venerdì 26 giugno 2015
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«Dio è da sempre “tutto in tutti”. Per uscire allo scoperto attende solo di essere riconosciuto». È la frase che campeggia con una foto sorridente di Silvano Fausti nella cappella della comunità di Villapizzone che da ieri ospita il feretro del carismatico gesuita e biblista, morto mercoledì mattina dopo una lunga malattia.E ieri a rendere omaggio al religioso, classe 1940, nella comunità di Villapizzone si sono presentati in tanti e di ogni età. «Quello che mi ha colpito è la gratitudine – spiega padre Beppe Lavelli, il superiore della Comunità dei gesuiti – di tanti, milanesi e non, che hanno voluto tributare il loro omaggio a questo gesuita “maestro della lectio divina” e guida di Esercizi spirituali per molte generazioni di giovani». Tornano alla mente di padre Lavelli le tante “lectio”, affollate di ragazzi ma anche di famiglie, qui a Villapizzone come a San Fedele – guidate da Silvano Fausti – per ascoltare in silenzio la Parola di Dio. «Il debito verso Silvano non è stato solo per l’impronta lasciata a questa struttura di frontiera come è la comunità di Villapizzone – spiega il gesuita – ma anche per quanto si è speso nel campo del discernimento vocazionale soprattutto con i giovani attraverso i corsi estivi a Selva di Val Gardena». Chi conserva l’immagine di «un compagno di strada dalla fede rocciosa» è la signora Betta, una delle anime di questa cascina di periferia dove da più di trent’anni alcuni gesuiti e un gruppo di famiglie vivono insieme in uno stile di sobrietà e di apertura all’accoglienza. A colpire della semplice cappella che ospita il gesuita bresciano è il crocifisso. «Si tratta dello stesso – racconta padre Lavelli – che strinse, prima di essere fucilato in Albania, suo zio, anch’egli gesuita, Giovanni Fausti e oggi servo di Dio, nel lontano 1946. Lo stesso oggetto che Silvano custodiva nella sua stanza a Villapizzone». Padre Lavelli rievoca del suo illustre confratello la «serenità e la testimonianza edificante» con cui si era preparato alla morte, mettendo sempre al centro «gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio». Come in un album di ricordi, Lavelli ricorda gli inizi di Villapizzone e la traccia originale impressa a questa “casa famiglia” da gesuiti – con lo stesso stile di Silvano – «come Filippo Clerici, Tomaso Beck e Gaetano Brambillasca». E confida un particolare inedito: «Spesso su suggerimento dell’arcivescovo Martini venivano qui tante persone che ricominciavano, dopo anni di deserto, un cammino ecclesiale ed erano soprattutto in ricerca e di una condivisione della Parola di Dio». Ma è nei ricordi del vescovo ausiliare di Milano, Erminio De Scalzi che affiorano alcune istantanee inaspettate su questo gesuita dai tratti eccezionali. «Padre Silvano è stato un uomo dotato di molti doni – racconta l’abate di Sant’Ambrogio – e tra questi spiccava un raffinato umorismo. Negli ultimi tempi, ormai consapevole dell’avvicinarsi della fine, rispondeva a chi si interessava della sua salute: “Sto bene da morire”. Per questo è opportuno evitare espressioni come “rimane l’eredità della sua opera” o frasi di circostanza: le avrebbe stroncate con il sorriso e senza appello». E aggiunge un altro particolare: «Fra le tante forme di ascolto e di carità che sapeva mettere in pratica: non parlava mai più di venti minuti. Si faceva ascoltare perché sapeva ascoltare: egli è stato un uomo in costante ascolto della parola degli uomini e della Parola di Dio». Domani alle 11 nella chiesa parrocchiale di San Martino in Villapizzone (piazza Villapizzone) si terranno i solenni funerali di padre Silvano Fausti. A presiederli sarà il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i testi legislativi.
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