Sulla riva alcuni pescatori gettavano le reti in mare: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Da quel giorno i cristiani - sostenuti dalla promessa che Lui è con loro tutti i giorni, fino alla fine del mondo - sono in viaggio su tutte le strade, cittadini e stranieri di ogni terra. Non sono mancate le nostalgie per le barche lasciate, con il loro carico di sogni accarezzati e mai realizzati; non sono mancati i momenti di stanchezza, di delusione, perfino di tradimento. Ma, su tutto questo, più grande ancora soffia il richiamo ad essere Suoi, a dimorare in Lui, fino ad essere Sua presenza tra gli uomini di ogni tempo.A nome dei Pastori delle Chiese che sono in Italia ringraziamo il Signore per la limpida testimonianza con cui Giovanni Paolo II ci ha confermati nella fede. Essa contiene il segreto dell’esistenza: Cristo, il Figlio del Dio vivente, la chiave che apre il mistero sigillato della storia umana e personale.È impossibile delineare in poche righe una figura così imponente: il suo insegnamento parla in tanti incontri, interventi e documenti con cui ha interpretato e la sua missione nella storia. Parla, soprattutto, attraverso una vita che è stata il suo messaggio più efficace, fatto di sguardi, gesti e segni che hanno toccato i cuori. In un mondo spesso smarrito, egli ha costituito un riferimento sicuro, un profeta che non ha mai smesso di additare la via di una speranza affidabile, di un amore alla portata di ogni uomo.L’imperativo con il quale il 22 ottobre del iniziato il suo servizio –
“Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!” – ha segnato il suo lungo pontificato.
“Non abbiate paura” della fede, anzitutto. Giovanni Paolo II non si è stancato di ricordare quanto sterile e fuorviante si riveli il tentativo di voler escludere Cristo dalla storia: Lui solo, infatti, “sa cosa c’è dentro l’uomo”, Lui solo “rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso”. Con veemenza, il Papa ha scosso le coscienze per renderle consapevoli di quanto sia disumana la pretesa di costruire la città senza Dio: è la torre di Babele dell’ideologia marxista, che ha imbrigliato interi popoli nelle maglie di un sistema dittatoriale; è la deriva del capitalismo, che spinge a un individualismo alieno all’orizzonte del bene comune.
“Non abbiate paura” dell’altro. Karol Wojtyla è stato il primo Pontefice a coprirsi il capo per entrare in una sinagoga e pregare con i nostri “fratelli maggiori”, gli ebrei; è stato anche il primo a togliersi le scarpe per varcare la soglia di una moschea e incontrare i “fratelli” musulmani, nella memoria della comune radice in Abramo. È colui che, senza confusioni, ha invitato i rappresentanti di tutte le religioni a pregare per la pace, nella certezza che essa è dono di Dio e che la guerra “offende Dio, chi la soffre e chi la pratica”. Negli innumerevoli viaggi in Italia e in ogni parte del mondo ci ha resi attenti ai popoli condannati al sottosviluppo dalla “brama esclusiva di profitto” e dalla “sete di potere”, da situazioni che invocano la giustizia, la remissione del debito e quella solidarietà che per i cristiani arriva al dono della vita.
“Non abbiate paura” nel riconoscere ritardi e responsabilità. Il suo amore per la Chiesa è stato tale da indurlo a chiedere perdono per le mancanze commesse dai credenti. A sua volta, ha assicurato il perdono dei cattolici per quello che essi hanno patito nella storia, impegnandosi, a nome dei credenti, a tendere con ogni forza alla fraternità universale.
“Non abbiate paura” – mai – della vita: da quella nascente, fin dal concepimento, a quella segnata dalla vecchiaia, ugualmente sacra e inviolabile. Da anziano e sofferente, il Papa ha testimoniato in prima persona un totale rispetto per essa.Benedetto XVI ce lo affida oggi come testimone: è un’eredità che con gratitudine ci impegniamo a raccogliere e a fare sempre più nostra. Se Giovanni Paolo II ha saputo incrociare i drammi del nostro tempo e aprirli alla luce pasquale è stato grazie alla sua fedeltà al Vangelo e all’uomo, “prima e fondamentale via della Chiesa”. Per questo, a nostra volta, non ci stanchiamo di chiedere che ne sia sempre rispettata la vita e promossi la dignità e il diritto alla famiglia, al lavoro, alla libertà religiosa. Sono le linee sulle quali, particolarmente in questo decennio dedicato all’educazione, rilanciamo il nostro impegno missionario, convinti di svolgere così un servizio indispensabile all’unità e al bene del Paese. Il nuovo Beato interceda perché ci sia data la forza di sottrarci alle schiavitù che ancora appesantiscono il passo, il coraggio di annunciare che apre alla vita, la libertà che nasce dalla verità e fiorisce nella carità. Egli ci indica l’Eucaristia, pane di vita eterna, che ha celebrato su tutte le piazze del mondo: essa è il cuore pulsante della Chiesa, che ha amato e servito sino all’ultimo; è la forza certa e fedele per il nostro pellegrinaggio nel tempo verso l’eternità.Roma, 29 aprile 2011
LA PRESIDENZA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA