È dentro il cortile di una scuola coranica, nella vecchia Gerusalemme, la prima tappa della Via Crucis. Dalle prime ore del mattino i pellegrini cominciano i riti del Venerdì Santo. Le croci dei fedeli vengono portate senza sosta attraverso quei vicoli che anche la Madonna, dopo la morte di Gesù, visitava spesso. Sulla quella che è la «Via dolorosa», tante sono le Vie Crucis che si alternano in continuazione, in diverse lingue, fino a mezzogiorno. A quell’ora i colpi di bastone dei kawas (con i caratteristici turbanti e la spada sul fianco) scandiscono sul ciottolato i passi della comunità francescana che giunge, in silenzio, davanti al santuario della Flagellazione. Il custode di Terra Santa, Pierbattista Pizzaballa presiede anche quest’anno la Via Crucis tra i suk della città vecchia. Questo rito, tra i più caratteristici del Triduo Pasquale in Terra Santa, proviene da una tradizione plurisecolare. I pellegrini - giunti da ogni parte del mondo - ripercorrono, secondo una struttura giunta a noi fin dal XIV secolo e mantenuta intatta, i momenti più significativi vissuti da Cristo carico della croce. Fra Pizzaballa si ferma, in ognuna delle quattordici stazioni, a meditare sulla Passione di Cristo, mentre i canti e le preghiere in diverse lingue scandiscono questo intenso momento di preghiera. Il frastuono dei bazar e le urla dei venditori ambulanti cedono il passo - nelle prime ore del pomeriggio - a un clima decisamente più riflessivo. «È l’unico momento – recita un vecchio detto di Gerusalemmme – in cui i cristiani fanno propria la Città Santa». Il lungo serpentone si snoda sul chilometro di strada che conduce al Calvario. Quel monte che un tempo era fuori dalle mura della città, oggi è racchiuso dalla Basilica del Santo Sepolcro. Quando i fedeli arrivano, sono già in tanti ad affollare la piazza davanti alla chiesa. Con difficoltà, scivolano lentamente tra le navate dell’edificio costantiniano per avvicinarsi all’ultima tappa della Via Crucis. È davanti alla tomba di Gesù che il custode di Terra Santa si ferma qualche istante in più a pregare. «Gesù viene deposto nel Sepolcro», è l’ultima tappa della celebrazione. Poco dopo davanti al Santo Sepolcro scorre la lunga fiumana di gente. L’immagine di quella tomba vuota davanti proietta già tutti i cuori verso un altro evento, celebrato a Gerusalemme per «Status Quo» solo alla mattina del sabato. È la Veglia Pasquale.