venerdì 21 ottobre 2011
L’attuale numero tre fa il doppio salto. Bossi: puntavo su un altro, Napolitano ha pesato. Tremonti fermo sul no a Saccomanni, ma il Quirinale: bene scelta interna. Il neo governatore ha buoni rapporti col superministro e con Vittorio Grilli.
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La scelta è fatta. Fra i tre contendenti, alla fine l’ha spuntata il "quarto nome": sarà Ignazio Visco il prossimo governatore della Banca d’Italia, il successore al prestigioso Palazzo Koch di Mario Draghi, passato al timone della Bce a Francoforte. Il gioco dei veti incrociati tra Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli e Lorenzo Bini Smaghi (le cui quotazioni erano fortemente salite negli ultimi giorni) si è concluso facendo cadere la pallina su di lui, uno degli attuali tre vice-direttori generali dell’istituto.All’apice di una vicenda durata 4 mesi e ormai ampiamente scivolata verso toni da farsa, la designazione tanto attesa è arrivata al termine di un’altra giornata convulsa. Solo poco prima delle 7 di sera Silvio Berlusconi, accompagnato dal fido Gianni Letta, ha varcato il portone del Quirinale per comunicare al presidente Napolitano il prescelto. E fino a un quarto d’ora prima pare che lo stesso Visco fosse all’oscuro del fatto che la scelta era caduta sul suo nome. Che è riuscito a coagulare i pareri favorevoli della maggioranza in un vertice, a tratti drammatico, protrattosi per due ore a Palazzo Chigi: presenti, oltre a Berlusconi (che, per non "urtare" Draghi e Napolitano, in un primo tempo aveva appoggiato il direttore generale Saccomanni), il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e l’"asse del Nord", cioè il super-ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e i leghisti Umberto Bossi e Roberto Calderoli, che propendevano invece per il «milanese» (così l’ha ripetutamente qualificato Bossi) Grilli, oggi direttore generale del Tesoro. E il capo della Lega ha manifestato il suo malumore persistente: «Noi avevamo puntato su un altro», ha detto, rimarcando che «Napolitano è stato presente».

Rientrato a Palazzo Chigi, il premier ha scritto la lettera, contenente il nome di Visco, per il Consiglio superiore di Bankitalia, l’organismo chiamato ora a dare l’ultimo parere (consultivo), per poi andare all’approvazione del Consiglio dei ministri e alla firma del capo dello Stato. Il Consiglio superiore è già convocato per lunedì prossimo, il 24, in seduta ordinaria, ma nulla osta a fissare subito dopo quella convocazione straordinaria, che per legge è necessaria per il parere. E a sera il Cavaliere ha ricevuto la visita di ringraziamento di Ignazio Visco.Si chiude così una partita sofferta come mai. Alla soluzione pare abbia contribuito anche una marcia indietro operata da Saccomanni, che avrebbe fatto trapelare la sua disponibilità a farsi da parte purché questo garantisse una via d’uscita in grado di tutelare il prestigio e l’autonomia di questa istituzione di garanzia del Paese. Un’indipendenza che sembrava indebolita dall’eventuale scelta di Grilli, ritenuto per il suo ruolo troppo "contiguo" al potere politico, e anche da quella di Bini Smaghi, la cui designazione sembrava scaturire più che altro dall’esigenza di trovargli una sistemazione "adeguata" per evitare un caso diplomatico con la Francia (alla nomina di Draghi alla Bce, Berlusconi ha promesso a Sarkozy di liberare il posto di Bini Smaghi nel consiglio Bce per lasciarlo alla Francia, che perde quello di Trichet).

Si è di fatto ripetuto lo schema che portò nel 1993 alla nomina di Antonio Fazio, in quel caso "terzo contendente" fra Dini e Padoa-Schioppa. Anche Visco non è mai veramente entrato nella rosa dei candidati, pur restando sempre ai margini della contesa, al pari dell’altro vice direttore Anna Maria Tarantola, le cui chances erano state liquidate nel pomeriggio da Bossi con la solita volgarità («Ca...ate»).Visco, che già in serata ha ricevuto consensi unanimi, ha peraltro il pregio, oltre a garantire la continuità della nomina interna per tenere la banca al riparo dalle influenze politiche, di essere l’uomo più trasversale, capace cioè di dialogare con tutte le parti in causa: è infatti in buoni rapporti tanto con Tremonti, con cui ha collaborato di recente al Tesoro nelle riunioni sul piano per la crescita e in svariati vertici internazionali, quanto con Grilli, al cui fianco ha lavorato anche nel Comitato economico e finanziario della Ue (che Grilli presiede).

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