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La famiglia italiana media entra in questo 2025 con un certo ottimismo e anche qualche soldo in più. Coop ha aggiornato il suo Rapporto sui consumi, realizzato a partire da un sondaggio condotto a dicembre dal suo ufficio studi e da Nomisma. Interrogati su quale sensazione provino pensando all’anno appena iniziato, il 34% degli italiani ha risposto di vivere una sensazione «esclusivamente positiva» e il 18% «più positiva che negativa»: la somma fa un 52% di ottimisti, contro un 48% di pessimisti le cui sensazioni di inizio anno sono o «esclusivamente negative» (27%) o «più negative che positive» (21%). Insomma, «si intravede un barlume di ottimismo» nota l’ufficio studio del gruppo dei supermercati cooperativi. Certo, è proprio solo un barlume. Nelle risposte multiple sulla sensazione “dominante” pensando al 2025 è tutta un’alternanza di sentimenti opposti: al primo posto c’è la preoccupazione, seguita dalla curiosità, quindi dall’insicurezza e poi dalla fiducia, dopodiché vengono ottimismo, inquietudine e così via.
Com’era normale aspettarsi, i più ottimisti sono quelli che dicono di appartenere a una classe sociale “alta” mentre chi si classifica nelle classi “basse” è più pessimista. Molte di queste sensazioni riguardo l’anno che verrà sono infatti inesorabilmente legate ai soldi. Gli italiani temono di dover spendere di più nel 2025, dicono i risultati dell’indagine, e in particolare sono quasi rassegnati a dovere pagare di più per spese obbligate, a partire da bollette, salute, cibo, carburante. Probabilmente sono timori fondati: i manager interrogati nell’ambito della stessa indagine confermano di aspettarsi una spesa delle famiglie in crescita dello 0,7% quest’anno. Mentre l’aumento delle bollette è purtroppo cosa certa. La è per i cosiddetti clienti “vulnerabili”, circa 3,2 milioni di famiglie rimaste sul mercato libero e che pagano i prezzi stabiliti di volta in volta dall’Autorità dell’energia (Arera) in base all’andamento del mercato: per l’elettricità è già arrivato a fine dicembre l’annuncio di un +18,5% per il primo trimestre, per il gas Arera ha deliberato ieri un aumento del 2,5%. Anche le famiglie sul mercato libero sentiranno il peso dei rincari, anche se in modo differente a seconda dell’offerta a cui hanno aderito. Se le quotazioni della materia prima resteranno sui livelli elevati degli ultimi giorni, attorno ai 50 euro per Mwh, non è lecito aspettarsi risparmi.
Però il bilancio della famiglia italiana media è comunque in buona salute. Lo dicono le rilevazioni trimestrali dell’Istat sui conti dello Stato, delle imprese e, appunto, delle famiglie. Il potere d’acquisto delle famiglie italiane, corretto per il calendario, nel terzo trimestre del 2014 è salito dello 0,4% sui tre mesi precedenti. In termini reali, cioè tenendo conto dell’inflazione e parametrato per essere confrontabile con i trimestri precedenti, il potere d’acquisto ha raggiunto i 298.113 milioni di euro, il livello più alto dal primo trimestre del 2011. Quattordici anni fa. Un effetto positivo frutto degli aumenti degli stipendi e dei salari nei mesi passati e della frenata dell’inflazione dopo le fiammate tra il 2022 e il 2023. Il potere d’acquisto quindi è in gran recupero. Anche qui però non è tutto roseo. Aumentano i redditi disponibili lordi (343,9 miliardi, +0,6%) ma è in crescita anche la spesa per i consumi finali (a 314,3 miliardi, +1,6%, ha segnato il nuovo massimo storico) con il risultato finale che gli italiani tagliano investimenti (-1%) e risparmi. La quota di reddito messa da parte che è scesa dal 10% al 9,2% nel trimestre.
Al momento molte famiglie, di nuovo secondo l’indagine di Coop e Nomisma, intendono rinviare gli acquisti più impegnativi, come la casa o la nuova automobile. Quella dose di ottimismo con cui gli italiani entrano nel nuovo anno avrebbe quindi bisogno di qualche spinta per non essere dispersa e poter contribuire alla crescita dell’economia nazionale, tutt’altro che esaltante. La stima dell’Istat è un aumento del Pil italiano dello 0,8%, già inferiore a quel +1% che ancora a ottobre indicava la Banca d’Italia (le ultime stime ufficiali di Commissione Ue e Ocse sono anche pià generose), ma secondo i manager coinvolti nello studio Coop difficilmente si andrà oltre il +0,5%.