Il Papa e il patriarca assiro Mar Awa III - Vatican Media
Papa Francesco e Mar Awa III, catholicos patriarca della Chiesa assira dell'Oriente, hanno celebrato insieme in Vaticano il trentesimo anniversario della Dichiarazione cristologica comune tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira e il quarantesimo anniversario della prima visita a Roma di un patriarca assiro. La Dichiarazione cristologica comune, firmata l'11 novembre 1994 da san Giovanni Paolo II e dal catholicos patriarca Mar Dinkha IV, ha posto fine a 1500 anni di controversia cristologica risalente al Concilio di Efeso (431).
Mar Awa III era accompagnato dai membri della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente, istituita dalla stessa Dichiarazione e che ha recentemente avviato una nuova fase di dialogo sulla liturgia nella vita della Chiesa. Nell’occasione il Papa ha annunciato l'inserimento nel Martirologio Romano di Sant'Isacco di Ninive, noto anche come Isacco il Siro, uno dei Padri più venerati della tradizione siro-orientale.
Come ricorda una nota della Santa Sede, Isacco di Ninive, monaco e vescovo nella seconda metà del VII secolo apparteneva alla tradizione pre-efesina, cioè alle Chiese di tradizione assiro-caldea. Nato nell'attuale Qatar, dove visse una prima esperienza monastica, fu ordinato vescovo della città di Ninive, nei pressi dell'attuale Mosul (Iraq), dal catholicos di Seleucia-Ctesifonte, Giorgio I. Dopo alcuni mesi di episcopato, chiese di ritornare alla vita monastica e si ritirò nel monastero di Rabban Shabur a Beth Huzaye (nell'attuale Iran sud-occidentale). Qui compose varie collezioni di discorsi a contenuto ascetico-spirituale che lo hanno reso celebre. Nonostante appartenesse a una Chiesa che non era più in comunione con nessun'altra, perché non aveva accettato il Concilio di Efeso del 431, gli scritti di Isacco furono tradotti in tutte le lingue parlate dai cristiani: greco, arabo, latino, georgiano, slavo, etiope, rumeno e altre. Isacco divenne così un'importante autorità spirituale, soprattutto nei circoli monastici di tutte le tradizioni, che lo venerarono rapidamente tra i loro santi e padri.
La santità supera le divisioni
L'inclusione di Isacco il Siro nel Martirologio romano dimostra che la santità non si è fermata con le separazioni ed esiste al di là dei confini confessionali. Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II: «riconoscere le ricchezze di Cristo e le opere virtuose nella vita degli altri, i quali rendono testimonianza a Cristo talora sino all’effusione del sangue, è cosa giusta e salutare» (Unitatis Redintegratio 4). San Giovanni Paolo II, da parte sua, ha dichiarato che «la communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione» (Tertio Millenio Adveniente 37) e che «in una visione teocentrica, noi cristiani abbiamo già un martirologio comune» (Ut Unum Sint 84).
Anche il recente Sinodo sulla sinodalità ha ricordato che «l’esempio dei santi e testimoni della fede di altre Chiese e Comunioni cristiane è un dono che possiamo ricevere, inserendo la loro memoria nel nostro calendario liturgico» (Documento finale 122). Si augura che l’inserimento nel Martirologio Romano di Isacco di Ninive, testimone del prezioso patrimonio spirituale cristiano del Medio Oriente, contribuirà alla riscoperta del suo insegnamento e all’unità di tutti i discepoli di Cristo.
Cos'è il Martirologio romano
Come noto il Martirologio romano è il libro liturgico alla base del calendario che ogni anno determina le feste religiose. Il primo fu approvato da papa Gregorio XIII nel 1586. Nato per conservare la memoria di coloro che persero la vita a causa della loro fede, i martiri appunto, inizialmente ogni Chiesa ne aveva uno. Nel XVI secolo si decise di unificare i vari martirologi in un solo elenco in cui potesseri trovare posto tutti i santi e i beati riconosciuti tali dalla Chiesa cattolica. La compilazione fu curata dal cardinale Cesare Baronio. Successivamente vi furono apportate modifiche e revisioni. L’ultima edizione del Martirologio romano risale al 2001, quella precedente era del 1956.
La misericordia di Dio
Si diceva della grande quantità di discorsi e riflessioni spirituali composti da Isacco di Ninive. Tra i cardini del suo insegnamento, la misericordia di Dio «Un cuore impietoso – scrive Isacco - non sarà mai puro. L’uomo misericordioso è medico della propria anima, e come in un vento impetuoso scaccia da dentro di sé la nebbia della tenebra. Questa è la buona ricompensa di Dio, secondo la parola dell’evangelo di vita: Beati i misericordiosi, perché su di loro sarà la misericordia. E questo, oltre che in futuro, accade in mistero anche quaggiù. Quale misericordia, infatti, è più grande di questa: che quando un uomo è mosso dalla misericordia verso un suo fratello e diventa compagno della sua sofferenza, nostro Signore preserva la sua anima dall’oscurità della tenebra, che è la geenna intelligibile, e lo avvicina alla luce della vita, perché se ne delizi? Bene ha detto il beato Evagrio: la via limpida viene dalla misericordia».