La crisi colpisce e non tutti potranno andare in vacanza. Il Papa lo sa, e per questo si augura che comunque a "tutte le famiglie" sia possibile godere di un po' di riposo, per una "ricarica fisica e spirituale". Benedetto XVI lo ha detto ieri, nel primo Angelus che ha recitato dal palazzo apostolico di Castel Gandolfo dove dal 3 luglio sta trascorrendo un periodo di vacanza. Sospese le udienze generali e i principali impegni pubblici, papa Ratzinger si dedica alla lettura, alla stesura della terza parte del suo libro "Gesù di Nazareth" e a preparare il viaggio in Libano in agenda per settembre. Ieri è stato il primo appuntamento domenicale con i fedeli giunti nel paesino laziale che ospita la residenza estiva dei papi, e il cortile era gremito di persone da tutto il mondo che issavano striscioni. e gridano "Benedetto, Benedetto".Prima di recitare l'Angelus il Papa ha riflettuto sul brano evangelico in cui si dice che "nessuno è profeta in patria". "Nessun profeta - commenta - è ben accetto tra la sua gente, che lo ha visto crescere" e "questo è un fatto comprensibile, perchè la familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là ed aprirsi alla dimensione divina". Ma, ha spiegato il Papa, anche se Gesù lo capisce e ne è cosciente, alla fine si stupisce della "cattiva accoglienza che incontra a Nazareth". La gente vuole miracoli, ma i miracoli di Cristo non sono "esibizione di potenza, ma segni dell'amore di Dio, che si attua là dove incontra la fede dell'uomo". Per questo Gesù, in cui si attua l'amore, si stupisce che gli uomini si aspettino ancora prodigi e miracoli, pur avendo davanti a sè "l'uomo Gesù di Nazareth" che è "la trasparenza di Dio". "Mentre cerchiamo segni e prodigi - ha commentato Benedetto XVI - non ci accorgiamo che il vero Segno è lui, il Dio fatto carne".Dopo l'Angelus, il saluto ai castellani e ai pellegrini - "sono lieto di accogliervi qui a Castelgandolfo, dove sono giunto da alcuni giorni" - e il pensiero per le famiglie, che possano avere un momento di ricarica. Lasciata in auto Castel Gandolfo, questa mattina Benedetto XVI ha visitato il Centro "Ad Gentes" dei Missionari Verbiti a Nemi dove si svolsero dal 29 marzo al 3 aprile 1965 i lavori della "Commissione Conciliare delle Missioni", ai quali prese parte il giovane teologo perito conciliare Joseph Ratzinger. Al suo arrivo il Papa è stato accolto dal Superiore Generale eletto, padre Heinz Kuluke, dal predecessore padre Antonio Pernia e dal procuratore generale, padre Giancarlo Girardi. Nella Cappella del Centro, dove lo attendevano i 150 partecipanti al Capitolo Generale dei Missionari Verbiti e la Comunità della Curia Generalizia di Roma, il Pontefice si è soffermato in adorazione dinanzi al Santissimo Sacramento; quindi, dopo il saluto di padre Antonio Pernia, superiore generale uscente, ha rivolto la sua parola ai presenti, ricordando i giorni felici trascorsi nella residenza della congregazione missionaria durante il Concilio Vaticano II, al quale partecipò come perito conciliare. I giorni del 1965 trascorsi nella residenza dei Verbiti a Nemi, "sono forse il ricordo più bello di tutto il Concilio - ha detto il Papa - la natura, la freschezza dell'aria" erano già una cosa bella in sé, ha osservato il Pontefice, e poi la presenza "di tanti teologiimportanti come padre Congar. Io ero un giovane teologo e quello per me fu un periodo di grande arricchimento spirituale".
Benedetto XVI ha ricordato ancora che al suo gruppo era stata affidata la preparazione di un decreto sulla missione, 'Ad Gentes': "Era un decreto senza grandi controversie, tutto convergeva verso un'unica dimensione, quella di portare la luce dell'amore di Dio nel mondo. Nacque così un decreto bello e buono accolto quasi all'unanimità dai padri conciliari".Al termine della visita, durata in tutto poco più di mezz'ora, Benedetto XVI è rientrato al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.