domenica 17 gennaio 2010
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Il cardinale argentino Jorge Maria Mejia, 87 anni – ben portati – da festeggiare tra pochi gior­ni, è una memoria viven­te del dialogo tra Chiesa cattolica ed ebraismo. Dal 1977 per nove anni è sta­to segretario della Com-missione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Ora continua a presiedere la delegazio­ne vaticana della Com­missione mista per il dia­logo ebraico-cattolico che avrà il suo incontro pro­prio in corrispondenza della visita di Benedetto XVI nella Sinagoga di Ro­ma. In questa veste Mejia partecipa all’evento o­dierno, dopo essere stato tra i protagonisti nell’or­ganizzazione della storica visita di Giovanni Paolo II nel 1986. Eminenza, come si arrivò a quell’evento? Era il gennaio del 1986 e venni invitato ad un pran­zo di lavoro con il Ponte­fice assieme ai vertici del­la segreteria di Stato. Si parlava di un futuro viag­gio negli Stati Uniti e sin­ceramente non capivo perché ero stato convoca­to. Fino a quando venne introdotta una questione sollevata dall’arcivescovo di Los Angeles, se cioè si poteva prevedere una vi­sita nella Sinagoga di quella metropoli. Il Papa chiese il mio parere, e dis­si che se il vescovo di Ro­ma doveva visitare una Si­nagoga forse era meglio i­niziare con quella della sua città. Giovanni Paolo II approvò subito l’idea e mi chiese se era realizza­bile. Per un attimo mi morsi la lingua, ma poi ri­sposi che dovevo chiede­re al rabbino capo Toaff. Il Papa mi chiese di farlo. Come andò? Lo andai a trovare e cali­brando bene le parole e­spressi il desiderio del Pa­pa. Toaff mi rispose subi­to in ebraico con un ver­setto del Salmo 117: « Ba­ruch Haba B’Shem Ado­nai » e cioè « Benedetto co­lui che viene nel nome del Signore » . Mi si aprì il cuo­re. Ma immediatamente aggiunse che doveva sen­tire il parere del Consiglio. La risposta fu positiva e da parte ebraica si chiese che la visita avvenisse il 13 a­prile pomeriggio. Nella mattinata di quella dome­nica era stata già fissata u­na cerimonia di canoniz­zazione e Giovanni Paolo II non amava concentra­re nello stesso giorno due appuntamenti importan­ti. Ma quella volta accettò. Il Papa comunque aveva già avuto modo di incon­trare Toaff… Sì, era accaduto nel feb­braio 1981. Il rabbino ca­po aveva espresso il desi­derio di incontrare Gio­vanni Paolo II anche per manifestare la sua solida­rietà e sintonia col Papa proprio nel periodo in cui in Italia si discuteva ani­matamente sulla questio­ne dell’aborto in vista del referendum. L’occasione si presentò nel corso del­la visita alla parrocchia di San Carlo ai Catinari, vici­no al Ghetto. L’incontro avvenne in sacrestia, con una discrezione richiesta da ambo le parti. Cosa pensa delle polemi­che che hanno accompa­gnato questa visita? Benedetto XVI è tedesco e i tedeschi suscitano sem­pre, per così dire, un in­terrogativo da parte ebraica. Ma i gesti di questo Papa, la visita alle Sinago­ghe di Colonia e New York, la visita ad Auschwitz, hanno cancellato questo interrogativo. D’altra par­te ricordo che anche con Giovanni Paolo II non mancavano difficoltà. Du­rante il mio mandato alla Commissione mi sentivo continuamente dire che la Santa Sede non ricono­sceva lo stato d’Israele per un pregiudizio contrario alla sua stessa esistenza. Non era affatto così. Poi ci fu l’episodio del Carmelo di Auschwitz e anche que­sto venne risolto. E la questione Pio XII? Nel mondo ebraico ci so­no settori favorevoli. Pen­so agli esponenti della Fondazione « Pave the Way». E poi ricordo bene di aver visto con i miei oc­chi gli ebrei che nel dopo­guerra venivano in piazza San Pietro per ringraziare Pio XII. All’epoca ero stu­dente alla Gregoriana e al­l’Angelicum e proprio in quegli ambienti, in pieno pontificato «pacelliano», crebbe il mio interesse per l’ebraismo. Riguardo poi alle polemiche sugli Ar­chivi vaticani ritengo che siano pretestuose. E lo di­co da archivista e biblio­tecario emerito di Santa Romana Chiesa. Anche perché quando saranno interamente accessibili per il pontificato pacellia­no, ci sarà sempre qual­cuno a dire che il Vaticano continua a nascondere qualcosa...
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