Ancora un rinvio in Tribunale. I commissari ottengono tempo per salvare l'ex Ilva - Ansa
Un altro rinvio per trovare un'intesa. I legali dei commissari dell'ex Ilva e di ArcelorMittal hanno chiesto e ottenuto un rinvio al 6 marzo dell'udienza che si sarebbe dovuta tenere questa mattina davanti al giudice Claudio Marangoni. "È stata un'udienza brevissima - ha detto l'avvocato Ferdinando Emanuele, che assiste ArcelorMittal - abbiamo chiesto al giudice un rinvio per consentire alle parti di negoziare fino al 28 febbraio".
Fino alla tarda serata si respirava ottimismo, ma c’erano zero certezze. Se i segnali incoraggianti si riveleranno giustificati si capirà meglio stamattina, quando gli avvocati di Arcelor Mittal e i legali dei commissari dell’ex-Ilva si presenteranno in Tribunale a Milano. All’orizzonte, tuttavia, non c’è una svolta per l’acciaieria più grande d’Europa. L’ipotesi più probabile vede le due parti sul punto di siglare un pre-accordo di massima 2.0. In pratica, un testo ancora non definitivo ma maggiormente articolato rispetto alla precedente versione pre-natalizia e, in ogni caso, sufficiente a chiedere ulteriore tempo per chiudere il negoziato. A poche ore dal momento della verità, si va verso la richiesta di un nuovo rinvio del procedimento. Uno slittamento di un paio di settimane proprio per definire i dettagli di un’intesa che dovrebbe portare poi alla stretta di mano finale. Ma si ragiona ancora con i 'se'. Eppure dopo l’incontro a Londra tra il premier Giuseppe Conte e Lakshmi Mittal, presidente e ceo del gruppo franco-indiano, sono arrivati segnali distensivi. In queste ore cruciali, anche le dichiarazioni ufficiali lasciano presagire che si troverà un punto d’incontro. Ieri, Aditya Mittal, presidente e direttore finanziario del colosso del siderurgico, ha auspicato «ulteriori passi avanti » in direzione dell’accordo, affermando che «siamo tutti al lavoro per trovare una soluzione sostenibile» anche se la questione, ha ammesso, è «complessa» e nell’ultimo incontro con Conte «ci sono stati dei progressi». Passi in avanti confermati anche da Palazzo Chigi. Nelle mosse di Arcelor Mittal, comunque, vengono presi in grande considerazione i numeri. «Il 2019 è stato un anno molto difficile e diversi fattori hanno pesato sui risultati: il rallentamento della crescita economica, una bassa produzione nel settore auto e un calo della domanda di acciaio nei no- stri mercati core», ha spiegato Aditya Mittal, illustrando i conti del gruppo per l’anno scorso. Un 2019 che è andato in archivio con una perdita netta di 2,5 miliardi di dollari. Per quest’anno, tuttavia, è atteso un miglioramento: «I segnali indicano che il rallentamento della domanda inizia a stabilizzarsi e ci aspettiamo che la domanda nei nostri mercati core aumenti». Dal canto loro Fim, Fiom e Uilm hanno ribadito la propria contrarietà ad una trattativa che, di fatto, ha escluso le organizzazioni sindacali. E senza rassicurazioni sulla tutela dei livelli occupazionali (solo a Taranto i dipendenti diretti superano le 8mila unità) le forze sociali non hanno intenzione di dare il via libera a un nuovo piano industriale. Oggi il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, ha convocato in Prefettura il tavolo di crisi sull’indotto-appalto di Arcelor Mittal, ex Ilva. L’appuntamento era stato chiesto lunedì scorso da Confindustria Taranto e dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil per verificare insieme al gruppo francoindiano lo stato dei pagamenti. A tutt’oggi, l’associazione degli industriali lamenta ritardi nei pagamenti e la corresponsione alle imprese di somme che non equivalgono allo scaduto fatture maturato, ma soltanto ad acconti. In un incontro con i sindacati metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, ArcelorMittal ha annunciato però che da gennaio a oggi ha versato 20 milioni all’indotto di Taranto e che altri 6 milioni sono in arrivo. Da ieri, inoltre, è attivo un numero di telefono dedicato agli imprenditori per segnalare eventuali problemi con le fatture. Oggi l’udienza in Tribunale a Milano. Da Arcelor Mittal e dal governo filtra ottimismo, ma i legali chiederanno un paio di settimane prima di arrivare a una seconda intesa di massima e, successivamente, chiudere il negoziato Il 2019 del gruppo franco-indiano si è chiuso con una perdita netta di 2,5 miliardi di dollari. Sindacati preoccupati per la tutela dei livelli occupazionali