Se ogni operatore economico-finanziario ne facesse uno strumento di riflessione e lavoro quotidiani, ci troveremmo in un sistema migliore. Si può sintetizzare così il consenso, corale e convinto, che ieri in Università Cattolica è stato espresso da importanti rappresentanti del nostro panorama economico e finanziario in riferimento a 'Oeco- nomicae et pecuniariae quaestiones. Considerazioni per un discernimento etico circa alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario', il documento pubblicato a maggio dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. All’evento organizzato dall’ateneo milanese, in collaborazione con Abi (Associazione bancaria italiana) e il sostegno di Banca Mediolanum, con sottolineature differenti è stato infatti ribadito come le indicazioni di quel testo siano fondamentali per ispirare un modo d’intendere l’attività economica, e in particolare finanziaria, autenticamente al servizio dell’economia reale e del bene comune. Agli antipodi, insomma, di quella finanza speculativa e predatoria che ha innescato la crisi del 200708. E che purtroppo non è affatto scomparsa dai radar.
Sottolineando come il messaggio che contiene si ponga in una prospettiva globale, il presidente di Abi, Antonio Patuelli, ha fatto sue le parole del documento sulle critiche alla presunta autosufficienza allocativa dei mercati: «Che sono strumenti formidabili – ha detto Patuelli – ma dove senza regole e garanti la probabilità della sopraffazione è elevata». Patuelli si è anche espresso a favore, ad esempio, di una revisione delle prassi borsistiche, che «non sono dogmi di alcuna fede», ha rimarcato, perché la possibilità per i grandi investitori professionali di utilizzare strumenti tecnologici per il trading ad alta frequenza crea disparità troppo forti verso i piccoli risparmiatori. Come pure si è detto favorevole ad alcune proposte che il documento avanza: la necessità di una pubblica regolazione e valutazione super partes dell’operato delle agenzie di rating, di una valutazione del benessere che vada oltre il Pil, di una certificazione pubblica dei prodotti di finanza innovativa: «È tutelando i risparmiatori – ha ricordato – che si tutelano le banche». Sui «risparmiatori disarmati » di fronte alle grandi asimmetrie informative che esistono sui mercati ha puntato l’attenzione anche Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, che ha riconosciuto come il documento della Santa Sede analizzi e descriva perfettamente quella che è stata l’evoluzione della finanza: «Bisogna evitare, cancellare le asimmetrie informative – ha detto Gros-Pietro –, puntando ad esempio sull’educazione finanziaria».
Giovanni Pirovano, vice-presidente di Banca Mediolanum (è nel Comitato esecutivo di Abi con delega alla responsabilità sociale d’impresa), ha invitato a riflettere sul fatto che affrontare le questioni globali significa anche interrogarsi sui comportamenti individuali: «Ognuno di noi può contribuire a cambiare il mondo con le sue piccole azioni – ha osservato –. Dalla lettura di testi come questo dobbiamo portarci a casa elementi che possiamo poi usare per fare meglio il nostro mestiere». Concludendo il dibattito, Mauro Salvatore, economo della Cei, ha ricordato le affinità del documento con la dottrina sociale della Chiesa, dall’enciclica Populorum progressio di papa Paolo VI alla Laudato si’ di papa Francesco, dove tanto si insiste sulla denuncia della cultura dello scarto: «Se il fine non è più il lavoro ma diventa il denaro – ha spiegato –, è inevitabile si creino distorsioni».