Anche le banche devono fare i conti con le transizioni - Archivio
Il sistema bancario italiano vive una situazione schizofrenica. Da una parte si riducono gli sportelli sul territorio e si tagliano i dipendenti più esperti, dall'altra si punta sul digitale e si assumono giovani che hanno maggiore dimestichezza con le nuove tecnologie. Nel primo semestre del 2023, rispetto allo stesso periodo del 2022, si registra un marcato aumento di utili e ricavi. L'utile contabile cresce complessivamente del 62,5% e si attesta a 11,5 miliardi di euro. I ricavi registrano un aumento del 20,5%, con il margine d'interesse che sale del 57,2% e le commissioni che diminuiscono del 2,3%. I costi operativi aumentano dell'1,2%. A fare da traino, ancora una volta, l'ampliamento dello spread fra tassi attivi sugli impieghi in crescita e i tassi passivi, che remunerano conti correnti della clientela sostanzialmente stabili. È il quadro tratteggiato dall'analisi del Centro studi Uilca. Tuttavia i prossimi trimestri delle banche potrebbero risentire dei primi segnali economici negativi, con i consumi che si riducono a causa dell'inflazione e delle complessità finanziarie, e un quadro complessivo in cui persiste il rischio recessione, come certificato dall'Istat che ha rilevato nel secondo trimestre 2023 una diminuzione dello 0,3% del Pil. Inoltre l'aumento, non ancora giunto al termine, dei tassi d'interesse, dovuto alla politica monetaria restrittiva della Banca centrale europea, sta riducendo gli investimenti e potrebbe innescare la crescita degli Npl (i crediti deteriorati), che si originano dalle difficoltà di imprese e famiglie nel pagare le rate sui prestiti. Pur in questo scenario dovrebbe persistere l'andamento positivo del settore bancario, considerando anche che gli Npl delle banche analizzate, come confermato dalla diminuzione del 55,9% delle rettifiche sui crediti (nel 2022 erano incluse le svalutazioni degli asset russi e ucraini), sono sotto controllo e hanno una ridotta incidenza rispetto ai crediti totali erogati.
In 30 anni chiuse metà delle banche, aumenta l'utilizzo del digitale
In 30 anni sono state chiuse la metà delle banche italiane che si «sono ritirate dai territori», ma la «digitalizzazione stenta». Lo afferma la Fondazione Fiba. Lo studio ricorda come «sono 434 gli istituti di credito in Italia, nel 1993 erano più di mille. Pesantissimo il calo di Popolari e credito cooperativo. Restiamo davanti alla Francia (394), ma dietro a Polonia (573) e Austria (443). Lontanissima la Germania, che può ancora contare su 1.381 banche. Senza le 184 Bcc affiliate alle due capogruppo del credito cooperativo saremmo sotto all'Irlanda nella graduatoria dei Ventisette. Il numero degli sportelli ha toccato il suo massimo nel 2008 (34.139) per poi iniziare una rapidissima discesa che non si è ancora arrestata (20.909 a fine 2022). Nella prima parte del 2023 ne sono stati chiusi altri 593. Ma la ritirata dai territori non è stata accompagnata da un'analoga crescita del digitale. «Siamo indietro rispetto alla media Ue per utilizzo dell'internet banking, specie tra gli anziani», sottolinea lo studio. Il Trentino Alto Adige è la regione più digitale, la Calabria è a fondo classifica. Per il segretario della First Cisl Riccardo Colombani il legame delle banche con il territorio «va invece rafforzato attraverso incentivi reputazionali ed economici. Al contrario, dobbiamo scongiurare i propositi di un'ulteriore concentrazione del sistema bancario, perché aggraverebbe i danni di un disagio sociale sin troppo evidente». Tuttavia - secondo un'indagine contenuta nel XII Rapporto annuale realizzato da Abi Lab - aumenta l'utilizzo dei canali digitali per le operazioni bancarie nel 2022. I clienti attivi su mobile banking crescono del 13,1%, mentre quelli che operano tramite internet banking da portale web del 3,3%. A trainare la tendenza i clienti che accedono al mobile banking da smartphone con l'app, che negli ultimi cinque anni (tra il 2018 e il 2022) sono quasi raddoppiati. In crescita del 25% anche il volume di operazioni dispositive su mobile banking: tra queste, bonifici e giroconti +31,8%. Tutte le banche intervistate offrono servizi tramite app per smartphone e portale web, circa il 50% offre app anche sui tablet e il 21% sui dispositivi indossabili.
Rinnovo del contratto, nuove regole condivise
La trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro di circa 270mila dipendenti riparte. A Roma, a palazzo Altieri, sede dell'Abi-Associazione bancaria italiana, si confrontano la presidente del Comitato per gli affari sindacali e del lavoro di Abi, Ilaria Dalla Riva, coadiuvata dal direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, e dal responsabile dell'area sindacale, Stefano Bottino. Dall'altra parte del tavolo, i segretari generali di Fabi, Lando Maria Sileoni, First Cisl, Riccardo Colombani, Fisac Cgil, Susy Esposito, Uilca, Fulvio Furlan, Unisin, Emilio Contrasto. Alla riunione anche i rappresentanti del Gruppo Intesa Sanpaolo, che lo scorso febbraio aveva revocato il mandato sindacale all'Abi. Il contratto nazionale è scaduto a fine 2022 ed è stato prorogato, a più riprese, fino al prossimo dicembre. Il rinnovo contrattuale nel settore bancario è «caratterizzato da profondi cambiamenti strutturali che richiedono nuove regole condivise e al passo con i tempi». Lo scrive l'Abi in una nota. «Quel che ha detto il ceo di Intesa Carlo Messina è di grande importanza sia per quanto attiene alla rivendicazione salariale che abbiamo avanzato per il rinnovo del contratto nazionale dei bancari, sia per quanto riguarda la partecipazione dei lavoratori agli utili generati dalle banche. Dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione significa tradurre in pratica il pensiero dei padri costituenti, che vedevano nella partecipazione la forma più alta di realizzazione della persona nel lavoro», dice Colombani. «Il settore bancario ha bisogno di un patto per l’occupazione: a ogni uscita deve corrispondere un’entrata. Per questo – aggiunge il segretario della First Cisl - dobbiamo fare passi avanti sul Fondo per l’occupazione, che dalla sua istituzione è stato finanziato solo dai lavoratori e ciò nonostante ha consentito stabilizzazioni e nuove assunzioni. Va inoltre valorizzata la cabina di regia sul digitale, istituita nel precedente contratto, come luogo di governo delle trasformazioni indotte dalle nuove tecnologie e di aggiornamento continuo del contratto nazionale. Oggi al centro dell’agenda c’è il tema dell’algoretica, che richiama l’urgenza di studiare e regolare i problemi etici legati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale: su questa strada è opportuno che si muova anche il settore bancario».
Anche nelle banche le donne guadagnano meno dei colleghi
Oggi il settore bancario, che costituisce un campione rappresentativo della popolazione italiana, ha una composizione dei dipendenti per genere ben bilanciata con il 51,2% di donne e il 48,8% di uomini. A fare ricorso al part-time è il 21,8% delle donne e solo il 2,2% degli uomini. Il più delle volte la decisione è motivata da esigenze familiari, quali la cura dei figli o degli anziani. Poche volte si tratta di una libera scelta. Con previsioni demografiche che prefigurano un aumento dell'età media della popolazione, una conseguente necessità di maggiori spese sanitarie e previdenziali e una riduzione di pensioni e servizi pubblici, a pagarne il prezzo più alto rischiano di essere le donne. Diventa importante, allora, creare le condizioni per una loro più ampia partecipazione al mercato del lavoro, che permetterebbe anche una maggiore crescita del Pil e della ricchezza del Paese. In questo contesto, è necessario prima di tutto promuovere un cambiamento culturale per consentire alle donne di affrancarsi da ruoli di sussidiarietà imposti da una società purtroppo ancora troppo poco attenta alle loro esigenze e capacità. «È positivo che nei piani industriali delle banche si parli di riduzione del gap salariale e di valorizzazione del personale femminile, ma a questi intenti serve seguano risultati concreti. Nella piattaforma di rinnovo del Contratto Nazionale del credito, che stiamo discutendo con Abi, ci sono specifici richiami in tal senso. Per i prossimi anni ci auguriamo una maggiore giustizia salariale tra uomini e donne, che passa anche attraverso una lungimirante politica di assunzioni. Oltre al genere deve essere rispettato il merito, fondamentale per far ripartire quell'ascensore sociale che non solo ha limitato la realizzazione personale e professionale delle donne, ma spesso blocca il sistema sociale ed economico del Paese», commenta il segretario generale della Uilca Fulvio Furlan. «Nel complesso nel 2022 sono stati assunti più uomini che donne. I numeri dei rapporti cessati, su cui incidono molto le dimissioni per accedere al fondo di solidarietà, evidenziano una maggiore presenza di uomini, dovuta anche a un settore storicamente più maschile», precisa Roberto Telatin, responsabile del Centro Studi Uilca. In un'epoca di trasformazioni radicali, l'organizzazione del lavoro può e deve considerare il benessere lavorativo centrale: «Dobbiamo rendere attraente il settore bancario anche per le nuove generazioni. Siamo preoccupati di quanto siano pochi i giovani: oggi solo il 6,1% del personale bancario ha meno di 30 anni. Il saldo tra assunti e cessati under 30, seppure positivo, evidenzia come circa metà del personale di questa fascia d'età lasci il lavoro in banca», conclude Furlan. «È positivo che nei piani industriali delle banche si parli di riduzione del gap salariale e di valorizzazione del personale femminile, ma a questi intenti serve seguano risultati concreti. Nella piattaforma di rinnovo del contratto nazionale del credito, che stiamo discutendo con Abi, ci sono specifici richiami in tal senso», afferma il segretario generale della Uilca . Inoltre nel settore bancario «una questione di rilievo tra le altre è la diversificazione dei Consigli di amministrazione per genere, età, competenze, ancora non del tutto soddisfacente», afferma Luigi Federico Signorini, direttore generale della Banca d'Italia. «Non di rado è troppo basso - prosegue - in particolare il numero di esponenti aziendali che dispongono di un'adeguata esperienza in materia di nuove tecnologie, esperienza che è invece fondamentale per ricercare, vagliare e adottare innovazioni di processo e di prodotto promettenti, e allo stesso tempo presidiare in modo efficace i relativi rischi». Secondo Signorini infatti le «debolezze del governo societario hanno rappresentato una delle cause principali delle crisi bancarie degli ultimi anni e non solo in Italia: è naturale qui il riferimento agli episodi di crisi di banche regionali statunitensi della scorsa primavera». L'obiettivo, sostiene il dg di Bankitalia, «è spingere le banche a dotarsi di una governance che sia allo stesso tempo aperta all'innovazione, capace di formulare strategie lungimiranti e attenta a presidiare adeguatamente i nuovi rischi non meno che quelli vecchi. Gli approfondimenti che abbiamo condotto e stiamo conducendo presso le banche mettono in evidenza significativi margini di miglioramento». «Per i prossimi anni - afferma Signorini - ci auguriamo una maggiore giustizia salariale tra uomini e donne, che passa anche attraverso una lungimirante politica di assunzioni. Oltre al genere deve essere rispettato il merito, fondamentale per far ripartire quell'ascensore sociale che non solo ha limitato la realizzazione personale e professionale delle donne, ma spesso blocca il sistema sociale ed economico del Paese». «Nel complesso nel 2022 sono stati assunti più uomini che donne», ricorda Telatin. «Dobbiamo rendere attraente il settore bancario anche per le nuove generazioni. Siamo preoccupati di quanto siano pochi i giovani: oggi solo il 6,1% del personale bancario ha meno di 30 anni - conclude Furlan -. Il saldo tra assunti e cessati under 30, seppure positivo, evidenzia come circa metà del personale di questa fascia d'età lasci il lavoro in banca».
Oltre 100 nuove assunzioni in Credem
Credem continua a investire sulle persone con l'obiettivo di realizzare oltre 100 nuove assunzioni entro la fine dell’anno e raggiungere così quota 280 nuovi inserimenti nel corso del 2023. Le persone neoassunte vanno ad aggiungersi alle oltre 1.000 inserite dal 2020 a oggi. Salgono così a 6.700 le persone che lavorano nel Gruppo (+7% dal 2020 ad oggi). Gli inserimenti saranno destinati principalmente alla rete di filiali distribuite in tutta Italia, al Virtual Contact Center, dedicato all’assistenza telefonica e on line della clientela, ad Area Futuro, la struttura aziendale che raggruppa Information Technology, organizzazione, innovazione e Credemtel (società del Gruppo dedicata allo sviluppo di soluzioni digitali) e al rafforzamento della rete Private di Credem Euromobiliare Private Banking. Nello specifico, i profili ricercati per la rete commerciale e il virtual contact center sono diplomati e laureati, senza vincoli sul tipo di indirizzo di studi, con attitudine alla relazione e con buona efficacia comunicativa, che potranno candidarsi ad un percorso di selezione e inserimento. Il percorso di selezione è composto da due colloqui, un primo individuale e un secondo di gruppo, entrambi di tipo psico attitudinale. La ricerca per l’Area Futuro è indirizzata principalmente verso neolaureati e esperti in ambito informatico, analisti, sviluppatori e project manager, ruoli dedicati in particolare a laureate e laureati in ingegneria, matematica, informatica, fisica, statistica (cosiddette lauree Stem) con l’obiettivo di porre un forte accento sull’innovazione tecnologica e trasformazione digitale di prodotti e processi interni e rivolti al cliente. In questo caso, i candidati affronteranno un primo colloquio tecnico e successivamente un colloquio individuale di tipo psico attitudinale. Credem Euromobiliare Private Banking, private bank del Gruppo Credem nata nel 2023 dall’unione dall’area private banking di Credem e Banca Euromobiliare, punta invece a continuare a rafforzare la propria rete di consulenti con professionisti con una consolidata esperienza e competenza nel settore della gestione dei grandi patrimoni ed approfondite conoscenze in ambito finanziario. Credem prevede la possibilità di lavorare in modalità ibrida. Lo smart working è infatti attivo dal 2015 e oggi oltre l’85% dei dipendenti presenta un contratto di lavoro agile attivo. Nella sezione Lavora con Noi del sito Credem.it è possibile scoprire ulteriori dettagli e l’aggiornamento delle posizioni aperte.