Saranno in molti domani a stringersi attorno a padre Lidio Tomasi per festeggiare i suoi cinquant’anni di sacerdozio. Ci saranno i vecchi amici di Casoni di Mussolente, il paese (provincia di Vicenza, diocesi di Treviso) in cui è nato nel 1938; i parenti e il fratello Silvano, che dal 2003 ricopre la carica di osservatore della Santa Sede presso la sede Onu di Ginevra. Insieme a loro - in un abbraccio ideale - migliaia di emigrati che in padre Lidio hanno trovato un volto amico e un aiuto prezioso per mettere radici nella terra dei sogni: gli Stati Uniti. Gran parte della sua esperienza sacerdotale, nel solco del carisma missionario degli scalabriniani, è stata spesa infatti al servizio di chi ha lasciato l’Italia per cercare miglior fortuna oltreoceano. Il primo impatto col mondo dell’emigrazione italiana è a San Michele in New Haven, dal 1966 al 1968, una scuola di umanità e di fede in cui Tomasi sperimenta il valore della parrocchia come luogo di accoglienza e "volano" per introdurre progressivamente i nostri connazionali nella società e nella Chiesa americana. Dal ’68 al 2001 è a New York per collaborare allo sviluppo del Centro studi emigrazione degli scalabriniani (di cui diventerà direttore), che ha come scopo lo studio, la sensibilizzazione e la ricerca sulla mobilità umana. La bussola della sua attività sono le parole lungimiranti e lo sguardo profetico di Giovanni Battista Scalabrini, che già nella seconda metà del diciottesimo secolo scriveva: «Il popolo deve trovare nel suo pastore un compagno caro ed edificante, un onesto consigliere nei dubbi, un consolatore nelle afflizioni, un vero amico del cuore, un padre amoroso, una guida sicura in una terra straniera».Per approfondire lo studio della mobilità umana e progettare soluzioni adeguate alle problematiche che vanno emergendo, Tomasi entra in contatto con i maggiori esperti mondiali del fenomeno, rafforza l’autorevolezza della International Migration Review e nel 1973 lancia un’altra rivista, Migration World Magazine. Sono anni intensi e fruttuosi, che servono al bene della Chiesa negli Stati Uniti, a quanti sono impegnati nell’evangelizzazione e nella promozione umana degli immigrati, e ai legislatori per trovare il giusto equilibrio tra la protezione del proprio Paese e la salvaguardia dei diritti dei nuovi arrivati (circa un milione all’anno).Dal mondo della cultura e del diritto si rituffa nella pastorale: dal 2002 al 2006 è responsabile della parrocchia di San Giuseppe a Chinatown, nella parte bassa di Manhattan, dove alla vecchia immigrazione italiana formata soprattutto da famiglie provenienti da Sicilia e Basilicata si mescola quella più recente - e in tumultuosa crescita - di origine asiatica. Qui, oltre ad accompagnare i nuovi arrivati cinesi nella regolarizzazione della loro posizione giuridica, padre Lidio svolge un’intensa attività di evangelizzazione che porta molto frutto, con decine di battesimi all’anno di bambini e adulti. «Non conoscevo la loro lingua – racconta – ma bastava accogliere i cinesi con le braccia e il cuore aperti per fargli capire che la Chiesa è la loro casa».La tappa più recente è la nomina a parroco della chiesa del Santo Rosario a Washington, poco distante dalla sede del Congresso e dalla monumentale stazione ferroviaria dove gli emigrati arrivavano per cominciare la loro avventura a stelle e strisce. Costruita col generoso contributo dei migranti e con tanto lavoro volontario, la chiesa ha un forte legame stilistico con quelle italiane. I parrocchiani sono professionisti italiani che lavorano nella zona, studenti che frequentano il centro socio-culturale italiano e turisti. Guardando al suo mezzo secolo di sacerdozio, Lidio Tomasi ribadisce la gratitudine "al nostro venerato fondatore, il beato Giovanni Battista Scalabrini, perché la mia vocazione ha trovato l’ambiente adatto a sintetizzare la dimensione culturale e pastorale".Domani, insieme a Lidio Tomasi, festeggia il mezzo secolo di sacerdozio monsignor Pietro Fietta, parroco a Campo Sanpiero, anche lui originario di Casoni. Due testimoni della fecondità religiosa di questo paese di 3000 anime, che Pio X definì "il roccolo" delle vocazioni: più di cento (maschili e femminili) in cento anni, fiorite dalla profonda religiosità di questa terra, dall’educazione alla fede radicata nelle famiglie e dal generoso impegno pastorale dei parroci che si sono succeduti, in particolare don Angelo Vincenzi, che in quarant’anni (1910-1951) ha molto seminato, raccogliendo molto frutto.