Ad Assisi si aprì una nuova stagione: gli uni accanto agli altri, e non più gli uni contro gli altri. Lo "Spirito di Assisi", come lo definì papa Wojtyla, intuì il profondo rapporto esistente tra la religione e la pace e la fecondità del dialogo tra le religioni, chiave di volta per la costruzione di una nuova civiltà del convivere fondata sull'arte del dialogo in un mondo conflittuale. Quel giorno Giovanni Paolo II affermò: «Forse mai come ora nella storia dell'umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace».
Venticinque anni dopo, nell'ottobre del 2011, papa Benedetto XVI ha voluto un altro incontro di Assisi, dal titolo "Pellegrini della verità, pellegrini della pace". In quell'occasione fu rinnovato solennemente l'impegno per la pace alla Basilica Superiore. «Noi ci impegniamo». Ripetuto 13 volte, con 13 voci diverse, in rappresentanza di 13 modi differenti di pronunciare il nome di Dio. Ma con un'unica volontà: dimostrare al mondo che «la pace è possibile, ancora oggi». Le parole di Giovanni Paolo II furono fatte proprie anche da Benedetto XVI: «Mai più violenza, mai più guerra, mai più terrorismo. In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono e vita, amore».