Da oggi Bard, il chatbot basato sull'intelligenza artificiale generativa e sull'apprendimento automatico sviluppato da Google, è disponibile anche in Italia e in italiano, così come nella maggior parte del mondo e nelle lingue più diffuse. Nello specifico, oltre 40 lingue, tra cui arabo, cinese, tedesco, hindi e spagnolo.
Bard è uno dei primi esperimenti come ChatGPT e Bing AI Chat che permette di collaborare con l'Intelligenza artificiale generativa, attingendo alle informazioni sul web per fornire risposte aggiornate e di alta qualità. Mentre l’azienda lo ha presentato come uno strumento per incanalare la creatività e lasciarsi ispirare da idee nuove, al tempo stesso non vanno sottovalutati i pericoli che derivano dal fraintendimento di ciò che l'IA è concretamente, dall'eccessivo affidarsi a quest’ultima come fonte di informazione, in maniera acritica, dal suo uso inappropriato e dalla sopravvalutazione delle sue capacità. Uno dei modi per garantire che il proliferare di AI non rappresenti una minaccia per gli esseri umani è avere una discussione pubblica più equilibrata e articolata. Di mercoledì è la notizia che dopo OpenAi, una class action è stata depositata anche nei confronti di Google per l'addestramento dei sistemi di intelligenza artificiale che sottrarrebbero dati degli utenti e violerebbero il copyright. L'azione legale proposta contro la società madre Alphabet e DeepMind, sussidiaria di Google per l'intelligenza artificiale è stata avanzata in un tribunale federale della California ed è stata intentata dallo studio legale Clarkson. Lo stesso che ha già avviato una causa simile contro il produttore di ChatGpt, OpenAI, pochi giorni fa.
Secondo la denuncia, Google «ha rubato tutto ciò che è stato creato e condiviso su Internet da centinaia di milioni di americani» e ha utilizzato questi dati per addestrare i suoi prodotti di IA, come il suo chatbot Bard. Secondo la class action, inoltre, il colosso californiano ha preso «virtualmente la totalità della nostra impronta digitale", inclusi «lavori creativi» per costruire i suoi prodotti di intelligenza artificiale. L'azione legale punta il dito, in particolare, come riporta Reuters, su un recente aggiornamento della politica sulla privacy di Google che afferma esplicitamente che la società può utilizzare informazioni accessibili al pubblico per addestrare i suoi modelli e strumenti di intelligenza artificiale. La società - ha spiegato Halimah DeLaine Prado, General counsel di Google - è stata «chiara per anni sul fatto che utilizza i dati provenienti da fonti pubbliche, come le informazioni pubblicate sul web aperto e i set di dati pubblici, per addestrare i modelli di intelligenza artificiale alla base di servizi come Google Translate, in modo responsabile e in linea con i nostri principi di intelligenza artificiale». «La legge americana supporta l'utilizzo di informazioni pubbliche per creare nuovi usi benefici e non vediamo l'ora di confutare queste affermazioni infondate», ha aggiunto DeLaine Prado.
Tornando alle nuove funzionalità di Bard, stando a quanto spiegato dal Product lead di Bard, Jack Krawczyk, è possibile scegliere per quanto tempo Bard archivierà i dati nell’account Google: per impostazione predefinita, Google memorizza le attività su Bard nell’account Google per un massimo di 18 mesi, ma è possibile modificare questa durata a 3 oppure 36 mesi. È possibile anche disattivare completamente questa funzione ed eliminare facilmente la vostra attività su Bard su g.co/bard/myactivity. Gli utenti possono richiedere la rimozione dei contenuti ai sensi delle nostre norme o delle leggi applicabili e di esportare le proprie informazioni: maggiori dettagli sono disponibili nel Centro per la privacy di Bard.
Tra le nuove funzionalità ora disponibili in inglese, presto estesa ad altre lingue, vi è la possibilità di usare le immagini nei prompt: «Abbiamo portato su Bard le capacità di Google Lens. Se volete più informazioni su una foto, o trovare ispirazione per una didascalia, ad esempio un messaggio di ringraziamento per un regalo, ora potete caricare immagini nei prompt e Bard le analizzerà per aiutarvi» ha spiegato ancora Krawczyk. Inoltre, anche condividere le risposte è possibile ora con Bard attraverso dei semplici link da inviare per esempio ai propri contatti Google. Infine l’uso di Bard per le attività di programmazione è fonte di interesse costante: è stata aggiunta una nuova funzionalità che permette di esportare codice Python in Replit, oltre che in Google Colab, disponibile in più di 40 lingue.