sabato 12 ottobre 2024
Ecco come cambia il collegio cardinalizio dopo l'annuncio della creazione di 21 nuove porpore. Numeri e dati del gruppo di persone che rappresenta la Chiesa di tutto il mondo
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Nuovo Concistoro e nuova cifra record di cardinali. Domenica 6 ottobre papa Francesco ha annunciato che l’8 dicembre creerà 21 nuovi porporati, di cui 20 con meno di 80 anni e quindi con diritto di voto in un eventuale Conclave. Il giorno dell’Immacolata quindi il Sacro Collegio conterà 256 membri, di cui 141 con diritto di voto (tenendo conto che il 10 ottobre compie 80 anni il cardinale venezuelano Baltazar Enrique Porras Cardoso). Come di consueto, anche in questo decimo Concistoro del Pontefice regnante, non mancano le sorprese. Più della metà appartengono ad ordini e congregazioni religiose. La porpora si posa su Paesi (in Iran con Teheran e in Serbia con Belgrado), o in diocesi (come Santiago del Estero in Argentina, Kalookan nelle Filippine, Bogor in Indonesia) che non l’avevano mai ricevuta. La berretta ritorna sul capo di un greco-cattolico ucraino, ma non è l’arcivescovo maggiore. Senza contare la scelta di elevare al cardinalato un sottosegretario e un semplice officiale della Curia.

Cominciamo dagli italiani. Sono quattro: il 99enne nunzio Angelo Acerbi, primo della lista, e poi l’arcivescovo di Torino Roberto Repole (57 anni), il vescovo ausiliare Baldassarre Reina (54) che è stato contestualmente promosso vicario generale della diocesi di Roma, e padre Fabio Baggio (59), sottosegretario per la sezione migranti del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. L’8 dicembre il peso della Chiesa italiana quindi crescerà, ma molto relativamente. Le porpore della Penisola saranno 16 su 141, una percentuale bassa come non mai, almeno in epoca moderna. Forse bisogna risalire alla cattività avignonese per avere percentuali simili. C’è però da aggiungere che, sebbene computati statisticamente in quota asiatica, sono italiani il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa e l’ordinario della Mongolia Gilfredo Marengo. Mentre Angelo Becciu, che ha meno di 80 anni, viene attualmente computato tra i non elettori nel sito della Sala Stampa vaticana.

Anche l’Europa crescerà, benché in modo piuttosto contenuto. Oltre ai tre italiani riceveranno la porpora anche l’arcivescovo di Belgrado Ladislav Nemet (58, appartenente alla minoranza ungherese della Voivodina), il lituano Rolandas Makrickas (52) da marzo arciprete coadiutore della Basilica papale di Santa Maria Maggiore, e l’inglese Timothy Radcliffe (79), il teologo - già maestro generale dei domenicani - che ha tenuto gli esercizi spirituali ai padri e le madri sinodali. Il Vecchio Continente quindi conterà 55 porporati.

Cinque nuovi cardinali avrà l’America latina. La porpora arriva in diocesi che l’hanno ricevuta più volte - con Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio (74) a Lima e Fernando N. Chomali Garib (67) a Santiago del Cile - o una sola volta - con Luis Gerardo Cabrera Herrera (69) a Guayaquil in Ecuador (ma il precedente riguardava un emerito) e Jaime Spengler (64, è anche presidente del Celam) a Porto Alegre in Brasile. Novità assoluta il cardinalato all’arcivescovo di Santiago del Estero (Vicente Bokalic Iglic, 72), ma in questo caso il terreno era stato già preparato dalla recente decisione di spostare da Buenos Aires a questa sede il titolo di primate dell’Argentina. Complessivamente l’America latina conterà 24 cardinali (di cui uno, l’emerito di Santiago del Cile Celestino Aos Braco, nato in Spagna).

Anche l’Asia l’8 dicembre avrà 5 nuovi cardinali. Qui la porpora arriverà in un’arcidiocesi che l’ha già avuta (con Tarcisio Isao Kikuchi, 66, a Tokyo) e poi in altre Chiese che non l’anno mai ricevuta (con Pablo Vigilio Siongo David, 65, nella diocesi di Kalookan nelle Filippine, con Paskalis Bruno Syukur, 62, in quella di Bogor in Indonesia e con il missionario belga Dominique Joseph Mathieu, 61, nell’arcidiocesi di Teheran). Il giapponese Kikuchi è anche presidente di Caritas Internationalis, mentre Siongo David è presidente dell’episcopato filippino. Singolare la nomina del monsignore indiano George Jacob Koovakad, 51, officiale della segreteria di Stato dal 2021 responsabile dell’organizzazione dei viaggi papali. Complessivamente quindi, l’Asia salirà a 26 cardinali (di cui tre nati in Europa: Pizzaballa, Marengo e Mathieu).

L’Africa avrà invece due nuovi cardinali: il missionario francese Jean-Paul Vesco, 62, ad Algeri, e Ignace Bessi Dogbo, 63, ad Abidjan in Costa d’Avorio. Entrambe le arcidiocesi hanno già avuto un porporato alla guida. Il Continente "nero" avrà quindi complessivamente 18 cardinali (ma tre sono "bianchi": oltre a Vesco, il salesiano spagnolo Cristobal Lopez Romero a Rabat e Stephen Brislin a Città del Capo in Sudafrica).

Un cardinale in più avranno infine il Nord America (con Francis Leo, 53, a Toronto, arcidiocesi tradizionalmente cardinalizia) e l’Oceania. In quest’ultimo caso la designazione riguarda Mykola Bychok, vescovo dell’eparchia Saints Peter and Paul di Melbourne degli ucraini, che a 44 anni diventerà il più giovane membro del Collegio cardinalizio (sottraendo questo record a Marengo). La scelta di Bychok è per certi versi sorprendente perché per la prima volta la Chiesa greco-cattolica ucraina avrà un cardinale senza che lo sia, come da tradizione, l’arcivescovo maggiore. Complessivamente il Nord America avrà 14 elettori e l’Oceania 4.

Per quanto riguarda le singole nazioni, l’Italia rimarrà comunque prima con 16 elettori (più altri due in Asia), a seguire rimangono gli Usa con 10, la Spagna con 7 (con altri 3 in Marocco, in Cile e in Francia), il Brasile sale a 7 e l’India a 6, la Francia rimane a 5 (ma ora ne ha uno in Nord Africa, mentre il cardinale vescovo di Ajaccio – François-Xavier Bustillo - è anagraficamente spagnolo sebbene naturalizzato francese). Polonia e Portogallo vengono raggiunti a quota 4 da Argentina e Canada, mentre la Germania viene appaiata da Filippine e Gran Bretagna a quota 3.

Su 21 nuovi cardinali ben 11 (tutti elettori) appartengono a ordini e congregazioni religiose. Un record. Quattro appartengono alla famiglia francescana (i frati minori Cabrera Herrera, Spengler e Syukur con il conventuale Mathieu), due i domenicani (Vesco e Radcliffe), due i verbiti (Kikuchi e Nemet), e poi un redentorista (Bychok), uno scalabriniano (Baggio) e un lazzarista (Bokalic Iglic). I religiosi elettori nel Sacro Collegio salgono quindi da 27 a 38. I frati minori raggiungono i salesiani a quota 5 e superano i gesuiti che rimangono 4. Complessivamente la famiglia francescana sale a 10 elettori (5 minori, 3 conventuali - un altro record - e 2 cappuccini). I lazzaristi e i redentoristi salgono a 2.

Scende, al pari di quello degli italiani, il peso dei cardinali elettori impegnati in Curia, in altri incarichi romani o nelle nunziature. Saranno 34 su 141. Anche qui, in termini relativi, siamo ai minimi storici.

Paolo VI stabilì in 120 il numero massimo di elettori e rispettò questo limite, che i suoi successori hanno più volte superato. Nel 2001 e nel 2003 Giovanni Paolo II arrivò a 135 votanti. Francesco era arrivato a 137 nel suo nono Concistoro e ora arriverà alla cifra record di 141. Di questi 111 saranno quello da lui creati, 24 quelli designati da Benedetto XVI e 6 quelli fatti da Giovanni Paolo II. A fine anno, il 24 dicembre, raggiungerà gli 80 anni l’indiano Oswald Gracias. Altri 14 porporati (tra cui il neocreato Radcliffe) supereranno la stessa età nel corso del 2025 (tra loro nessun italiano, quattro ispanici e tre africani). Ma, sic rebus stantibus, bisognerà attendere il maggio del 2026 (quando faranno gli anni anche gli italiani Mario Zenari e Fernando Filoni) per tornare alla cifra canonica di 120 elettori.

Questo nuovo Concistoro, il suo decimo, conferma il fatto che papa Francesco non tiene conto delle cosiddette sedi cardinalizie, ma con le dovute eccezioni (Torino, Lima, Santiago del Cile, Toronto, vicariato generale di Roma). Allo stesso tempo il Pontefice non tiene conto della regola non scritta, e a dire il vero non sempre rispettata anche in passato, in base alla quale non viene creato cardinale l’ordinario di una diocesi in cui c’è ancora come emerito un porporato elettore. A Santiago del Cile, ad Abidjan e a Toronto ci sono infatti cardinali emeriti ancora con meno di 80 anni.

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