. - Siciliani
«Noi come gruppo animatori ci impegniamo a non creare queste situazioni nella nostra comunità, infondendo i buoni valori nei ragazzi come il rispetto, la pazienza, l’ascolto, la fiducia, la gentilezza, l’empatia». È un passaggio della preghiera preparata dal gruppo di animatori della diocesi di Concordia-Pordenone che domani sera verrà recitata nel corso della Veglia per le vittime e degli abusi. Una delle cento e più iniziative che da questo fine settimana e per i prossimi quindici giorni vengono organizzare nelle comunità ecclesiali del nostro Paese. Obiettivo quello di raccogliere l’invito del Consiglio permanente della Cei per un momento di riflessione e di confronto da dedicare alla prevenzione e alla sensibilizzazione su un tema complesso, delicato ma sempre più fondamentale. Promuovere cioè una nuova cultura della generatività, capace di mettere al centro i minori e le persone più fragili. Che non significa soltanto sconfiggere la piaga degli abusi in tutte le diverse declinazioni – di potere, spirituale, sessuale – ma costruire una Chiesa in cui la fraternità prenda il posto del clericalismo.
Ecco perché la quarta Giornata di preghiera, pur importante in sé, diventa davvero rilevante per come è stata preparata e per quello che riuscirà a suscitare. La presenza di un Servizio per la tutela dei minori in tutte le 226 diocesi italiane e l’attività dei 108 centri d’ascolto – di cui tanti interdiocesani – racconta di un impegno ormai condiviso e convinto. Per tutti, tra le attività più urgenti, c’è la formazione.
«Negli ultimi due anni – raccontano Flora e Michele De Leo, coppia referente del Servizio diocesano della diocesi di Concordia-Pordenone – abbiamo affrontato con i seminaristi vari aspetti del problema, da quelli legali a quelli psicologi. Nella nostra équipe diocesana abbiamo psicologi, avvocati, educatori, canonisti, esperti di pastorale e non è stato difficile quindi gestire questi momenti di approfondimento» Le proposte formative sono state rivolte anche ai sacerdoti, alle parrocchie, agli educatori di Azione Cattolica, alle religiose. «Abbiamo anche preparato un volumetto per sintetizzare i sussidi diffusi dal Servizio nazionale – aggiungono i coniugi De Feo, che hanno alle spalle vent’anni di impegno nella pastorale familiare – in modo da fornire un testo più agile sul pensiero della Chiesa. E abbiamo visto che si tratta di un aiuto gradito».
Spiegare e formare non significa naturalmente mettere in secondo piano le ferite da risanare. Don Andriano Di Gesù, referente del Servizio interdiocesano Lazio Sud che coinvolge le diocesi di Gaeta, Agnani-Alatri, Frosinone-Veroli-Ferentino, Latina-Terracina-Sezze-Priverno, Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, spiega che negli ultimi due anni il Centro d’ascolto online ha fatto soprattutto da catalizzatore per uomini e donne desiderosi di raccontare il loro dramma esistenziale. Nella maggior parte dei casi abusi risalenti a vari decenni or sono, tutti risolti anche dal punto di vista giudiziario, ma le cui ferite interiori non si sono richiuse. «Queste persone – racconta don Di Gesù – hanno soprattutto il desiderio di parlare, di aprire il cuore, perché la sofferenza di un abuso, anche risalente a molti anni fa, non è mai davvero superata». In questi casi alle persone incaricate di gestire lo “sportello”, tutte con grande sensibilità umana, non rimane che condividere il dolore: «Sono pratiche che non si archiviano mai. Non è che risolto il caso, si possono dimenticare. Credo che una Giornata di preghiera come quella che celebriamo domani – riprende il referente del Centro interdiocesano Lazio Sud – serva appunto a far capire a tutte le vittime che non ci dimentichiamo di loro, che la Chiesa intera soffre per un fratello o per una sorella ferita». L’importante, fa notare ancora il sacerdote, che non siano parole di vago conforto, ma diventino un percorso riparativo autentico, sia a livello spirituale, sia – quando è il caso – sotto il profilo della giustizia civile e penale. Perché in questo ambito lo sforzo è quello di “ritessere fiducia”, con un impegno comune capace di coinvolgere Chiesa e società. Che è proprio il titolo del convegno organizzato dal Servizio interdiocesano Lazio Sud per il prossimo 27 novembre, con gli interventi della presidente del Servizio nazionale per la tutela dei minori, Chiara Griffini, e della responsabile dell’Area salute e welfare del Censis, Ketty Vaccaro.
Obiettivi ad ampio spettro – educativi, culturali, formativi, spirituali – che si ritrovano anche nell’attività del Servizio diocesano per la tutela dei minori di Bologna, dove quest’anno la Giornata di preghiera non verrà celebrata con un evento centrale, ma con decine di proposte locali, nelle parrocchie e nelle comunità. Lo racconta don Gabriele Davalli, direttore dell’Ufficio famiglia e membro della Commissione diocesana per la tutela dei minori. «Con la nostra referente, Giovanni Cuzzani, che è psicologa, e con la responsabile del Centro d’ascolto, Maria Parma, avvocato, abbiamo deciso che tanti eventi su scala ridotta potessero essere più coinvolgente rispetto alla grande celebrazione in cattedrale». A Bologna, accanto all’impegno nella formazione con molti fronti aperti (diaconi, insegnanti di religione, educatori Agesci), sono arrivate anche varie richieste di aiuto al discernimento da parte di sacerdoti. «Ci sono alcuni episodi che non possono essere definiti abusi, ma situazioni particolari che però non vanno trascurate né banalizzate. Di fronte alle varie richieste – prosegue don Davalli – decidiamo in équipe il modo migliore per intervenire e affrontare il problema da varie prospettive. Sappiamo che gli abusi rappresentano una spirale subdola, dall’abuso di potere si può passare a quello di coscienza e poi a quello sessuale. Non è sempre facile educare a questa consapevolezza». Da una parte il rischio – come mettono in luce tutti gli addetti ai lavori – si chiama negazione, dall’altra tentativo di ridimensionare, minimizzare. «Ecco – conclude l’esperto – questi sono gli atteggiamenti negativi che dobbiamo superare. E una Giornata come quella di domani può servire a ribadire con forza che tutti insieme, come Chiesa, abbiamo imboccato un’altra strada».
Intanto da oggi, MilanoSette, il dorso settimanale di Avvenire per l’arcidiocesi ambrosiana, avvia una rubrica dedicata alla tutela dei minori. Sarà un vocabolario della prevenzione. Ogni mese, una parola. Si parte da “fiducia”. Riconquistarla sarà un grande traguardo.