Monsignor Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, parlando con Avvenire, ha commentato le recenti vicende riguardanti l’ex Cattedrale cristiana di Santa Sofia, inquadrandoli nella cultura e nella storia locale.
La decisione di riconvertire Santa Sofia al culto islamico ha addolorato papa Francesco e certo non fa felici i rappresentanti della Chiesa cattolica. La speranza, è che, come nell’antico impero ottomano, anche alle minoranze venga garantita una libertà di culto di sempre più ampio respinto anche nelle minoranze religiose presenti in Turchia. Monsignor Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia, parlando con Avvenire, ha commentato le recenti vicende riguardanti l’ex Cattedrale cristiana di Santa Sofia, inquadrandoli nella cultura e nella storia locale.
Secondo queste due componenti, e nell’ottica puramente turca, la riconversione di Santa Sofia al culto islamico è una specie di completamento. «Secondo la stampa locale – spiega Bizzeti ad Avvenire – il 70% dei turchi manifesta entusiasmo riguardo a questa decisione. Dipende anche molto da chi si incontra, comunque secondo me non si tratta propriamente di entusiasmo, piuttosto è che nell’islam c’è l’idea che esso sia in qualche modo il compimento del cristianesimo. Nella mentalità di molti musulmani è una sorta di prosecuzione. In Turchia, quando incontrano un bravo cristiano a volta chiedono: perché non ti fai musulmano?»
Una sorta di teologia della sostituzione, poco costruttiva come lo fu quella di un certo cristianesimo verso Israele. Forse, proprio contro a questa concezione, il patriarca Bartolomeo I e quello armeno hanno cercato di auspicare l’apertura al culto di Santa Sofia non solo per l’Islam, ma alle altre confessioni religiose. Per il momento rimane solo un dolore condiviso con quello del Papa e l’incertezza su un domani che non si sa ancora che forma avrà. La speranza è che sia più roseo e positivo per tutti, ma fra la teoria e la pratica è attesa la prova dei fatti. «Se la maggioranza dei turchi è favorevole all’apertura di Santa Sofia come moschea è un dato di cui bisogna tenere conto – afferma monsignor Bizzeti –. Non è stato un colpo di testa del presidente. Nel suo discorso, Erdogan ha ribadito che il luogo sarà aperto a tutti e non si pagherà più il biglietto di ingresso. Resta da vedere come verrà allestito e se è previsto uno spazio dinanzi ai mosaici dell’antica cattedrale bizantina».
Un futuro pieno di incognite, dove, però, almeno i mosaici dovrebbero essere salvi. I quotidiani turchi hanno infatti reso noto che i tesori di Santa Sofia verranno oscurati con un speciale tecnologia laser, che li oscurerà solo nelle ore della preghiera, senza conseguenze sulle opere d’arte millenarie.