lunedì 4 novembre 2024
Il presidente della Cei ha presieduto una Messa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma per ricordare i 70 anni della televisione, i 100 anni della radio e i 70 della prima Messa in tv
Un fermo immagine del programma «A sua immagine» condotto da Lorena Bianchetti. Tra gli ospiti in studio anche il segretario generale della Cei, l'arcivescovo Giuseppe Baturi

Un fermo immagine del programma «A sua immagine» condotto da Lorena Bianchetti. Tra gli ospiti in studio anche il segretario generale della Cei, l'arcivescovo Giuseppe Baturi - .

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​«Ringraziamo la Rai per il suo prezioso servizio. Quanto è importante presentare il mondo, la vita vera, non banalizzarla, farla conoscere, aiutare a capire e sconfiggere l’ignoranza con una conoscenza vera, profonda dell’umano e dell’umanità, del creato e delle creature e quindi, sempre, anche del creatore. Farlo richiede e esprime professionalità, creatività, rigore, servizio per fare conoscere e capire».

Lo ha detto domenica mattina nella sua omelia il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in occasione della Messa per i 70 anni della televisione, i 100 anni della radio e i 70 della trasmissione della Messa celebrata nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma.

Evento ricordato anche dall’arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, Giuseppe Baturi durante la trasmissione «A Sua immagine» su RaiUno condotto da Lorena Bianchetti.

«L’ethos nazionale non sarebbe lo stesso, il nostro Paese non sarebbe lo stesso e noi tutti non saremmo gli stessi, senza questi 70 anni di televisione», ha proseguito Zuppi nella sua omelia: «Un’intera generazione non sarebbe uscita dall’analfabetismo senza la televisione e l’Italia sarebbe stata meno unita senza questo immaginario comune che crea anche quel tanto che ci unisce. Guai a dividerlo o indebolirlo, a fare qualcosa di parte quello che è di tutti».

Il cardinale ha poi ricordato che «i tempi sono cambiati, l’intelligenza artificiale apre frontiere straordinarie, alcune inquietanti perché spesso non ha ‘fasce protette’ con i tanti rischi per un immaginario che condiziona e può diventare oppressione e distorsione ma la tecnologia che progredisce continuamente chiede proprio quel "di più" di valore che il servizio pubblico ha come impegno primario, proprio perché pubblico, per tutti, libero da motivi commerciali e interessi di mercato, per aiutare il senso del bene comune, per riannodare il gusto per i legami e per il dialogo in un tempo luccicante di like e di comunanze superficiali e di pollici abbassati, di linguaggi aggressivi, di amici senza amicizia e di nemici che si condannano senza conoscerli».

E poi l'augurio finale: «Siate davvero amici della vita con sapienza e tanta umanità vera e non finta - ha detto Zuppi -, per regalare prossimità e vicinanza, unione e appartenenza, specialmente a chi vive situazioni di isolamento o di vera e propria solitudine».

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