Stiamo monitorando con attenzione la situazione e intensificando i controlli perché sarebbe intollerabile verificare comportamenti speculativi in piena crisi economica e alla vigilia dell’esodo vacanziero». Così ha cercato di calmare le acque dopo la protesta dei consumatori sul caro-benzina, il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia. «In ogni caso sarà l’ultima volta che qualcuno possa fare il furbo. Con l’entrata in vigore della legge Sviluppo, le compagnie dovranno comunicare al dicastero i prezzi effettivi praticati alla pompa. In questo modo sarà possibile scegliere il punto di rifornimento più conveniente». E intanto, mentre il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha deciso di convocare per oggi le compagnie petrolifere proprio per esaminare l’andamento dei prezzi dei carburanti, le associazioni dei consumatori non si fermano. E non lo fanno nemmeno i prezzi alla pompa. È durato poco infatti il primato di Agip su benzina e diesel. Il sorpasso è arrivato ieri da Shell che, oltre a ritoccare il prezzo della verde a 1,35 euro al litro, ha rivisto al rialzo di ben 3 centesimi anche quello del gasolio, portandolo a 1,169 euro al litro.Il Codacons denuncia ricadute sulle tasche degli italiani e chiede un intervento della guardia di finanza per verificare eventuali casi di speculazione e punirli con la chiusura delle pompe. Federconsumatori e Adusbef auspicano un abbattimento dei prezzi anche attraverso la liberalizzazione del canale di vendita. E fanno notare come «le compagnie petrolifere per giustificare i nuovi repentini aumenti dei prezzi dei carburanti fanno sempre riferimento agli aumenti del costo del petrolio. Nessuno però sembra essersi accorto che in questi ultimi giorni l’euro si è apprezzato sul dollaro, passando da 1,40 a 1,43. Questo dovrebbe comportare un abbattimento dei prezzi piuttosto che un aumento».Se le due associazioni dei consumatori continuano a ribadire la necessità che il governo avvii verifiche serie sul «meccanismo della doppia velocità di adeguamento dei prezzi», dall’Adiconsum arriva una proposta: vincolare le compagnie petrolifere a variare il prezzo ogni tre mesi, come già avviene per il gas e l’elettricità. Secondo l’Adoc poi, dall’inizio dell’anno «la verde è rincarata del 24% e il gasolio del 12,7%» e complessivamente «in due settimane, la benzina è aumentata del 4,7%, che si traduce in tre euro in più a pieno. E il gasolio è addirittura salito del 5,3%». Prezzi che variano poi da città a città, colpa anche delle accise regionali che pesano sul costo praticato alla pompa, con Napoli, città più cara per un pieno di benzina e Trieste la più economica. Secondo Vincenzo Mosella, vicepresidente nazionale vicario della Figsc Confcommercio, «Eni ha uno strano atteggiamento. Da un lato alza il listino e dall’altro applica sconti consistenti in alcuni punti vendita con il fai da te, come se il problema del prezzo alto fosse il gestore». «Mentre», ricorda Mosella, «il 68% di un pieno di benzina va allo Stato».