Davanti ad orizzonti così incerti, le famiglie italiane fanno come le formiche: mettono nella tana le riserve per i tempi di magra. È un po' questo che sta succedendo nelle case degli italiani che pur vedendo il proprio reddito aumentare, non scelgono di consumare. E così, questi gli ultimi dati Istat, tra aprile e giugno il reddito disponibile delle famiglie italiane è aumentato dell'1,3% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,1%. L'ente di statistica spiega infatti che «il marcato aumento del reddito», legato «in ampia parte agli incrementi retributivi del pubblico impiego, non si è trasferito sui consumi, risultati quasi stagnanti». Ne è derivata una netta risalita della propensione al risparmio, arrivata all'8,6% (+1,1 punti sul primo trimestre). Parallelamente, sempre nel secondo trimestre, la pressione fiscale si è attestata al 40,8% del Pil, -0,6 punti sul 2017.
Vista la situazione dei prezzi, con un un incremento dello 0,1% del deflatore implicito dei consumi, il potere d'acquisto delle famiglie è cresciuto dell'1,2% rispetto al trimestre precedente. «Il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in misura accentuata», annotano gli statistici, «con un netto recupero congiunturale rispetto ai due trimestri precedenti. Il marcato aumento del reddito disponibile, in ampia parte spiegato dal concentrasi dell'effetto degli incrementi retributivi del pubblico impiego, non si è trasferito sui consumi, risultati quasi stagnanti in termini congiunturali; ne è derivata una netta risalita della propensione al risparmio».
Il peso del fisco e la crescita
Nel secondo trimestre 2018 la pressione fiscale si è attestata al 40,8% del Pil, in riduzione di 0,6 punti rispetto al 41,4% dello stesso periodo del 2017. invece nel primo trimestre di quest'anno il peso del fisco era invece al 38,1% del Pil. Nel secondo trimestre del 2018 inoltre il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell'1,2% nei confronti del secondo trimestre del 2017.
I conti pubblici
In netto miglioramento l'indebitamento delle amministrazioni pubbliche sul Pil, che è risultato dello 0,5% nel periodo a fronte del 2,1% dello stesso trimestre del 2017 «che aveva però risentito (per 1,1 punti percentuali) dell'effetto del trasferimento in conto capitale operato per l'intervento sulla crisi delle Banche Venete».
Nel secondo trimestre 2018 il rapporto deficit Pil è sceso allo 0,5% dal 2,1% dello stesso periodo dello scorso anno che aveva risentito (per 1,1 punti percentuali) dell'intervento sulla crisi delle banche venete. L'Istat inoltre aggiunge che nei primi sei mesi dell'anno il deficit si è attestato all'1,9% del Pil, anch'esso in netto miglioramento. Il saldo primario delle amministrazioni pubbliche (deficit al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un'incidenza sul Pil del 3,5% (dal 2,3% nel secondo trimestre 2017).