venerdì 3 gennaio 2025
Il presidente uscente contrario all’acquisizione della Us Steel da parte dei giapponesi della Nippon Steel: sfuma un affare da 14,9 miliardi di dollari. «Segnale negativo agli investitori»
Biden fa il protezionista come Trump e l’acciaio Usa non va in Giappone

Ansa

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Il vento del protezionismo soffia forte al di là dell’Atlantico ancora prima dell’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump. Gli Stati Uniti sono ancora “open for business”? A giudicare da quanto ha deciso il presidente uscente Joe Biden sulla cessione ai giapponesi della Nippon Steel dell’americana Us Steel – un’icona dell’acciaio a stelle e strisce – parrebbe di no. Il leader democratico ha bloccato infatti ieri, a pochi giorni dalla fine del suo mandato, il piano di acquisizione da 14,9 miliardi di dollari, con una mossa che potrebbe avere conseguenze nel rapporto con Tokyo e che manderà, in generale, un segnale ben preciso agli investitori stranieri. I “gioielli” americani devono restare in mani americane, per quanto in crisi siano. Una posizione che accomuna Biden, anche se per motivi diversi, allo stesso Trump, che giusto un mese fa era tornato sulla questione per ribadire il suo no al gruppo giapponese.
È stato il Washington Post, tramite due fonti dell’amministrazione, ad anticipare di qualche ora che Biden aveva ormai preso la decisione, nonostante la contrarietà di diversi suoi consiglieri.

L’ufficialità è poi arrivata ieri, mentre ancora si augurava che Biden facesse «la cosa giusta in accordo alle norme, approvando una transazione che rafforza la sicurezza economica e nazionale americana». Già diversi mesi fa, quando era ancora candidato a un secondo mandato da presidente prima di cedere il passo a Kamala Harris, Biden aveva sollevato parecchie obiezioni all’affare, ufficialmente per ragioni di sicurezza nazionale (come d’altronde affermato ieri), ma soprattutto per non perdere l’appoggio dei sindacati, che temevano forti tagli in caso di cessione ai giapponesi. Trump, da parte sua, si era detto pronto a bloccare l’accordo, con l’obiettivo di riportare «l’acciaio statunitense alla sua grandezza e alla sua forza», attraverso «una serie di incentivi fiscali e tariffe».

Un affare di mercato si è trasformato insomma in una questione di carattere decisamente politico, mandando segnali poco rassicuranti agli investitori stranieri sul tradizionale sostegno di Washington verso il libero commercio. Tra i motivi non secondari, anche il fatto che la Us Steel ha sede a Pittsburgh, in quella Pennsylvania che è stata uno degli Stati chiave nella corsa alla Casa Bianca. I vertici della Us Steel dovranno ora rinunciare ai 2,7 miliardi di dollari di investimenti promessi per la modernizzazione di diversi siti dal gruppo giapponese, che aveva smentito l’ipotesi di licenziamenti. Il gruppo di Tokyo aveva avanzato la sua offerta di acquisizione da 14,9 miliardi di dollari nel dicembre 2023, al termine di un’asta a colpi di rilanci e controrilanci in cui aveva avuto la meglio su molte altre aziende concorrenti, con un premio del 40 per cento rispetto al valore di mercato della Us Steel.

Nelle scorse settimane, anche il premier giapponese Shigeru Ishiba aveva fatto pressioni su Biden perché approvasse l’acquisizione anche per rafforzare i rapporti tra i due Paesi e prima che Trump entrasse in carica. Il Giappone è un alleato chiave degli Stati Uniti nella regione dell’Indo-Pacifico, dove la crescita economica e militare della Cina e le minacce della Corea del Nord alimentano le preoccupazioni di Washington. Secondo Alistair Ramsey, vicepresidente della ricerca sull’acciaio presso la società di consulenza Rystad Energy, lo stop alla cessione potrebbe dissuadere gli investitori internazionali dal presentare, nel breve termine, offerte per società statunitensi politicamente sensibili con una forza lavoro sindacalizzata.

Secondo alcune fonti Nippon Steel aveva anche proposto di conferire al governo degli Stati Uniti il ​potere di veto su eventuali tagli alla capacità produttiva di Us Steel, come parte dei suoi sforzi per ottenere l’approvazione di Biden. Ma nemmeno questa nuova apertura è stata sufficiente a ottenere il sì del presidente Usa uscente, che più volte ha citato la “sacralità” che l’industria dell’acciaio occupa nella storia americana. Una sacralità che però potrebbe essere ora pagata a caro prezzo.

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