lunedì 23 settembre 2024
Aperto a Parigi il summit del popolo della pace. Il cardinale Zuppi: parlare anche con il lupo. Macron: Ue, Nato e Onu da cambiare per costruire un nuovo ordine mondiale
L'apertura dell'incontro internazionale per la pace organizzato da Sant'Egidio a Parigi

L'apertura dell'incontro internazionale per la pace organizzato da Sant'Egidio a Parigi - Gambassi

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Sul grande schermo scorrono le immagini dei bambini dell’Ucraina sotto le bombe, dei piccoli di Gaza fra le macerie, dei ragazzi presi in ostaggio da Hamas, di un’adolescente che scruta un campo profughi dell’Africa. Ai lati si ripetono due “motti”. Il primo: “Paris 2024”. Come quello delle Olimpiadi anche se una colomba sostituisce i cinque cerchi. L’altro: “Immaginare la pace”. In tremila riempiono l’auditorium del Palazzo dei congressi, fra l’Arco di Trionfo e la Défense. È il popolo dei «sognatori», come lo definisce Andrea Riccardi, che la Comunità di Sant’Egidio ha radunato da decine di Paesi nella capitale francese. Un popolo che osa «parlare di pace mentre per tante nazioni questo è il tempo della guerra» e mentre i conflitti «potrebbero allargarsi anche ricorrendo all’uso dell’atomica», aggiunge il fondatore di Sant’Egidio. Giovani e famiglie, cardinali e vescovi, patriarchi e preti, rabbini e imam, studiosi e politici insieme per dire che «non ci arrendiamo al falso realismo della guerra», sintetizza il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, che della Comunità è stato una colonna e che qui resta “don Matteo”.

Il presidente Macron con Andrea Riccardi all'incontro internazionale per la pace organizzato da Sant'Egidio a Parigi

Il presidente Macron con Andrea Riccardi all'incontro internazionale per la pace organizzato da Sant'Egidio a Parigi - Ansa

Vale anche per il presidente Emmanuel Macron che a questo popolo porta di persona il suo sostegno nella cerimonia inaugurale di domenica dell’Incontro internazionale per la pace fatto arrivare da Sant’Egidio lungo la Senna su invito dell’arcivescovo Laurent Ulrich. La prima volta a Parigi in 38 edizioni dell’iniziativa che tiene vivo lo spirito di Assisi, ossia dell’intuizione di Giovanni Paolo II che aveva chiamato nella città di Francesco i leader religiosi per invocare la pace nel mondo. È la tappa nella città dell’orrore e della speranza, come la capitale viene descritta dalla sindaca Anne Hidalgo: la città che ha vissuto guerra e occupazione nel secolo scorso, ma anche dove è stata adottata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo o l’accordo sul clima. Sullo sfondo anche i Giochi, con la loro capacità di «riunire tutte le nazioni attorno all’ideale espresso dallo spirito olimpico», afferma l’arcivescovo di Parigi, ma anche con la delusione per il mancato rispetto della «tregua olimpica che mirava all’edificazione di un mondo migliore grazie allo sport».

Il presidente Macron all'incontro internazionale per la pace organizzato da Sant'Egidio a Parigi

Il presidente Macron all'incontro internazionale per la pace organizzato da Sant'Egidio a Parigi - Ansa

C’è il verbo “immaginare” al centro delle tre giornate francesi. Che non è sinonimo di utopia, ma di concretezza. Come fa ben comprendere il cardinale Zuppi quando, al termine della Messa nella chiesa di Saint-Sulpice che introduce il “summit”, avverte che è necessario «ascoltare, rispondere, dialogare» e «come san Francesco parlare con il lupo». Può essere oggi Putin o Hamas, è ciò che lascia intendere. Ed è l’opposto di quell’intransigenza che, nella logica del buono-cattivo, «eternizza la guerra», chiarisce Riccardi. O come fa lo stesso Macron quando spiega che il futuro di concordia non è «solamente l’Unione Europea o non è completamente la Nato» e che, anche per «ripensare il rapporto con la Russia», serve «costruire un nuovo ordine mondiale» in cui ad esempio all’Onu «nessuno Stato deve avere il diritto di veto» e «i Paesi siano rappresentati in modo adeguato». Proposta avanzata anche da Zuppi che, ipotizzando un tempo in cui «si potrà interdire del tutto il ricorso alla guerra», chiede «un’autorità pubblica universale che sia dotata di efficace potere per garantire a tutti i popoli sicurezza, osservanza della giustizia e rispetto dei diritti». Ciò che le attuali Nazioni Unite non sono in grado di assicurare. O ancora Macron che rilancia la necessità della «coesistenza fra popoli» in una medesima terra contesa «riconoscendo all’altro il diritto di esistere», come occorre fare «in Medio Oriente».

Alina Hassani, fuggita dall’inferno dell’Afghanistan e arrivata in Belgio con i corridoi umanitari di Sant’Egidio

Alina Hassani, fuggita dall’inferno dell’Afghanistan e arrivata in Belgio con i corridoi umanitari di Sant’Egidio - Gambassi

Concretezza significa anche toccare con mano le sofferenze. Quelle che ha vissuto Alina Hassani, fuggita dall’inferno dell’Afghanistan e arrivata in Belgio con i corridoi umanitari di Sant’Egidio. Padre ucciso dagli integralisti. Madre che ha cresciuto da sola tre figli. «E io che ho visto la mia scuola attaccata dai talebani e i corpi dei miei compagni uccisi, ma anche mia madre vedova finire segregata in casa perché non poteva uscire senza un accompagnatore uomo».

L'apertura dell'incontro internazionale per la pace organizzato da Sant'Egidio a Parigi

L'apertura dell'incontro internazionale per la pace organizzato da Sant'Egidio a Parigi - Sant'Egidio

Concretezza vuol dire anche denunciare i mali del nostro tempo. Macron individua nell’«imperialismo nazionalista, nel terrorismo, nel fondamentalismo, nel cambiamento climatico» alcune cause degli scontri che investano la famiglia umana. Lo scrittore Amin Maalouf, segretario dell’Accademia di Francia, punta l’indice contro la «corsa agli armamenti». L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Comunione anglicana, parla di «guerra non dichiarata contro il creato che genera altre guerre» e ripete che «né l’antisemitismo, né l’islamofobia sono ammessi». Riccardi condanna la strumentalizzazione della fede perché «una guerra in nome di Dio è una bestemmia». Il rettore della Grande moschea di Parigi, Chems-Eddine Hafiz, deplora «le numerose forze che cercano di dividere» la convivenza fra le fedi. Il gran rabbino di Francia Haim Korsia ribadisce che «nessuno deve avere paura di esercitare il proprio culto» e propone tra l’altro di assegnare il prossimo Nobel per la pace a Sant’Egidio. La sindaca di Parigi invoca la «mano tesa che spesso manca» per migranti e rifugiati. Rassegnarsi di fronte ai 56 conflitti nel mondo? No, è la risposta che giunge da Parigi. «La pace è fragile perché si basa sul compromesso», dice Macron. Ma urgente. E allora la via per far tacere le armi è quella indicata dalla parola che il fondatore di Sant’Egidio ripete tre volte: «Dialogo, dialogo, dialogo».

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