Al centro di Job & Orienta, Salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, anche il tema delle competenze digitali, nuova leva per accrescere la competitività delle imprese e contribuire così allo sviluppo del Paese. È quanto è emerso nel convegno “Its per l’Italia 4.0”, che ha evidenziato come all’offerta formativa degli Its (istruzione tecnica superiore), e in particolare a quelli riferibili all’area tecnologica del made in Italy, sia affidato il compito di realizzare un ampio progetto di digitalizzazione dei processi produttivi delle piccole, medie e grandi imprese, così come previsto nell’ambito del Piano nazionale “Italia 4.0” recentemente varato dal governo. Nati per sostenere i distretti produttivi dei diversi territori, con particolare attenzione ai fabbisogni di innovazione e di aggiornamento tecnologico delle piccole e medie attività, gli Its sono infatti frutto di una strategia innovativa, fondata sulla connessione delle politiche d’istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali.
Per questo motivo il Piano “Industria 4.0” prevede per il biennio 2017/18 il raddoppio del numero degli studenti degli Its che gravitano intorno ai settori connessi. «I giovani impegnati in questi percorsi sono formati per essere le nuove figure professionali del futuro e per innovare anche i mestieri della tradizione - commenta Domenico Mauriello di Unioncamere -. Diverso invece il discorso per le altre scuole, le secondarie di secondo grado: qui è molto più difficile che tali competenze siano già trasferite e apprese a scuola: perciò lo strumento dell’alternanza scuola lavoro si rivela necessario ed efficace, dunque da potenziare. L’innovazione permetterà di rivitalizzare il manifatturiero e le professioni tradizionali come quelle operaie. Al centro resta l’uomo nell’industria 4.0, e non la macchina: è l’uomo che con le proprie competenze interagisce con le tecnologie».
Guardando ai dati, sono richieste competenze digitali alla metà dei laureati in Architettura, in Scienze politiche e in Economia cercati per un’assunzione dalle imprese italiane nel 2016. Lo dice la fotografia scattata dal Sistema informativo Excelsior, che Unioncamere realizza in collaborazione con il ministero del Lavoro, nel focus specifico sulle 91mila figure professionali più richieste con profilo e competenze digitali. Stessa richiesta per quattro laureati su dieci in Lingue o in Ingegneria. E, tra i diplomati, la capacità di usare internet è ritenuta essenziale dalle aziende non solo per quanti hanno un titolo di scuola secondaria con indirizzo informatico, ma anche per un terzo dei diplomati con indirizzo amministrativo e un quarto di quelli con indirizzo elettronico.
Tra i settori industriali, il chimico-farmaceutico nonché il comparto elettronico e dell’elettrotecnica sono maggiormente alla ricerca di competenze digitali. Anche al 21% dei nuovi lavoratori nel settore collegato all’industria automobilistica è richiesto un livello base di conoscenze informatiche e digitali.
Ma pure fra i comparti più tradizionali del made in Italy la caccia ai digital è aperta. Tra i servizi, spiccano per la domanda di digital skills, i servizi informatici e delle telecomunicazioni, seguiti da quelli dei media e i servizi finanziari e assicurativi. E più l’impresa ha una prospettiva internazionale, più tende a ricercare conoscenze digitali: le aziende “export-oriented” richiedono competenze informatiche al 30% delle assunzioni programmate. Lo stesso vale per le imprese che hanno introdotto innovazioni di prodotto/servizio: per il 31,4% delle assunzioni previste sono richieste e-skills, contro il 19,2% rilevato nel caso di attività che non hanno innovato. Ed è il comparto Ict dei servizi il settore che traina maggiormente queste assunzioni.
«Le competenze digitali richieste sono quelle che permettono oggi di connettere la realtà quotidiana dell’azienda con la rete, la realtà virtuale – afferma sempre Mauriello –. In tutti i settori di attività, le competenze richieste non sono più quelle del programmatore, dello sviluppatore e dell’informatico, ma dell’esperto di marketing e del comunicatore. In particolare nelle pmi il marketing si fa ora tramite i social e sempre meno con campagne sui media perché i social sono più accessibili e più idonei ai prodotti della piccola azienda artigianale».
Ad accompagnare le imprese nel mondo del web e a promuovere la digitalizzazione dei territori partendo dall’incremento della componente Ict nelle attività aziendali, sono anche i giovani “digitalizzatori” di Crescere in Digitale (ex “Eccellenze in digitale”), progetto promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, nell’ambito del “Piano Garanzia giovani”, e attuato da Unioncamere in partnership con Google. Sono giovani come Sara, 27 anni, laurea in lingue per la comunicazione turistica e commerciale all’Università di Verona, rientrata in Italia da un’esperienza all’estero grazie a un corso di Garanzia Giovani, ora collabora con LoveMarketing, azienda che si occupa di formazione digitale per il business. Laura, 31 anni, laurea in economia internazionale dei sistemi produttivi è stata digital strategist per “Distretti sul web”, primo progetto di partnership Unioncamere-Google. Terminato il progetto e dopo numerosi incarichi di consulenza, è diventata coordinatore dell'unità di progetto nordest per l'Agenzia per l'Italia digitale. E ancora, Carmine, 29 anni, studi in pianificazione territoriale, urbanistica e Gis, si è formato con “Eccellenze in digitale” ed è ora digital manager per “Crescere in digitale”.
Sono oggi più di 78mila in tutta Italia i giovani iscritti a “Crescere in Digitale”, oltre 7.200 hanno già concluso il corso e 6.200 hanno superato il test online; quasi 4.000 le aziende iscritte. Sono stati realizzati circa 70 laboratori in più di 90 province, che hanno coinvolto circa 2.300 giovani sui circa 4.200 “neet” (giovani che non studiano e non lavorano) convocati. 900 i tirocini già attivati, di cui più di 200 già arrivati al termine. Positivi anche i dati sulle previsioni di assunzione a seguito del tirocinio: già quasi il 50% dei tirocinanti che ha concluso il proprio percorso dichiara di aver ricevuto una proposta lavorativa, in oltre la metà dei casi (68%) proveniente dalla realtà ospitante. E per il 30% dei tirocinanti è arrivata una proposta di assunzione.