giovedì 5 dicembre 2019
Le parole di Visco sul "rischio enorme" e Deauville erano riprese da un suo studio pubblicato un anno fa. Allora, però, si chiariva subito che l'assenza di automatismo era un'importante rassicurazione
Ignazio Visco, 70 anni, alla guida della Banca d'Italia dal 2011

Ignazio Visco, 70 anni, alla guida della Banca d'Italia dal 2011 - Ansa

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Potrebbe essere stato un errore “tecnico” nella preparazione dei testi del governatore della Banca d’Italia a scatenare la bufera, tutta italiana, sulla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Ieri, in audizione davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue della Camera, Ignazio Visco ha difeso il testo elaborato a Bruxelles, definendo la proposta di riforma «un passo nella giusta direzione, soprattutto perché introduce il backstop al Fondo di risoluzione unico» per gestire le crisi bancarie.

La posizione del governatore sembra cambiata rispetto a sole tre settimane fa, quando al seminario “Future of the Euro area” Visco, parlando del Mes, citava la crisi provocata dal famoso vertice di Deauville nel 2010 e avvertiva che «i benefici contenuti e incerti di un meccanismo per la ristrutturazione del debito (debt restructuring mechanism) vanno valutati a fronte del rischio enorme che si correrebbe introducendolo: il semplice annuncio di una tale misura potrebbe innescare una spirale perversa di aspettative di insolvenza, suscettibili di autoavverarsi».

In realtà l’idea del governatore non è cambiata, soltanto che nel discorso di novembre mancava una precisazione. Quel passaggio, infatti, era stato preso integralmente da uno studio che Visco aveva firmato insieme a Fabrizio Balassone, uno degli economisti di Banca d’Italia, e che era stato pubblicato a fine 2018 sulla European Union Review.

Con una differenza, però: in quello studio, dopo avere citato le «terribili conseguenze che fecero seguito all’annuncio del coinvolgimento del settore privato nella soluzione della crisi greca dopo l’incontro di Deauville alla fine del 2010», Visco e Balassone notavano che in questo in senso era «rassicurante» il fatto che il presidente dell’Eurogruppo avesse escluso un approccio automatico o “meccanico” nel giudizio sulla sostenibilità dei debiti pubblici o su un’eventuale ristrutturazione.

Il fatto che il Mes non agisca automaticamente, ma nell’ambito di una discrezionalità (anche politica) è invece «importante» ha ribadito ieri Visco. Se lo avesse ricordato anche a novembre, forse le sue parole avrebbero permesso di contenere una polemica politica in cui chi va all’attacco del Mes non ha molte opinioni autorevoli a supporto delle sue tesi.

Difatti è stato lo stesso Visco a citare in audizione alla Camera lo studio con Balassone, così come le Considerazioni finali dello scorso maggio: interventi in cui le sue perplessità sulla riforma del Mes erano bilanciate dalle rassicurazioni sull’assenza di meccanismi automatici. Così per Visco l’intervento alla Camera è diventata l’occasione per correggere questa “svista”.

Chiarito questo punto, Visco ha ridimensionato tutto il caso, ricordando che le modifiche del Mes sono «di portata complessivamente limitata» e i cambiamenti «ribadiscono principi di buon senso». Il governatore non ha negato una risposta a chi gli chiedeva una parola definitiva sulla sostenibilità del debito italiano («il nostro debito è sostenibile. Punto e punto esclamativo!» ha detto Visco) e ha ripetuto ancora una volta che «è indispensabile proseguire in maniera credibile nel processo di consolidamento delle finanze pubbliche nei paesi ad alto debito (come l’Italia, ndr) cogliendo senza esitazione l'opportunità fornita dall'attuale contesto di bassi tassi di interesse».



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