lunedì 22 maggio 2023
Il rapporto del Politecnico di Milano: tra eolico e fotovoltaico installati solo 3 GW nel 2022, ma per raggiungere gli obiettivi per il 2030 servirebbero almeno 10 GW all'anno. Problema burocrazia
Pale eoliche sulle colline di Montefalcone di Val Fortore, nella provincia di Benevento

Pale eoliche sulle colline di Montefalcone di Val Fortore, nella provincia di Benevento - CC Roberto Conte via Flickr

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Al ritmo che sta seguendo l’Italia sarà impossibile raggiungere l’obiettivo di disporre di 125-150 GW di capacità di energia rinnovabile entro il 2030. Nel 2022, calcola il Rapporto sulle energie rinnovabili 2023 dell’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, sono stati installati 526 MW di eolico e 2,5 GW di fotovoltaico. Fanno 3 GW totali, cioè il 125% in più rispetto agli impianti di energia rinnovabile completati nel 2021, ma è ancora pochissimo: con questi nuovi parchi eolici e fotovoltaici la capacità rinnovabile installata in Italia è salita a 63,6 GW, ma per raggiungere almeno 125 GW entro il 2030 si dovrebbe procedere con circa 10 GW all’anno di nuovi impianti.

Pochi Stati europei stanno riuscendo a investire sulle rinnovabili con questi ritmi, ma quei 3 GW di nuova capacità rinnovabile italiana sono un dato lontanissimo dai 10,7 GW installati nel 2022 in Germania, la metà dei 5,9 GW della Spagna e molto meno anche dei 5 GW della Francia (che nel mix inserisce anche però il nucleare).

«Il tempo che rimane da qui al 2030 è poco – ha commentato presentando il rapporto Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy&Strategy – e senza un’accelerazione ci troveremo con una copertura del fabbisogno elettrico da rinnovabili di solo il 34%, contro il 65% richiesto dal Fit-for-55 e i target ancora più alti di REPowerEU, che arrivano all’84% sulla generazione elettrica nazionale. Quello che manca sono soprattutto i grandi impianti, con un coefficiente di saturazione per le aste che negli ultimi 4 bandi non ha mai superato il 30%. A causa di questo ritardo non è stato possibile sfruttare l’effetto calmierante delle rinnovabili sul prezzo dell’elettricità: nel 2022 sono riuscite a “spiazzare” le fonti fossili nel determinare il prezzo di riferimento orario ma solo per l’1,7% delle ore, 63 €/MWh contro 142 €/MWh. E senza contare i picchi dovuti alla guerra in Ucraina. In più, ciò si è verificato quasi esclusivamente al Sud, mentre al Nord e al Centro Nord sono rimasti prezzi orari in media più alti del 20%».

Chiaroni ha anche ricordato che tra i problemi principali c’è l’incertezza normativa, che resta elevatissima: «L’inefficienza delle aste per le fonti di energia rinnovabile e le lungaggini degli iter autorizzativi sono tra i principali ostacoli alle installazioni da rinnovabili nel Paese. C’è un evidente disallineamento tra la velocità normativa europea e quella italiana: il mese scorso gran parte dei provvedimenti nazionali attesi per il 2022, tra cui decreti attuativi di recepimento della REDII e il Decreto FER II, non erano ancora stati promulgati, così come risultano in attesa di autorizzazione circa la metà dei progetti fotovoltaici ed eolici onshore presentati nel 2019 e il 60-65% di quelli presentati nel 2020. Le percentuali arrivano a sfiorare il 100% se si considerano i progetti del 2021 e del 2022, con un backlog complessivo di richieste che a inizio 2023 superava i 300 GW».



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