"Secondo gli ultimi dati Inail di aprile, sebbene da considerare ancora provvisori, possiamo cogliere elementi più di ombre che di luci – commenta il presidente nazionale dell’Anmil,
Franco Bettoni, sottolineando che – se da una parte, il calo delle morti sul lavoro sembra fortunatamente scongiurare, almeno per il momento, il rischio di una ripresa in negativo del fenomeno, in questo campo c’è da considerare tuttavia che il terreno perduto nell’anno 2015 è solo parzialmente recuperato e, in proiezione annua, a fine 2016 ci troveremo a contare, ancora una volta, più di mille morti sul lavoro, una cifra francamente inaccettabile per una società che si vuole definire veramente civile". Nella sezione statistica Open Data, relativa al periodo 1° gennaio-30 aprile 2016 si sono verificati circa 208.200 infortuni, in calo di poche centinaia di unità rispetto ai 208.900 dello stesso periodo dell’anno precedente. La flessione, pari appena a -0,3%, risulta in forte e progressivo rallentamento rispetto alle contrazioni registrate negli anni precedenti (-8,8% nel 2012, -6,8% nel 2013, -4,6% nel 2014 e -3,9% nel 2015). La diminuzione si riscontra soltanto per gli infortuni avvenuti “in occasione di lavoro”, che sono scesi dai 181.400 circa del 2015 ai 180.200 del 2016 (pari a -0,7%), mentre gli “infortuni in itinere” risultano in crescita del 2,1% (dai 27.500 del 2015 ai 28.100 del 2016). La notizia più rassicurante viene dal dato relativo ai morti per incidenti sul lavoro che mostrano un sensibile calo delle denunce passate dai 305 casi dei primi quattro mesi 2015 ai 271 del 2016, con una diminuzione di 34 unità, corrispondente a -11,1%. "Si tratta di un risultato che da molte parti era atteso con una certa apprensione – continua Bettoni – e l’impennata degli infortuni mortali registrata nel 2015 (+16,3%) non lasciava presagire nulla di buono temendo che, dopo oltre un decennio ininterrotto di contrazione delle morti sul lavoro, il 2015 potesse rappresentare l’inizio di una preoccupante inversione di tendenza del fenomeno".La diminuzione dei decessi risulta tuttavia molto più consistente tra gli infortuni
in itinere, che sono scesi da 82 a 65 (-20,7%), rispetto a quelli “in occasione di lavoro” passati da 223 a 206 casi (-7,6%). Il calo ha interessato in misura maggiore la componente femminile (-16,7%) rispetto a quella maschile (-10,4%) ed è risultato molto più intenso nelle regioni del Nord Ovest (-20,5%), del Sud (-17,7%) e delle Isole (-17,2%) e più moderato al Centro (-7,0%). Soltanto nel Nord Est si registra una crescita di alcune unità (da 65 a 68 pari a + 4,6%).Per quanto riguarda le attività economiche, il confronto tra i due periodi evidenzia una assoluta stabilità degli incidenti mortali in Agricoltura e una lieve crescita nell’Industria manifatturiera e nelle Costruzioni; per gli altri principali settori di attività si registrano, invece, cali diffusi e percentualmente molto elevati (anche se in valore assoluto si tratta di variazioni numericamente non molto consistenti): Commercio -41,2% e Trasporti -28%. In termini assoluti il maggior numero di morti sul lavoro verificatisi nel primo quadrimestre dell’anno in corso, si registra in Agricoltura (39), Costruzioni (26), Industria manifatturiera (25), Trasporti (18) e Commercio (10). "Desta dunque forte preoccupazione – conclude Bettoni – il dato relativo al numero complessivo degli infortuni sul lavoro che è rimasto praticamente stazionario rispetto all’anno precedente. Ci auguriamo che questo non stia a significare la fine della spinta propulsiva che aveva portato a quel lungo favorevole trend registrato nel nostro Paese ormai da alcuni decenni. Un pericolo che ci spinge ancora di più a non abbassare la guardia e invitare tutti, ciascuno al proprio livello di responsabilità, a moltiplicare gli sforzi per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori".