Cantico dei Cantici. Dalle Cinque Meghillot
Il valore della memoria. Lo studio, la meditazione del testo biblico per illuminare, anche, l’oggi che viviamo. L’impegno alla testimonianza comune in risposta al rinascere di vecchie intolleranze, come argine a nuove forme di antichi pregiudizi.
Ogni anno, dal 1990 la “Giornata per l’approfondimento e le lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei” è l’occasione per sottolineare il legame privilegiato che intercorre tra le due comunità, per ribadire come Israele sia la radice santa da cui si sviluppa il cristianesimo. Significativamente come data è stata scelta il 17 gennaio, vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25), a evidenziare da un lato la distinzione che intercorre tra dialogo con l’ebraismo ed ecumenismo, dall’altro come questo dialogo sia premessa indispensabile all’incontro interconfessionale.
In realtà nel 2020 l’evento cambia data. La Giornata infatti viene anticipata di un giorno e si celebra oggi per evitare la coincidenza con l’inizio del Sabato ebraico. Al centro dell’edizione numero 31, il Cantico dei Cantici. Si continua infatti la lettura delle cinque “Meghillot”, rotoli aperti durante la liturgia ebraica in determinate feste. Dopo il rotolo di Rut nel 2017, quello delle Lamentazioni nel 2018 e di Ester l’anno scorso, nel 2021 toccherà a Qohelet.
Quanto all’oggi, nel Sussidio curato dalla Commissione episcopale Cei per l’ecumenismo e il dialogo in preparazione alla Giornata, si osserva che il Cantico dei Cantici è il libro dell’amore di Dio per il suo popolo, così come «viene accettato da Israele nella “Tanak”, la Bibbia ebraica».
«Ci sta a cuore – osserva don Giuliano Savina direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’ecumenismo e il dialogo – consegnare/trasmettere alle nuove generazioni i testi sacri dai quali e grazie ai quali conosciamo le nostre radici, e senza i quali la nostra civiltà non solo si impoverisce, ma rischia di essere in balia dei profeti di sventura sempre pronti ad alzare la cresta (Giovanni XXIII, Discorso di apertura del Concilio Vaticano II)». Non c’è dubbio infatti che l’antisemitismo stia tornando a crescere.
Secondo l’Osservatorio del Cedec (Centro documentazione ebraica contemporanea) nel nostro Paese l’anno scorso si sono contati 247 episodi di odio antiebraico, 50 in più rispetto al 2018 mentre il rapporto Voxdiritti, sempre nel 2019, ha registrato 15mila cinguettii twitter antisemiti e oltre 200 profili facebook dagli stessi toni. «Resistiamo a questo clima – osserva nel Sussidio, Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e presidente della Commissione episcopale Cei – prendendo in mano la Bibbia, sorgente di umanità e di pace, incontrandoci, ascoltandoci, parlandoci e confrontandoci». Questo è anche lo stile del volumetto che prepara alla Giornata, dove il commento al Cantico dei Cantici è a due voci: rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo della Comunità ebraica di Genova, e monsignor Gianantonio Borgonovo, biblista e arciprete del Duomo di Milano, mentre Natascia Daniele docente di dialogo ebraico-cristiano al San Bernardino di Venezia ha curato la ricca bibliografia.
Testi, documentazione, che vogliono aiutare le celebrazioni che oggi caratterizzeranno tante città. A Roma l’appuntamento è per le 17 all’Università Lateranense, dove dopo il vescovo ausiliare Paolo Selvadagi interverranno rav Riccardo Di Segni e Luca Mazzinghi. A Venezia invece, alle 17.30 presso la chiesa evangelica luterana in Campo Santi Apostoli, il dialogo sarà tra rav Daniel Touitou e Claudia Milani della Facoltà teologica di Milano.
A Padova alle 18.15 in Collegio Sacro si terrà la conferenza di rav Adolfo Aharon Locci, mentre a Livorno alle 17 nella Sala della Banca di Credito cooperativo i protagonisti saranno il professor Marcello Marino e rav Avraham Dayan. Incontri, appuntamenti, il cui filo conduttore è lo studio, la conoscenza della Bibbia, il grande libro che insegna l’alfabeto di Dio. «Questa giornata – scrive monsignor Spreafico – vorrebbe aiutare le nostre comunità a riscoprire ancora una volta il legame peculiare e unico che unisce cristianesimo ed ebraismo e anche a comprendere che l’ebraismo non è qualcosa del passato, ma è costituito da comunità viventi, che mantengono viva l’antica tradizione e fede dell’Israele di Dio. Se Pio XI all’inizio del nazifascismo diceva che noi cristiani “siamo spiritualmente semiti”, ognuno di noi dovrebbe essere testimone e portatore di questa semplice verità che unisce le nostre comunità all’ebraismo».