«Io ho voluto, con questo piccolo Concistoro, completare il Concistoro di febbraio, proprio nel contesto della nuova evangelizzazione, con un gesto dell’universalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è sempre Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un continente, ma Chiesa universale. Proprio questa era la mia intenzione, di esprimere questo contesto, questa universalità della Chiesa». Benedetto XVI ha spiegato così, con queste brevi parole rivolte ai padri sinodali la mattina di sabato 27 ottobre, lo stretto legame tra il Concistoro di oggi e la precedente creazione cardinalizia, che risale ad appena nove mesi fa, lo scorso 18 febbraio.In quella occasione papa Ratzinger impose la berretta a 22 ecclesiastici - 18 dei quali con meno di 80 anni e quindi con diritto di voto in eventuali conclavi -; e la stragrande maggioranza (14 "votanti" e tutti e 4 gli ultraottantenni) provenivano dall’Europa e dall’Italia in particolare (7, tutti elettori). Oggi invece la berretta viene imposta a 6 nuovi porporati, nessuno dei quali originario della Penisola o del Vecchio continente.Con questa nuova "infornata" quello che una volta veniva chiamato il Sacro Collegio risulta composto da 211 cardinali, 120 dei quali "votanti" (la cifra massima prevista dalle norme, alle quali comunque il Papa può derogare). In esso sono rappresentati tutti e cinque i continenti con 66 Paesi, 48 di quali hanno almeno un porporato elettore. Dei 120 elettori, 67 sono ora quelli creati da Benedetto XVI, 53 quelli nominati da Giovanni Paolo II. Tra i 91 "non elettori" si trovano gli ultimi due cardinali creati da Paolo VI che, oltre a papa Ratzinger, sono ancora in vita (il brasiliano Paulo Evaristo Arns e lo statunitense William W. Baum).Guardando alla rappresentanza "geopolitica" dei "votanti", si può notare che il continente più rappresentato rimane l’Europa con 62 cardinali (il 51,6%), seguono le Americhe con 35 (29,2%), Africa e Asia con 11 ciascuna (9,2%), Oceania con 1 (0,8%). Si tratta - nei numeri assoluti più che nelle percentuali - di una distribuzione piuttosto in linea con gli ultimi decenni. Basta ricordare che, ad esempio, all’inizio del 1978 - alla fine del pontificato di Paolo VI - su 118 votanti gli europei erano 59 (50%), gli americani 32 (27,2%), gli asiatici 12 (10,2%), gli africani 11 (9,3%), i provenienti dall’Oceania 4 (3,4%). Gli italiani sono ora 28 (il 23,3%), mentre nel 1978 erano 27 (22,9%), mentre scomponendo la rappresentanza del Nuovo Mondo si nota che oggi i nordamericani sono 14 (11,7%) e i latinoamericani 21 (17,5%); mentre nel 1978 erano, rispettivamente, 13 (11%) e 20 (16,9%).Scorrendo l’elenco di Paesi più rappresentati nel Collegio degli elettori del Papa si può verificare che dopo gli italiani il gruppo più numeroso è quello degli statunitensi, che sono 11. Seguono brasiliani e tedeschi (6 ciascuno); indiani e spagnoli (5 ciascuno); francesi, messicani e polacchi (4 ciascuno).Attualmente sono poi 34 i cardinali appartenenti a congregazioni religiose, 21 dei quali elettori. I francescani, i gesuiti e i salesiani, con 6 porpore, sono i più numerosi, ma mentre tra i figli di don Bosco i votanti sono 4, tra quelli del santo di Assisi sono 3, e tra quelli di sant’Ignazio se ne contano 2. I cardinali elettori, poi, che lavorano o hanno lavorato in Curia romana o in altri uffici ecclesiastici nell’Urbe sono un terzo del totale: 41 (28 in attività e 13 in "pensione").Con il Concistoro di oggi Benedetto XVI ha in tutto già creato 90 cardinali, 74 dei quali con meno di 80 anni al momento della nomina. Papi più "creativi" di lui nella storia sono stati solo Giovanni Paolo II (con 231 nuovi porporati), Leone XIII (147), Paolo VI (144) e Pio IX (123). Giovanni XXIII fece 52 cardinali, Pio XII 56. Analizzando la "geopolitica" delle nomine cardinalizie ratzingeriane si può notare come, complessivamente, finora sono state concesse 39 porpore "votanti" all’Europa (il 52,7%; tra cui 21 italiani, il 28,4%); 10 ciascuna al Nord America e all’Asia (13,5%); 8 all’America latina (10,8%); 7 all’Africa (9,5%); ancora nessuna all’Oceania. Delle 210 porpore "votanti" da lui create Giovanni Paolo II ne impose 112 all’Europa (il 53,3%, tra cui 46 italiani, il 21,9%)); 35 all’America latina (16,7%); 22 all’Asia (10,5%), 21 al Nord America (10%), 16 all’Africa (7,6%), 4 all’Oceania (1,9%). Paolo VI da parte sua concesse 82 berrette all’Europa (il 57,3%, di cui 40 italiani, il 28%); 17 all’America latina (11,9%), 14 al Nord America (9,8%); 13 all’Asia (9,1%); 12 all’Africa (8,4%); 5 all’Oceania (3,5%). Come si può notare Benedetto XVI rispetto al suo predecessore ha concesso, in percentuale, più porpore all’Italia, al Nord America, all’Asia e all’Africa; meno invece all’America latina. Rispetto invece a Montini, Ratzinger ha dato meno berrette all’Europa (simili le percentuali per la Penisola), mentre ha "premiato" di più il Nord America, l’Asia e l’Africa.Questi appena formulati sono comunque dei raffronti provvisori. Già nei prossimi giorni infatti, per motivi anagrafici, il numero dei cardinali elettori è destinato ad assottigliarsi. L’8 dicembre compie infatti 80 anni il l’arcivescovo emerito di Rio de Janeiro, e nel 2013 altri dieci porporati supereranno la stessa età. Complessivamente saranno cinque i cardinali latinoamericani che usciranno dal novero degli elettori (tra i quali anche gli emeriti di Santiago del Cile e di Sao Salvador da Bahia). È facile pensare quindi che in eventuale concistoro che si potrebbe tenere alla fine del prossimo anno, quando sarà possibile concedere una dozzina di nuove porpore, ci sarà ampio spazio di recupero per il Continente della speranza.