venerdì 11 marzo 2011
Il governatore della Banca d'Italia: «L'infiltrazione delle cosche avanza, denunce concentrate a Milano, Bergamo e Brescia. Professionisti poco solerti contro il riciclaggio»
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Le mafie frenano la crescita del paese. Non ha dubbi il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che ha parlato oggi in un incontro con don Luigi Ciotti, presidente dell'associazione Antimafia libera, all'Università Statale di Milano. "L'economia italiana soffre da tempo, lo sappiamo, di una inibizione a crescere", ha ricordato Draghi, sottolineando come le cause siano molteplici, di natura diversa e intrecciate tra di loro. "E tra i fattori inibenti - ha detto - vi è anche l'infiltrazione mafiosa nella struttura produttiva, che è aumentata negli ultimi decenni, almeno nella sua diffusione territoriale". E quindi: "Contrastare le mafie, la presa che esse conservano al Sud, l'infiltrazione che tentano al Nord, serve a rinsaldare la fibra sociale del paese ma anche a togliere uno dei freni che rallentano il cammino della nostra economia". "La crisi che abbiamo vissuto nei passati tre anni - ha evidenziato il governatore - non ha certo migliorato le cose: non poche imprese, che hanno visto drammaticamente ridursi i flussi di cassa e il valore di mercato, sono divenute più facilmente aggredibili dalla criminalità". "Se gli effetti sociali e politici del crimine organizzato sono riconosciuti e studiati, quelli economici lo sono meno. Ma non sono meno pericolosi", ha affermato Draghi sottolineando che i costi delle attività criminali per la collettività "s'innalzano a dismisura se il crimine è organizzato". Inoltre, in una economia infiltrata dalle mafie "la concorrenza viene distolta"."Un nostro studio - ha quindi ricordato il governatore - ha documentato come nelle economie a forte presenza criminale le imprese pagano più caro il credito". Inoltre, in quelle aree "è più rovinosa la distruzione di capitale sociale dovuta all'inquinamento della politica locale" e "i giovani emigrano di più": quasi un terzo di essi è costituito da laureati che si spostano al nord in cerca di migliori prospettive. Un fenomeno, secondo Draghi, "particolarmente doloroso: l'inquinamento mafioso piega le speranze dei giovani onesti e istruiti, che potrebbero migliorare le comunità che li generano e invece decidono di non avere altra strada che partire". "Tutti questi costi frenano lo sviluppo economico dei territori coinvolti, dell'intero paese", ha concluso il governatore."In Lombardia l'infiltrazione delle cosche avanza, come ha recentemente avvertito la Direzione Nazionale Antimafia", ha detto Draghi-"Le denuncie per associazione a delinquere di stampo mafioso - ha proseguito il governatore - si sono concentrate fra il 2004 e il 2009 per quattro quinti nelle province di Milano, Bergamo e Brescia". La "criminalità organizzata può sfibrare il tessuto di una società, può mettere a repentaglio la democrazia, frenarla dove debba ancora consolidarsi". Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, intervenendo ad un convegno sulle mafie a Milano e nel Nord presso l'Università Statale del capoluogo lombardo. "Nel nostro Mezzogiorno - ha aggiunto il governatore - le organizzazioni di stampo mafioso spiccano per longevità storica, radicamento territoriale, capillarità".
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