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La presidente della Bce Chirstine Lagarde in conferenza stampa a Francoforte - Ansa
È la quinta volta dallo scorso giugno, ovvero da quando – circa otto mesi fa – è stata invertita la rotta della politica monetaria con l’avvio di una fase di rallentamento. Come ampiamente previsto, la Banca centrale europea ha deciso all’unanimità di tagliare i tassi d’interesse di 25 punti base portando il costo del denaro dal 3% al 2,75%. Una discesa impressionante per rapidità se si pensa che prima dell’estate il tasso principale era ancora 4,5%. Così come è stata velocissima la salita dei tassi, dunque, anche la flessione promette di essere altrettanto fulminea. Nella consueta conferenza stampa post board, la presidente della Bce Christine Lagarde ha lasciato intendere che si continuerà in questa direzione, pur non offrendo certezze su tempi e decisioni future e tendendosi le mani libere a seconda di cosa “suggeriranno” i principali indicatori economici nei prossimi mesi: «In questo momento è prematuro dire dove il calo dei tassi d’interesse dovrà fermarsi, perché la decisione sarà basata sui dati economici».
Il calo del costo del denaro rappresenta comunque un raggio di sole in una giornata segnata da molte nubi sul cielo dell’Eurozona, specie sul fronte dell'industria. Il focus della Bce resta sull'inflazione e per i prossimi mesi verranno valutati gli effetti dei possibili dazi degli Usa. Porte chiuse invece, almeno per il momento, all'ingresso delle criptovalute nelle riserve delle banche centrali europee.
«Nel quarto trimestre l’economia dell’Eurozona è stata stagnante e rimarrà debole nel breve termine. Tuttavia, le condizioni per una ripresa dell’economia ci sono», è il messaggio di moderato ottimismo diffuso da Lagarde.
L’economia sta ancora affrontando circostanze avverse, ma per la presidente della Bce ci sono alcuni segnali incoraggianti: «L’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti della politica monetaria restrittiva dovrebbero sostenere una crescita della domanda nel corso nel tempo». Sull’indice dei prezzi la preoccupazione sembra ai minimi: «Il processo disinflazionistico è in atto e riuscirà ad attestarsi stabilmente all’obiettivo del 2% nel corso dell’anno». In questo contesto, ci sono alcuni fattori che potrebbero incidere negativamente sull’andamento dei prezzi e dell’inflazione. Primo tra tutti, l’incognita sui dazi e in generale sulle dinamiche economiche a livello mondiale. «Maggiori frizioni nel commercio globali renderebbero più incerte le prospettive all’interno dell’Eurozona», avverte Lagarde.
Ovviamente le recenti riduzioni dei tassi di interesse rendono gradualmente «meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie», soprattutto per la stipula di nuovi mutui per acquistare casa. Dai calcoli della Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, i tassi sui mutui sono già diminuiti a una media del 3,23% a novembre, rispetto a livelli medi superiori al 5% del 2023 e potrebbero calare sotto quota 3%: una riduzione che comporterà, nel caso di un prestito immobiliare di 25 anni da 200.000 euro, un risparmio complessivo di quasi 83.000 euro (-22,8%).