VoJgMCQgHSY;430;242
Il filo conduttore di tutte le risposte di Francesco è stata la sua devozione filiale per la Vergine di Guadalupe, ma l'esordio è stato sulla pace, realtà su cui occorre lavorare «tutti i giorni». «Bisogna lottare per la pace tutti i giorni, bisogna combattere per la pace, non per la guerra». Ha ribadito che la pace è un «lavoro di tutti i giorni, che viene impastato con le mani» e nasce dalle cose più semplici: dall’educazione di un bambino fino alla carezza per un anziano. Perché la pace «nasce dalla tenerezza», dalla comprensione e dal dialogo, non dalla divisione.
“Io - ha affermato il Papa - non vengo in Messico come un Re Magio, carico di cose da portare”, vengo piuttosto “come un pellegrino a cercare che il popolo messicano mi dia qualcosa”«Vengo a farmi contagiare dalla ricchezza della vostra fede»“Tranquilli - ha scherzato - non vengo a passare con il cestino, però vengo a cercare la ricchezza della fede che voi avete, vengo a farmi contagiare dalla ricchezza di questa fede”. Voi, dice Francesco, “non siete un popolo orfano, perché vi gloriate di avere una Madre e quando un uomo o una donna o un popolo non si dimentica di sua Madre, si riceve una ricchezza che non si riesce a descrivere”. E ricorda il detto che dice che “anche un messicano ateo è guadalupano”. La Madre, conclude, “questa è la grande ricchezza che vengo a cercare in Messico”
Il Papa non manca poi di parlare del “rinnovamento spirituale” dei
messicani che auspica da questa sua visita. “Io - ha affermato - vengo per
servirvi, per essere un servitore della vostra fede” perché “è per
questo motivo che sono diventato sacerdote, per servire, perché ho
sentito questa vocazione a servire la vostra fede, la fede del popolo”. «La fede non sia imbottigliata in un barattolo di latta»Questa fede, riprende, deve “uscire fuori e porsi nella vita di tutti i giorni, una fede pubblica”. E la fede, prosegue, “si fa forte soprattutto nei momenti di crisi”. È vero, constata, che “oggi c’è una crisi di fede nel mondo, ma al tempo stesso abbiamo una grande benedizione e un gran desiderio che la fede esca, che la fede si faccia missionaria, che la fede non sia imbottigliata come in un barattolo di latta”. “La nostra fede non è una fede da museo, la Chiesa non è un museo, la nostra fede nasce dal contatto, dal dialogo con Gesù”; è una fede che “deve uscire nelle strade” e “non solo per una processione”, deve arrivare “nei luoghi di lavoro, a scuola, in famiglia”, altrimenti “non serve”.