I padri sinodali non dimenticano certo le sofferenze dei cristiani in Medio Oriente. Così hanno approvato a maggioranza la proposta lanciata in aula, di inviare un messaggio di stima e incoraggiamento alle famiglie in Iraq, minacciate dallo sterminio perpetrato dal fanatismo islamico e costrette a fuggire per non rinunciare alla loro fede. Su questa decisione il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, inviato lo scorso mese di agosto da Papa Francesco in Iraq, è stato intervistato dalla Radio Vaticana. Ne riportiamo il testo. "Una delle realtà più drammatiche è proprio quella che avviene in Iraq - spiega il cardinale Filoni -, dove le famiglie sono dovute fuggire, perché messe di fronte ad un’alternativa: o rinunziare alla fede o andarsene. Mi pare che questa sia la testimonianza più bella da un punto di vista della fede. Loro, cioè, testimoniano la fede, nonostante i problemi di lasciare la casa, i propri beni e così via. La cosa che mi ha colpito, quand’ero in Iraq, è che queste famiglie rimangono unite e dovunque siano fuggite hanno sempre mantenuto l’unione. E’ molto bello, quindi, anche in questa sede del Sinodo poter dire che non solo la testimonianza di fede delle famiglie cristiane irachene è molto bella e vale per tutti, ma che esse continuano a rimanere unite pur nella difficoltà". Pensando alle situazioni irregolari, alle cosiddette coppie di fatto, lei ha detto: “Queste non sono situazioni inedite, c’erano già al tempo di Gesù”. Come si poneva, quindi, Gesù di fronte a queste situazioni? Sì, proprio nell’omelia di domenica scorsa il Papa ha detto di mettere al centro il mistero di Gesù, la sua vita, il suo comportamento, il suo dire. A me sembra che Gesù abbia affrontato già con molta chiarezza la tematica, che noi oggi ovviamente sotto tanti profili vediamo ancora attuale e anche, per certi aspetti, drammatica. Io mi domando: come Gesù avrebbe potuto rispondere, cosa avrebbe fatto di fronte alle problematiche attuali? C’è un prodromo in Giovanni Battista, lui è l’antesignano della missione di Gesù. Giovanni Battista fu ucciso esattamente, perché volle tenere fede a quello che era l’insegnamento di Dio, il progetto di Dio. Non era lecito ad Erode avere con sé la moglie di suo fratello e Giovanni Battista non ha trovato un “accomodamento” per questa situazione. Erode ha capito bene quale fosse la verità e Giovanni Battista ha pagato con la sua vita. Ma questo messaggio è quello di Gesù. La Chiesa ha la missione di Giovanni Battista: indicare Cristo e portare a Cristo. Qui c’è una coincidenza. Altra icona biblica, che lei ha citato come esempio di verità e di misericordia, è l’incontro tra Gesù e la Samaritana. Cristo ama e accoglie questa donna al pozzo di Sichem, ma non le nasconde la sua situazione di irregolarità... Dice la verità e in questa verità ha fatto una straordinaria opera di misericordia. Cosa chiede oggi il mondo alla Chiesa? La verità e la misericordia insieme, ma non c’è misericordia senza verità.
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