L’economia digitale genera circa l’8% del Pil dei Paesi del G20, facendo aumentare la crescita e nuovi posti di lavoro. L’Europa, però, è ancora molto indietro rispetto agli Stati Uniti, sull’utilizzo delle potenzialità delle tecnologie digitali: il 41% delle aziende europee - compresi gli enti pubblici - non sono digitalizzate, mentre il 2% sfrutta efficacemente le opportunità offerte dalla rete.Sulla base dei dati disponibili riguardo all’economia digitale in Europa, se tutti i Paesi Ue raggiungessero il livello di digitalizzazione degli Usa o dei Paesi europei più abituati a tali soluzioni innovative, i posti di lavoro aumenterebbero di un valore compreso tra i 400mila e il milione e mezzo.
"Il ruolo della Pubblica amministrazione è fondamentale in questa fase - spiega Stefano Venturi,
Corporate VP e amministratore delegato Gruppo Hewlett Packard
Enterprise (Hpe) -. Tuttavia i posti di lavoro si creano se si è veloci a
cogliere le opportunità offerte dal mercato e dalla tecnologia. Inoltre
sono fondamentali la capacità di educare alla digitalizzazione e di
riconvertirsi".Proprio questa mattina, presso la Sala Convegni del Monte dei Paschi di Siena a Roma, si è tenuto il convegno
La trasformazione digitale della Pubblica amministrazione, un appuntamento che ha coinvolto istituzioni e aziende.Nel corso dell’evento, a cui ha preso parte anche Angelo Rughetti, sottosegretario per la Semplificazione e Pubblica amministrazione, è stato approfondito il ruolo di Hpe nel contribuire all’evoluzione digitale del nostro Paese per favorire l’adozione sistematica di tutti gli strumenti e i processi volti alla semplificazione e all’innovazione a livello organizzativo e amministrativo, con benefici in termini di efficienza dei servizi pubblici e di relazione tra cittadini ed enti. Nell’era della Idea Economy, caratterizzata da una particolare velocità di realizzazione e da un cambiamento dei modelli aziendali, i tempi per creare valore sono sempre più brevi e l’utilizzo di infrastrutture ibride, in condivisione, è il fattore determinante per aiutare anche i piccoli operatori a vincere le sfide del mercato e a creare un’impresa disruptive. Per questo, la trasformazione digitale diventa un’occasione che la Pa deve cogliere per decollare e per rispondere alle specifiche esigenze dei cittadini, grazie a servizi modellati e pensati sulla base delle singole necessità.Le opportunità della trasformazione digitale sono molte: una migliore sostenibilità economica, una partecipazione più democratica dei cittadini, una maggiore efficacia dei servizi e una profonda innovazione dei processi. "L’utilizzo di infrastrutture sicure e standardizzate - ha sottolineato Venturi - l’open source e l’interoperabilità tra i diversi sistemi informativi delle amministrazione e una nuova mentalità nella re-ingegnerizzazione dei processi amministrativi sono gli elementi chiave per una trasformazione digitale che sia una rivoluzione non solo tecnologica, ma anche culturale, in grado di cambiare il rapporto tra cittadino e amministrazione".Le competenze digitali, infatti, sono un fattore strategico per la competitività e la qualità della vita, ma in Italia si fa ancora troppo poco per svilupparle nelle imprese, nella Pa, nella società.
Secondo uno studio dell’Osservatorio delle Competenze Digitali - realizzato con il contributo di Hpe - la loro diffusione è a macchia di leopardo, dal 37% negli enti locali al 73% nelle aziende tecnologiche (Ict); non mancano buoni laureati, ma il panorama della formazione digitale nelle aziende e nelle amministrazioni è preoccupante: in media 6,2 giornate l’anno nelle imprese Ict, quattro nel settore pubblico e tre nel grosso delle aziende. I responsabili della Pa sono consapevoli (80-90% dei rispondenti) dell’impatto della trasformazione digitale e della necessità di adeguare le competenze soprattutto alla luce delle nuove tendenze (mobile, digitalizzazione di flussi e processi, business analytics, iot, cloud computing, evoluzioni Web, pagamenti elettronici).I profili più ricercati nella Pa sono il
cio, il security manager, il database administrator e il digital media specialist, l’enterprise architect, il business information manager, l’Ict consultant e il business analyst.Le lauree più accreditate sono Informatica/Scienza dell’Informazione, unitamente ad altri indirizzi di Ingegneria.