lunedì 2 luglio 2012
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La spending review è ormai alle strette finali. Ma sul nodo dei tagli lineari sugli statali arriva netto il doppio altolà di Cisl e Cgil. Sarà «mobilitazione, a tappeto e in tutte le città», attacca Raffaele Bonanni. «Valuteremo le misure e decideremo se e come proseguire la mobilitazione», annuncia poco dopo la Cgil.Non è l’unica matassa che Monti si troverà a dover sbrogliare martedì nell’incontro con le parti sociali e gli enti locali, con i quali dovrà, appunto, essere affrontato il capitolo della riduzione delle Province. Ma tra le ipotesi del pacchetto sul pubblico impiego che, secondo fonti di stampa, dovrebbero confluire nel decreto sulla spending review, fa discutere quella che riguarderebbe almeno 10mila esuberi, da gestire con il collocamento in mobilità e il pensionamento, con una deroga di 1-2 anni alla riforma delle pensioni.Nell’esecutivo agisce una sotterranea divisione dei compiti. Da un lato la revisione della spesa a lungo temine, appannaggio del ministro per i rapporti con il Parlamento Piero Giarda. Ma il primo tempo della partita appare ora in mano al Tesoro, più propenso ai tagli lineari. Il sindacato di via Po è comprensibilmente più sulla prima linea. Per questo il segretario generale chiede ai tecnici di agire contro gli sprechi effettivi «senza fare l’errore di dare in pasto all’opinione pubblica fatti solo clamorosi». I tagli agli organici non andrebbero nel senso di un «vera» riorganizzazione della P.a. nel nome della «produttività e funzionalità». Anzi, sarebbero dannosi, perché «se si spostano le persone, la mobilità o la pensione hanno comunque un costo», spiega Bonanni. Per la Cgil saremmo di fronte a una «quinta manovra sul lavoro pubblico». Infine, sul rinvio a dopodomani, da Corso d’Italia fanno sapere a Monti che l’incontro «non può essere di mera comunicazione delle decisioni che il governo ha già preso». Senza equità, ci sarà una «risposta forte e unitaria», annuncia Giovanni Centrella, segretario dell’Ugl.Il governo, intanto, dice di aspettarsi il sostegno del Parlamento «come è avvenuto fino ad oggi». Così si è espresso il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, a margine degli Stati generali delle Regioni del Meridione a Catanzaro (anche qui la richiesta pressante è stata: meno tagli). «Fino ad oggi – ha aggiunto – abbiamo fatto ricorso a 28 fiducie e forse abbiamo anche esagerato», ma «ne avevamo bisogno anche per presentarci in Europa in modo più forte». Oramai sul tema è questione di giorni, assicurava il sottosegretario.
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