La crisi economica grava sul futuro di un numero crescente di famiglie, gettando un’ombra di preoccupazione e di incertezza sulle prossime festività natalizie. Tanti i motivi di inquiteudine: il lavoro a rischio, le crescenti emergenze sociali, le difficoltà di una politica che sembra impreparata ad adottare provvedimenti risolutivi per un problema strutturale così vasto e così profondo. Inoltre da politici e amministratori pubblici non sembrano sempre arrivare quei segnali di sobrietà e di essenzialità che sarebbero fondamentali per far capire che esiste - anche da parte della classe dirigente del Paese - la volontà di condividire la sorte difficile di tante persone. Da qui la scelta di tanti vescovi italiani, da Nord a Sud, di dire forte e chiaro che il tempo dei privilegi è finito, che non è più tollerabile in questo tempo di crisi un Paese spaccato in due: da una parte chi è costretto a tirare la cinghia, dall’altra chi conserva prebende e situazioni fin troppo invidiabili. Ecco allora la preoccupazione da parte dei vescovi di richiamare alla solidarietà e all’accoglienza. Di ribadire, pur con toni e accenti diversi, l’urgente necessità di cambiare stili di vita, di non lasciarsi travolgere dalle false lusinghe del consumismo. Situazioni preoccupanti sì, ma a cui guardare in quella luce di speranza che arriva dalla grotta di Betlemme e che offre a tutti risorse di rinnovamento.
Verona, Zenti: «La politica faccia la sua parte»
Sintentizzando in una parola: "sobrietà". Usando un’immagine: "tirare la cinghia". Perché dentro questa «crisi gigantesca che si intravede all’orizzonte e di cui non possiamo non preoccuparci», anche la politica deve fare la sua parte. Il vescovo di Verona Giuseppe Zenti lo afferma due volte nel corso della medesima giornata: incontrando i giornalisti e gli amministratori pubblici in occasione degli auguri di Natale, prende la palla al balzo e chiede alla comunità politica di fare la propria parte nella turbolenza economica che sta sconvolgendo il Paese: «Non è pensabile che mentre tanta gente tira la cinghia, parlamentare e politici mantengano intatti i loro privilegi: se ci sono da fare sacrifici, è giusto che li facciano tutti». La crisi economico-finanziaria è al centro dei pensieri del presule scaligero. Che chiede anche al mondo della politica di adeguarsi ai tempi magri: «Non ci si deve lasciar vincere dal catastrofismo. Tutti gli attori sociali si devono dare da fare e impegnarsi a ridurre drasticamente gli sprechi per allenarsi al peggio». Ai politici e amministratori della cosa pubblica Zenti indica anche le priorità da intraprendere per affrontare il periodo di difficoltà economiche: «Lavoro e casa sono i beni primari che devono essere garantiti prima di ogni altra cosa; se il sistema famiglia entra in crisi, l’intera società rischia di implodere». E al settore imprenditoriale: «Alle aziende suggerisco di spartire gli orari di lavoro degli operai piuttosto di lasciarli a casa: perché un dipendente deve avere un orario al completo e un altro vederselo azzerare del tutto? Perché se in un’azienda c’è crisi, invece di mandare a casa una parte di operai non si cerca di dividere fra tutti i sacrifici necessari? Non so se questa è una strada praticabile, ma andrebbe esaminata perché il rischio di forti turbolenze sociali è reale». Già tempo addietro Zenti, quando era vescovo a Vittorio Veneto, aveva chiesto ai politici di «farsi un forte esame di coscienza: «Cosa li ha indotti a scegliere la politica? In funzione di che cosa sono lì? Solo per mantenere un posto di lavoro ad alto livello?». Anche il settimanale diocesano Verona fedele è intervenuto di recente con un editoriale in cui stigmatizzava alcune spese pubbliche "discutibili" del Comune scaligero, ovvero la scelta di destinare 156 mila euro di denaro pubblico per sfavillanti luminarie natalizie nel centro storico. In occasione di questo Natale il vescovo Zenti ha scritto poi una lettera alle famiglie suggerendo alcune "strategie" per affrontare la crisi economica: «I nostri cari ci hanno insegnato poi che protagonista delle più ardite e colossali imprese, rimane la famiglia. Unita, audace, solidale. Anzi, le famiglie alleate tra di loro. Famiglie che si riappropriano del loro compito pedagogico, rispondendo in tal modo a quella emergenza educativa cui fa frequente riferimento papa Benedetto».
Lecce, Ruppi: «Ritrovare la sintonia di tutti»La crisi economica, che si fa sentire soprattutto nella famiglia, «non consente di fare un Natale pienamente felice». Lo scrive nel messaggio, «Un Natale di speranza», l’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi. Nel denunciare l’aumento dei poveri e dei disoccupati, in questo momento, scrive, «si avverte l’affanno della vita e l’incertezza del futuro». Per uscire dalla crisi occorre «anche la solidarietà delle forze culturali, spirituali e civili» perché spiega, «bisogna ritrovare la sintonia di tutti e di ciascuno, sforzandosi di superare fratture e ostilità». Non vorremmo, aggiunge, «che la questione morale prendesse il sopravvento sulla questione sociale, che rimane il problema più assillante della gente». Il Natale, conclude l’arcivescovo, deve suscitare in noi «una forte solidarietà sociale, ponendo in primo luogo, l’interesse supremo del popolo, che è quello di vivere nell’ordine e nella certezza del futuro». Il Natale perciò arriva come «luce di speranza nel buio dell’umanità, invitandoci a guardare in alto, per scorgere il Giusto, che viene a visitare la terra».
Arezzo, Bassetti: «Crescono i luoghi di povertà»Lo «spettro della disoccupazione» aleggia sull’Aretino. Lo scrive il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Gualtiero Bassetti, nel messaggio per il Natale dedicato alla crisi che sta colpendo soprattutto i comparti orafo e manifatturiero. «Con la fine dell’anno - spiega il presule - numerose aziende vedranno diminuire gli ordinativi e si prevede una riduzione della manodopera con il mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato. In altre imprese sono state programmate ferie forzate, oppure si ricorrerà alla cassa integrazione che ha raggiunto livelli preoccupanti». La riflessione di Bassetti prende spunto da un paragone. «Dio si è fatto uomo in un luogo di povertà. E oggi, purtroppo, i luoghi del bisogno sono sempre più anche le case delle nostre famiglie. Case in cui manca il lavoro, in cui non ci sono i soldi sufficienti per arrivare alla fine del mese». Altro problema è la «perdita della casa acquistata con fatica ricorrendo a un mutuo alle cui rate adesso non si riesce a far fronte».
Nola, Depalma: «La nostra bussola il bene comune e l'attenzione agli altri»Nel consueto incontro prima del Natale per lo scambio di auguri con gli amministratori pubblici dei 45 comuni che fanno parte della diocesi di Nola, l’arcivescovo Beniamino Depalma ha sottolineato che «mai come oggi gli amministratori hanno bisogno di ritrovare la bussola. E la bussola è il bene comune, l’attenzione alle persone, ai bisogni reali della comunità». Un messaggio a chi è responsabile del destino di comunità che vivono in un territorio difficile in un tempo complesso. L’arcivescovo ha fatto riferimento alla questione morale, tema al centro di polemiche e dibattiti e «che si risolve soltanto con un risveglio di spiritualità». Depalma ha chiamato in causa anche i cittadini che «non devono rinchiudersi nella ricerca del bene privato e nei quali è tempo che la coscienza civile maturi. Come pastore di questa bellissima Chiesa – ha concluso rivolto ai politici – sono fermamente convinto che solo insieme, pur nel rispetto reciproco della diversità dei ruoli e delle istituzioni, potremo costruire la speranza e realizzare il bene comune».
Fabriano-Matelica, Vecerrica: «I regali più essenziali, soprattutto per i più poveri»La crisi economica, i suoi risvolti occupazionali, le tante emergenze. Giancarlo Vecerrica guarda al momento attuale con preoccupazione. Il vescovo di Fabriano-Matelica nel messaggio natalizio («Egli si è mostrato») dice: «Non possiamo più vivere di rendita. In questo ci aiuta la fede cristiana, ricordandoci che la tradizione è una ricchezza, che la nostra storia è un valore, che la persona è al centro dell’esistenza». È importante, osserva il presule che in «diocesi, proprio in questa crisi tremenda del lavoro, crescano l’attenzione e l’attesa verso la Chiesa. È promettente – aggiunge – che giovani ed adulti si aprano all’incontro con Gesù venuto sulla terra a dare speranza, risorsa, novità». Di qui l’invito: a Natale, scrive Vecerrica, «attendo tutti al grande luogo dell’ “essenziale” per la vita: l’incontro con Gesù». Il vescovo sottolinea come il Natale è sempre stato «un evento anche sociale» che «ha dato gioia ed entusiasmo anche quando la crisi copriva il mondo». Il Natale, evento di popolo «unito attorno a Gesù» sia vissuto – questo l’auspicio finale – con «regali più essenziali per tutti, soprattutto per i più poveri e per coloro che quest’anno non ricevono né stipendio né tredicesima».
Carpi, Tinti: «Tutti insieme con spirito di servizio»«Dedichiamoci al mondo del lavoro e all’aiuto concreto agli ultimi». È l’invito lanciato nel periodo di Avvento, del vescovo di Carpi, nel Modenese, Elio Tinti. Il presule, nell’osservare che ci sono tante aziende in difficoltà e che «il nostro distretto sta soffrendo molto la crisi del tessile-abbigliamento», sprona tutti: «non dobbiamo arrenderci». Tinti poi chiede alle forze sociali di trovare soluzioni che garantiscano il lavoro. E invitando a non lasciarsi prendere da paura e sfiducia, raccomanda: «Cerchiamo di imparare da questa crisi fortissima la cosa più importante: dobbiamo operare tutti insieme con spirito di servizio, consapevoli che il mercato potrà salvarsi solo introducendo l’etica. Il lavoro dà sicurezza e rende l’uomo libero, per questo preghiamo che il buon Dio lo conservi». Il vescovo infine invita ad assumere stili di vita solidali.
Piazza Armerina, Pennisi: «Tra le luci delle vetrine prevalga quella vera»«Tra le luci delle vetrine prevalga quella vera» è l’invito che il vescovo di Piazza Armerina, Michele Pennisi, rivolge a tutti i cristiani. «Il bambino Gesù, mostrandosi con la sua debolezza e povertà, non vuole costringere nessuno ad accoglierlo per forza. Egli si fa dono per chiunque vorrà accettarlo. Solo chi lo accoglie con fede viva nel proprio cuore potrà dare gloria a Dio e sperimentare la vera pace se lo accoglie nei piccoli, nei poveri, nei malati, negli emarginati, negli stranieri, nei carcerati – scrive alla diocesi –. In un clima di crisi economica e di conflittualità politica e sociale siamo chiamati ad educarci alla sobrietà, all’accoglienza e alla condivisione nella ricerca sincera del bene comune. In questi giorni ci viene ripetuto che dobbiamo spendere per far girare l’economia...ma non lasciamoci travolgere dal consumismo sfrenato perché altrimenti saremo noi ad essere “consumati”».
Sassari, Atzei: «Il dramma si un lavoro che non ci sar໫Prove di Natale. Quelle della Chiesa che lo prepara, indicando che quanto accaduto a Betlemme e a Gerusalemme, accade in ogni celebrazione eucaristica, vertice del mistero cristiano, e avverrà alla fine dei tempi col ritorno glorioso di Cristo per giudicare il mondo». Queste le parole dell’arcivescovo di Sassari Paolo Atzei in tempo di Avvento. «Quelle della nostra Chiesa particolare, che tenta di convincere i suoi figli della necessità di “diventare cristiani”, giorno dopo giorno e in modo crescente. Quelle della nostra regione, in crisi istituzionale - assurdo! -, in un contesto di gravissima emergenza sociale. Quelle di Porto Torres, dove la crisi si concentra e acuisce a dismisura, con un presente a rischio e un futuro inedito, forse altro dal passato. Quelle di centinaia di famiglie, dentro il dramma di un lavoro che non ci sarà o non c’è mai stato, e i drammi esistenziali che ne derivano».