In soli tre anni di permanenza nel capoluogo partenopeo e ventiquattro anni di vita, Maria Cristina lascia un’impronta indelebile. Arriva il 30 novembre 1832, sposa di Ferdinando II di Borbone: «Sono incantata da Napoli e da tutto ciò che vedo», scriverà in una lettera alla contessa Voliera. «Non posso essere più felice, e non avrei mai creduto che si potesse esserlo tanto in questo mondo…Si vede che tutto quest’affare fu condotto da Dio, giacché le opere umane non possono mai riuscire così».
Nasce a Cagliari il 14 novembre 1812, ultima delle figlie di Vittorio Emanuele I di Savoia e di Maria Teresa d’Asburgo. Nei suoi progetti: la clausura. Invece, prevalgono le ragioni di Stato. Così Maria Cristina diventa regina di Napoli e per i napoletani «madre della Provvidenza». Una carità mirata ed intelligente: si informa dai parroci delle esigenze delle famiglie; fa apporre all’inizio delle scale della reggia una sorta di cassetta postale dove tutti possono imbucare la propria domanda: solo lei ne ha la chiave ed ogni sera la svuota e provvede ai bisogni di ciascuno. Si preoccupa della dote delle ragazze povere, preparandola per 240 prossime spose e con una somma di denaro sottratta ai festeggiamenti nuziali finanzia il riscatto di tutti gli oggetti depositati in pegno al Monte di Pietà.
Cura in modo particolare la 'colonia di San Leucio', fondata per la lavorazione dei damaschi di seta e caduta in degrado; convince il marito che lasciar crollare quegli stabilimenti è «un male inteso risparmio » e, quindi, dà vita ad una complessa iniziativa di carattere industriale per ridare vita alla colonia. «La nuova beata ci offre un messaggio perennemente attuale e mostra un itinerario di virtù da tutti praticabile – sottolinea il postulatore della Causa di beatificazione padre Giovangiuseppe Califano – aveva compreso che la perfezione cristiana è fondata sull’amore: conoscere Dio per amarlo e servirlo, amare i propri fratelli e soccorrerli nelle loro necessità ».
Molti sono gli aneddoti che si tramandano sulla sua straordinaria pietà. Si racconta che un giorno, attraversando in carrozza le vie di Napoli, vede un sacerdote recare l’eucaristia ad un moribondo: ferma la carrozza e, scesa, si inginocchia nel fango, dando esempio di fede nella presenza eucaristica. Grazie a lei la preghiera torna a prendere un posto di rilievo nel ritmo della giornata dei sovrani. Ogni sera, quando sono al palazzo reale di Napoli, Maria Cristina e Ferdinando insieme partecipano alla benedizione del Santissimo Sacramento nella Cappella pubblica, spesso recitano il santo Rosario nell’oratorio privato, ricevono la Comunione e partecipano agli esercizi spirituali. Una regina illuminata anche nel suo rapporto con il re.
Interessante come la giovane sovrana convinca il suo sposo a non praticare la pena di morte nel Regno. «Punite se, per il bene dello Stato, è necessario punire, – dice a Ferdinando – ma con il sangue no: con la morte voi potete perdere un’anima immortale, con la vita può venire il pentimento». Il 16 gennaio 1836 nasce Francesco II, il figlio tanto atteso: ma il parto conduce alla morte Maria Cristina. E il 31 gennaio: il popolo sfila per tre giorni per salutare la 'reginella santa', come ormai tutti la chiamano. La salma viene tumulata nella Basilica di Santa Chiara, dove si trova tuttora. Il miracolo che la conduce agli onori degli altari è la guarigione di Maria Vallarino, colpita da tumore alla mammella, nel giugno del 1866.
La Vallarino, ottenuto un piccolo frammento di tessuto appartenuto alla venerabile, ne ingerisce una parte con fede; avverte che il male va regredendo. Il medico curante può constatare la perfetta guarigione: Maria Vallarino vive altri 39 anni, senza alcuna recidiva.