landini che pur ribadendo che la Fiom non firmerà un accordo già rifiutato a Pomigliano e Mirafiori, definisce la scelta delle Rsu «un'azione di legittima difesa e intelligente», anche se la decisione non ha mancato di creare qualche fibrillazione dentro il sindacato della Cgil. Il dietrofront della Fiom è stato accolto positivamente dal fronte del sì al modello Pomigliano, che vede la vittoria ormai alle porte e di conseguenza allontanarsi lo spettro dell'abbandono del sito di Grugliasco. «Hanno capito che bisognava dire sì per consentire l'investimento e poi governare i processi con i lavoratori dentro la fabbrica», commenta il segretario cittadino della Fim Claudio Chiarle. «Un atto di responsabilità», sintetizza Eros Panicali, segretario nazionale Uilm, «un atto unitario importante» dice il segretario generale della Fismic Roberto Maulo, «per un investimento che non andava sprecato». Unanime l'apprezzamento politico. Silenzio invece al Lingotto in attesa del responso delle urne. Domani si conoscerà in serata. A metà pomeriggio avevano votato più di 400 dipendenti più i 108 in distacco al Sevel, tanto che nello stabilimento abruzzese, sono già state chiuse le urne - una decina sono gli operai torinesi che non erano presenti in fabbrica - e spedite a Torino. Nelle pieghe della vicenda sindacale anche una storia personale drammatica. La moglie di un operaio della ex Bertone davanti ai cancelli della fabbrica ha fatto sapere che suo marito colpito dalla depressione nei giorni scorsi ha tentato il suicidio.
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