Ancora una volta un lunedì nero: è l’ennesimo giorno da dimenticare per le Borse, penalizzate dalle voci sempre più insistenti di un fallimento della Grecia e dalla mancanza di risposte chiare da parte della politica. L’Europa ieri ha mandato in fumo 149 miliardi di euro in capitalizzazione: ammontano a 11,8 miliardi le perdite della sola Borsa di Milano, dove l’indice Ftse Mib ha chiuso in calo del 3,89%. Nel Vecchio continente ha fatto peggio solo Parigi, con il Cac40 in flessione del 4,03%, dopo l’incidente alla centrale nucleare di Marcoule. Profondo rosso anche per Madrid (-3,41%), Francoforte (-2,27%) e Londra (-1,63%).A Piazza Affari le vendite si sono accanite soprattutto sui titoli delle due principali banche italiane, Unicredit - che ha ceduto il 10,91% - e Intesa (-9,54%). Gli istituti italiani pagano, nonostante siano meno esposti verso la Grecia rispetto a quelli tedeschi e francesi. Secondo i dati ufficiali della Bri (la Banca dei Regolamenti Internazionali), l’esposizione italiana è pari a 4,5 miliardi, contro i 23 della Germania e i 55 della Francia; e ieri i rumors davano come probabile un declassamento del rating di tre grandi banche francesi (BnpParibas, Société Génerale e Credit Agricole) da parte di Moody’s. Voci che hanno sicuramente pesato sul crollo dei titoli bancari; ma per l’Italia sale sempre più il rischio-Paese. «Non si vede la luce in fondo al tunnel», spiega un trader, aggiungendo: «Il problema è sempre lo stesso: il differenziale di rendimento tra i Btp e i Bund tedeschi è di nuovo superiore a 380 punti, e quindi le grandi banche italiane, piene di titoli di Stato, vengono stravendute».Di fatto ieri lo
spread è tornato sui livelli di guardia, toccando un massimo di 385 punti. Numeri che non si vedevano dall’8 agosto scorso, prima che la Banca centrale europea ricominciasse a comprare sul mercato secondario. In assenza di risposte politiche coerenti, però, l’aiuto di Francoforte non può essere sufficiente. «La fiducia nel prodotto Italia sta scemando, e il mercato si chiede dove sarebbero i rendimenti senza l’intervento della Bce», commenta un analista. La scorsa settimana l’Eurotower ha acquistato titoli di Stato dei Paesi dell’eurozona per 13,96 miliardi di euro, una somma di poco superiore ai 13,305 della settimana precedente. In poco più di un mese, la Bce ha acquistato un totale di circa 70 miliardi in bond sovrani, in particolare italiani e spagnoli. Una politica che ha portato, venerdì, alle dimissioni del capo economista, il tedesco Jürgen Stark, da sempre apertamente contrario a questo genere di interventi. Un’altra prova dello scetticismo sulle prospettive del nostro Paese arriva dal mercato dei
credit default swap, i derivati legati al rischio di fallimento di uno Stato: i cds italiani a cinque anni hanno toccato il nuovo massimo storico, a 505 punti base. E viene letta in quest’ottica anche l’asta di ieri dei buoni del Tesoro. L’Italia è riuscita a collocare titoli a 3 mesi e a un anno per un totale di 11,5 miliardi, ma con rendimenti più elevati: per la tranche a un anno il tasso medio è aumentato al 4,153%, dal 2,959% dello scorso 10 agosto. Oggi il Tesoro metterà in asta il nuovo 5 anni e tre titoli non più in corso d’emissione, per un ammontare complessivo tra i 5 e i 7 miliardi.