Ricchezza non può declinarsi come sopruso ma va coniugata con solidarietà, bene comune, equità e moralità, a tutti i livelli. È la riflessione proposta domenica dal Papa che, mentre in Italia si dibatte sui costi della politica e si affronta l'ennesimo scandalo da uso di danaro pubblico per vantaggi privati, ha rilanciato, a partire dai brani della Bibbia della liturgia di ieri, alcuni capisaldi del suo magistero sociale.Per l'ultimo Angelus recitato da Castelgandolfo, da dove riparte oggi tornando in Vaticano a conclusione della pausa estiva, Papa Ratzinger pesca come sempre tra le letture proposte oggi dalla Chiesa. In queste, spiega, "risuona anche l'invettiva dell'apostolo Giacomo contri i ricchi disonesti, che ripongono la loro sicurezza nelle ricchezze accumulate a forza di soprusi". I ricchi disonesti dell'epoca di Giacomo, cioè dell'epoca di Gesù, avevano gli stessi difetti di quelli di oggi. E le cose non erano cambiate neppure circa cinquecento anni dopo, ai tempi del monaco santo, e vescovo, Cesario di Arles.Sul tema della ricchezza, ha ricordato Papa Ratzinger, Cesario, in uno dei suoi Sermoni, afferma: "La ricchezza non può fare del male a un uomo buono, perché la dona con misericordia, così come non può aiutare un uomo cattivo, finchè la conserva avidamente o la spreca nella dissipazione"."Le parole dell'apostolo Giacomo, - continua la riflessione proposta dal Pontefice alle migliaia di fedeli radunati nel cortile del palazzo apostolico di Castelgandolfo - mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usarli nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli".Riepilogando l'intera riflessione di ieri, - che comprendeva anche considerazioni sulla "fantasia" di Dio e l'invito a superare "gelosie" e divisioni e vedere il bene da qualunque parte stia, sia dentro che fuori la Chiesa - Benedetto XVI ha proposto una preghiera: "Per intercessione di Maria Santissima, - ha esortato - preghiamo affinché sappiamo gioire per ogni gesto e iniziativa di bene, senza invidie e gelosie, e usare saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni".