martedì 5 dicembre 2023
Il comparto occupa più di 925mila persone e richiede conoscenze tecniche e digitali per affrontare gli impatti climatici
Studenti nei campi

Studenti nei campi - xFarm

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Anche in agricoltura è sempre più necessaria una transizione tecnologica e digitale. Dagli impatti della crisi climatica all'aumento dei prezzi, il settore segna il passo. La filiera agroalimentare riveste un'importanza strategica per l’economia del Paese che genera 294 miliardi di euro di valore aggiunto, contribuendo al 16,5% del Pil italiano. Il comparto agricolo, che occupa più di 925mila persone, richiede sempre più conoscenze tecniche e digitali, specialmente in un’ottica di efficienza economica e sfruttamento consapevole e sostenibile delle risorse naturali. In Italia, infatti, più del 60% degli agricoltori utilizza almeno una soluzione 4.0 e oltre quattro su dieci ne utilizzano almeno due, in particolare software gestionali e sistemi di monitoraggio e controllo dei macchinari. A fare il punto della situazione, con dati alla mano anche sugli eventi meteorologici estremi elaborati dal suo Osservatorio Città Clima, è Legambiente. In Italia, nei primi dieci mesi del 2023 sono stati ben 41 gli eventi meteorologici estremi, una media di quattro al mese, che hanno causato danni all'agricoltura con pesanti ripercussioni economiche.
Emilia-Romagna con dieci casi, Veneto (sei), Toscana (quattro) e Piemonte (quattro) le regioni più colpite. Un anno nero per l'agricoltura e se si guarda indietro negli anni, su un totale di 114 eventi estremi che hanno avuto impatti sull'agricoltura dal 2010 a oggi, ben 80 (il 70%) sono avvenuti negli ultimi quattro anni (2020/2023). Nord e Sud Italia le zone più colpite in questi quattro anni con Emilia-Romagna 15 casi, Piemonte 14, Puglia 11, Veneto dieci, Lombardia e Sicilia sette, in sofferenza. Di fronte a questo quadro, a preoccupare è anche l'aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e il fatto che l'Italia sia in ritardo rispetto agli obiettivi europei fissati al 2030 dalle direttive From farm to fork e Biodiversity (la riduzione del 50% dei pesticidi, del 20% dei fertilizzanti, del 50% degli antibiotici utilizzati negli allevamenti, il raggiungimento del 10% di aree dedicate a biodiversità e corridoi ecologici nei terreni agricoli e del 25 % di biologico a livello europeo); all'attuazione del Pan-Piano di azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, l'ultima stesura risale al 2014 e la sua scadenza era fissata per il 2019 e all'emanazione dei decreti attuativi della legge sull'agricoltura biologica approvata nel marzo 2022. Preoccupante anche sul fronte europeo il ritardo e le incertezze sull'approvazione del Sur, il regolamento europeo sull'uso dei pesticidi e la posizione favorevole dell'Italia sulla proroga all'utilizzo per altri dieci anni del glifosato in Europa. Sei le proposte, di cui tre tecniche, che Legambiente indirizza al governo Meloni e in primis al ministro dell'Agricoltura e che mettono al centro l'agroecologia, capace di unire innovazione e sostenibilità rispondendo in maniera resiliente alla crisi climatica in atto, e l'agricoltura biologica che può fare da apripista all'intero settore agroalimentare. Per raggiungere questo obiettivo occorre prima di tutto superare il divario tra domanda e offerta, riducendo i costi per i produttori e per i consumatori. Per questo Legambiente propone l'Iva al 2% per tutti i prodotti biologici certificati, bonus fiscali (dedicati alle donne in gravidanza, ai bambini e alle categorie più fragili) e credito d'imposta per le aziende agricole che decidono di convertirsi al biologico per ridurre i costi della certificazione oggi totalmente a carico degli agricoltori. Non va dimenticato che l'Italia è leader sul biologico con 90mila operatori, più di due milioni di ettari coltivati a biologico e ha raggiunto il 18,7% della Sau (Nomisma 2023). Tra le altre proposte, occorre approvare il Pan sul biologico ed emanare al più presto i decreti attuativi sulla legge sull'agricoltura biologica approvata nel 2022 dopo 13 anni, dando un segnale chiaro, il medesimo che chiedono - con forza - i consumatori e le aziende del settore. Destinare più risorse alla realizzazione di biodistretti che sono in continua crescita.

Agricoltura 4.0 e digitalizzazione

Nel contesto della crisi climatica che sta colpendo il nostro Pianeta, una delle principali priorità dell’agricoltura è cercare soluzioni in grado di garantire sostenibilità ambientale ed economica, abbracciando le nuove prospettive dell’agricoltura 4.0. Lo sa bene xFarm Technologies (https://xfarm.ag/) che con la sua piattaforma digitale semplifica e ottimizza le attività delle aziende agricole, in ogni fase della produzione, supportando le aziende agricole verso produzioni sempre più efficienti e sostenibili. La trasformazione digitale nel mondo agricolo deve essere però sostenuta dall’acquisizione di nuove competenze e dallo sviluppo di una nuova mentalità, questo passa non solo dal continuo aggiornamento delle capacità tecniche degli operatori già attivi nel settore, ma anche dalla formazione dei professionisti del domani. Proprio da questa consapevolezza xFarm Technologies ha deciso di potenziare anche la propria proposta di formazione, diventando un supporto soprattutto per le nuove generazioni, futuro e motore di questo settore produttivo sempre più in trasformazione. Con il progetto xFarm Education (https://xfarm.ag/education/), xFarm Technologies entra, infatti, in scuole e Università per formare gli studenti sui temi dell’agricoltura 4.0, digitalizzando le aziende agricole didattiche aderenti all’iniziativa. Al momento il progetto ha all’attivo la collaborazione con 80 scuole, per un totale di circa 2mila studenti formati e l’intenzione è di potenziare questa attività, raggiungendo tutte le regioni italiane e iniziando a internazionalizzare il progetto ampliando la platea delle scuole partecipanti. A oggi, infatti, sono sempre più gli istituti agrari che sentono la necessità di adeguare i piani di studio e di mettere, sin da subito, i giovani a contatto con le aziende e con le basi dell’agricoltura 4.0. Per esempio, ha deciso di aderire al progetto educativo proposto da xFarm l’Istituto Superiore di Istruzione Agraria "Duca degli Abruzzi" di Padova, con il quale si sta portando avanti sia un’attività formativa direttamente con i ragazzi che la digitalizzazione dell’azienda agricola didattica dell’istituto. In particolare, sono stati installati diversi sensori per il monitoraggio ambientale e una stazione metereologica, che aiutano gli studenti a prendere confidenza con le nuove tecnologie, rendendo la didattica sempre più concreta e 4.0. Le iniziative di xFarm vanno anche nella direzione della formazione continua e dell’aggiornamento costante dei professionisti operanti nel settore. Per queste esigenze è nata xFarm Academy (https://xfarm.ag/academy/), un corso on line totalmente gratuito e aperto a tutti, composto da lezioni in diretta, già alla settima edizione e con più 1.200 professionisti formati. Oltre a questi progetti, xFarm Technologies continua le proprie attività di formazione presso diversi Odaf-Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali e il proprio lavoro di divulgazione sui canali social nel campo delle tecnologie. Altri esempi di agricoltura 4.0 arrivano dall'Emilia-Romagna: mappature satellitari, droni, sensori "di campo", robot a energia solare che seminano al posto dei contadini. Coprob, cooperativa dei produttori bieticoli, con la filiera bio di barbabietola da zucchero maggiore d'Europa, si caratterizza per una gestione completa, dal campo al cliente, della filiera dell'unico zucchero 100% italiano avviato su larga scala nel 2019 con 1.200 ettari dislocati in sette regioni della penisola: Emilia-Romagna, Veneto,Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Toscana. Tra le nuove tecnologie impiegate nei campi il Dss (Decision support system) che, attraverso il monitoraggio dell'andamento climatico (in particolare del tasso di umidità), aiuta l'agricoltore a capire quale sia il momento giusto per intervenire nei trattamenti. Uno strumento che si è rivelato prezioso per contrastare le carenze in aumento negli ultimi anni. Nel processo agricolo è stato integrato un robot in grado di seminare due ettari al giorno e di memorizzare, a distanza di tempo, il punto preciso di semina per ritornarci dopo mesi per la sarchiatura.

Accordo per un'agricoltura sempre più ecologica

Nasce la partnership tra due protagonisti dell’agricoltura italiana: BF Spa, il più importante gruppo agroindustriale italiano, e EcorNaturaSì, la maggiore realtà del biologico italiano. E questa unione dà immediatamente i suoi frutti con la creazione di BF Bio, che adotterà i più innovati principi scientifici e le più moderne tecnologie dell’agricoltura di precisione e dell’allevamento nella produzione biologica. La collaborazione permetterà di accrescere la disponibilità di prodotti biologici italiani, visto che agli oltre 9mila ettari di filiera bio di NaturaSì si affiancheranno i 2.300 ettari bio e i 300 ettari in conversione da parte BF Spa. I principi dell’agritech e dell’agricoltura rigenerativa consentono di selezionare ed applicare modelli virtuosi per valorizzare prerogative, storicità e cultura di distretti produttivi che caratterizzano il settore primario Nazionale. NaturaSì da quasi 40 anni sostiene e promuove l’agricoltura biodinamica e biologica ed è uno dei maggiori player europei del settore con oltre 320 punti vendita in Italia dedicati totalmente alla vendita di prodotti biologici e biodinamici ed una rete di 300 aziende agricole che negli anni hanno sviluppato pratiche virtuose per la rigenerazione dei suoli, per la cura della biodiversità e per la produzione di cibo di qualità senza l’uso di sostanze inquinanti. La partnership permetterà quindi da una parte ad EcorNaturaSì di crescere e sviluppare la rete commerciale e, in parallelo, a BF Spa, attraverso i propri terreni biologici, le 12 aziende e i siti di trasformazione alimentare, di fornire prodotti e materie prime garantite per le filiere biologiche 100% italiane. Il progetto potrà così contribuire alla sovranità alimentare e dunque ridurre ulteriormente la dipendenza da approvvigionamenti esteri e far fronte alle carenze dovute soprattutto agli effetti dei cambiamenti climatici. L’agricoltura biologica ha infatti un effetto positivo non solo sulla salute delle persone, ma anche sulla salute dell’ambiente, in particolare trasformando la CO2 in humus e quindi in fertilità del suolo. La collaborazione tra le due realtà ha quindi l’obiettivo di creare aziende resilienti che garantiscano la biodiversità nel lungo periodo. Questa parte dell’iniziativa rappresenta l’aspetto di cui beneficeranno anche le comunità circostanti e la qualità della loro vita, oltre a costituire un polo di attrazione per le attività economiche. Alla componente forestale viene inoltre associata la parte agronomica in un’ottica di sinergia e simbiosi con il sistema silvicolo circostante, sviluppando i metodi dell’agricoltura rigenerativa, con l’obiettivo di preservare la salute del suolo e proteggere la biodiversità, grazie all’integrazione di bestiame, aree di foresta e terreni agricoli. Per esempio, i campi di pascolo dei bovini di razza maremmana vengono avvicendati, di modo da consentire il ripristino del prato stabile e garantire apporti di sostanza organica costanti nel tempo. In questo scenario, la cui gestione ponderata prevede l’osservazione sotto diverse prospettive, la raccolta di dati derivanti da sorgenti prossimali e remote alimenta criteri e razionali in grado di rappresentare l’evoluzione dei sistemi colturali sulla base di specifici indicatori. Tra le linee biologiche che verranno sviluppate vi è la linea di carne da bovino razza maremmana per cui verrà sviluppato un brand specifico dedicato. Un allevamento che promuove una razza peculiare e dalla storia millenaria che ha sempre proliferato in un ambiente naturale caratterizzato da poca propensione all’agricoltura. La mandria, composta al momento da circa 200 esemplari, ma che raggiungerà 300 unità nei prossimi anni, viene allevata secondo l’applicazione del sistema di allevamento biologico allo stato brado nel rispetto del benessere animale. È in via di realizzazione un centro aziendale con l’obiettivo di rendere più efficiente l’intervento dei tecnici in caso di bisogni legati alla cura e gestione della mandria e per garantire la presenza di aree protette anti-predazione e migliorare quindi la convivenza tra predatori e animali allevati. Verrà inoltre prodotto il miele, in un progetto che pone al centro la difesa della biodiversità grazie alla valorizzazione delle api. Al momento sono operative 100 arnie, con l’obiettivo di raggiungerne 200 nel 2024.

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