sabato 6 luglio 2024
Sono stati scelti per la Messa di chiusura delle Settimane Sociali di Trieste
Un particolare del mosaico realizzato dai detenuti

Un particolare del mosaico realizzato dai detenuti

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Si può partecipare alla Messa del Papa anche attraverso due espressioni di bellezza nate in un carcere. Due mosaici bianchi con disegni in oro, costruiti pazientemente da un gruppo di persone recluse, decoreranno domani l’altare e l’ambone del palco allestito in Piazza Unità d’Italia dove papa Francesco celebrerà la Messa a chiusura della 50ma Settimana Sociale.

Se lo scorso aprile a Venezia papa Francesco incontrò alcune donne della casa di reclusione femminile della Giudecca, a Trieste saranno alcuni uomini e donne reclusi nella casa circondariale “Ernesto Mari” a “partecipare” dalle loro celle alla Messa del Papa.

Entrare in un carcere fa sempre effetto. Il rumore sordo dei cancelli che si chiudono dietro di te, le grandi chiavi in metallo che girano per aprire o per chiuderli. Anche la casa circondariale di Trieste è un concentrato di difficoltà strutturali e di buone pratiche, di sofferenza e disagi per il pesante sovraffollamento e di straordinaria buona volontà degli operatori. Il come sono organizzate e gestite le carceri sono un pezzo di realtà da considerare quando si riflette sulla democrazia. Non a caso venerdì 5 luglio si è tenuta a Trieste la Piazza della democrazia dedicata al tema “Carcere: costruire dignità e libertà”. Facciamo filtrare un po’ di luce nelle celle, si è detto in piazza. In questo caso – pur in un quadro di sovraffollamento e di mancanza di spazi per i tanti trattamenti (scuola, laboratori di lingua italiana, corsi per conseguire titoli di studio, palestra, botteghe di mestieri, ecc.) che comunque si realizzano – per un giorno è la luce dei mosaici che esce dalle finestre inquadrettate dalle sbarre.

Il presidente del Comitato scientifico e organizzatore della 50ma Settimana Sociale, monsignor Luigi Renna, ha portato il grazie caloroso agli autori delle due opere che richiamano la tecnica e riproducono alcuni dei simboli della Basilica di Aquileia.

Ai due mosaici si aggiunge anche un’icona in legno intarsiato con essenze variegate a significare la varietà e la pari dignità delle culture, ma anche la diversità di storie personali, di errori e di prospettive, di sogni e di durata della pena.

Ci accompagnano il cappellano e la comandante degli agenti di polizia penitenziaria, una delle psicologhe e i docenti mosaicisti. La visita è breve, ma intensa. Una sosta anche nella cappella che ospita i segni di altre confessioni cristiane e soprattutto la “via crucis del carcerato”. Quattordici tavole disegnate in bianco e nero da un detenuto che ha tentato – con successo – di esprimere i sentimenti di chi ha sbagliato e paga. Senza dimenticare le vittime del reato.

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